Il draft del 2013, è stato molto particolare, vi erano diversi giocatori con potenziale, ma nessuno sembrava poter essere un fattore nella prima stagione NBA.
Alcune scelte sono state dettate dalla ricerca di potenziale, per esempio Bennett, McLemore o li stessi Shabazz Muhammad e Antetokounmpo, altre dalla necessità di mettere a roster giocatori solidi, che possano contribuire sin da subito alla causa come Oladipo, Porter, Zeller, Burke e Michael Carter Williams (MCW), infine altre scelte sono state fatte in ottica draft 2014, Philadelphia per esempio ha selezionato l’infortunato Noel oppure Phoenix ha selezionato Len, in previsione di un’annata di ricostruzione.
L’intento di questo articolo è di mostrarvi, prima, da un punto di vista statistico (attraverso l’uso del PER) e poi da un punto di vista prettamente qualitativo e soggettivo, le prestazioni dei rookie, in modo tale che possiate farvi un personale rookie-ladder; infine sarà presentata la nostra classifica.
Player Efficient Rating (PER):
Il PER è una statistica creata da John Hollinger, usata per valutare le prestazioni dei giocatori attraverso una funzione che assume come valore massimo 35.
Per comprendere meglio l’andamento dei giocatori da un punto di vista statistico ci siamo serviti di questa tabella (http://hoopshype.com/articles/hoopshype/how-are-213-draftees-perfor0ming-346) ed è stato possibile notare come, a parte Oladipo, le prime scelte non abbiano assolutamente rispettato le attese, alcuni, come detto, sono o erano infortunati, ma chiaramente tra le prime 10 squadre a scegliere le uniche ad aver selezionato giocatori funzionali sono state Orlando, Utah e Phila.
Il calcolo del PER, svolto dagli analisti di Hoopshype, fa riferimento al periodo fino a fine 2013, quindi le ultime dinamiche, tra le quali la continua esplosione di Antetokounmpo e la crescita esponenziale di Snell, non sono state prese in considerazione.
La tabella con le prime 24 scelte:
Da un punto di vista qualitativo, svolgiamo ora un’analisi soggetiva, opinabile, ma che cerchi di rappresentare al meglio il reale andamento dei rookie.
1) Michael Carter Williams: Sam Hinkie sin dal giorno del draft, con lo scambio Holiday-Noel, aveva messo le cose ben in chiaro e praticamente aveva consegnato le chiavi della squadra nelle mani dell’ex Syracuse. MCW, dal canto suo non ha tradito le aspettative riposte dal suo GM ed ha iniziato alla grande, producendo per se stesso e per i compagni. Le leve lunghissime permettono a questo giocatore di essere un fattore difensivo sia da un punto di vista fisico che psicologico. I due metri lordi di altezza gli permettono di avere sempre un piccolo vantaggio sul suo avversario e di poter cambiare sui blocchi, insomma un playmaker di nuovissima generazione.
2) Victor Oladipo: la scelta numero due del draft NBA è stata una delle poche promesse mantenute di questo draft: il suo atletismo, la capacità di essere un fattore difensivo e di costituire costantemente un’arma di contropiede, lo rendono un giocatore unico e molto funzionale al progetto Magic; certo sono auspicabili miglioramenti nel tiro in sospensione e nel tiro dalla medio-lunga, ma le prestazioni dell’ex Indiana University sono costanti e rappresentano una base solida, per il futuro, nel ruolo di guardia per gli Orlando Magic.
P.S. Se il prossimo anno dal draft dovesse arrivare il play-maker Marcus Smart, Orlando nell’arco di pochi anni potrebbe riscoprirsi grande squadra in ottica Play-Off.
3) Trey Burke: Il giocatore dei Jazz era uno dei più attesi e più solidi di questo draft, ma le sue dimensioni e alcune sue attitudini difensive non avevano convinto pienamente gli scout. Dopo un primo periodo passato in infermeria l’ex Michigan ha tirato fuori gli artigli e con lui in cabina di regia Utah ha rialzato un pochettino la testa. Il suo tiro rimane una certezza nei momenti concitati delle partite e le sue scelte sono quasi sempre ottimali; rimangono i limiti difensivi dovuti alla sua dimensione, ma è rilevante che a tratti , per sicurezza e compostezza, possa ricordare il rookie of the year dello scorso anno Lillard.
Per quanto riguarda altri rookie che possono lasciare un buon segno nella lega vanno nominati: Tim Hardaway JR, giocatore ad alta infiammabilità; Giannis Antetokounmpo che con le sue leve, la sua velocità, la sua reattività e la capacità di leggere il contropiede si sta ritagliando un buono spazio nei derelitti Bucks; Steven Adams, giocatore solidissimo, certo un po’ “fabbro”, ma adattabile e funzionale nel sistema Thunder; Tony Snell che dopo la dipartita di Deng ha trovato minuti e punti nel sistema di Thibodeau; Kentavious Caldwell-Pope buon tiratore dalla medio-lunga che ha trovato la fiducia di compagni e allenatore nelle ultime partite; McLemore partito fortissimo, con personalità e buone prestazioni da shooting-guard, ha finito per rallentare nelle ultime settimane; Zeller, preso da Charlotte come potenziale titolare per le prossime stagioni, sta trovando un discreto minutaggio, inoltre la sua capacità di correre in contropiede lo rende un 4 atipico in grado di mettere in difficoltà i team avversari.
Da tenere d’occhio ci sono Alex Len, Otto Porter e CJ McCollum, che stanno pian pianino trovando spazio dopo gli infortuni di inizio stagione, mentre si attendono novità sui fronti Shabazz Muhammad e Ricky Ledo, potenziali steal di questo draft, per ora poco sfruttati, anzi quasi inutilizzati dai propri allenatori. Per terminare citiamo la scelta numero uno, nonché delusione numero uno di questo draft, Anthony Bennett, che sta tirando con percentuali orribili, ma soprattutto che non trova la fiducia necessaria per giocare nella NBA.
Rookie Ladder BU:
1) Michael Carter-Williams
2) Victor Oladipo
3) Trey Burke
4) Tim Hardaway JR
5) Giannis Antetokounmpo
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