Nicolò Melli ha raccontato della stretta di mano con Obama in occasione dell’All Star Weekend

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Non poteva che riguardare l’All Star Weekend l’ultimo episodio del “diario” di Nicolò Melli, che ogni settimana tramite il proprio profilo Instagram aggiorna i tifosi italiani sulle proprie esperienze in questo primo anno di NBA ai New Orleans Pelicans. L’azzurro è stato convocato in extremis alla partita del venerdì sera tra US Team e Team World, il Rising Stars Game, come rimpiazzo di DeAndre Ayton.

Volato all’ultimo a Chicago, Melli ha qui avuto l’opportunità di conoscere Barack Obama: “Una sorpresa incontrare Obama: ero preparato all’idea di potermi imbattere in qualche leggenda Nba, ma trovarmi a tu per tu con l’ex presidente degli Stati Uniti è stato davvero inaspettato. All Star game significa anche questo: vedere Obama che ti viene incontro porgendoti la mano. ‘Da dove vieni? Dove giochi? In quale parte d’Italia sei nato?’, mi ha chiesto colui che è stato il leader più potente del mondo. Prima di salutarmi nella mia lingua con un cortesissimo ‘Buongiorno’”. Un’esperienza indimenticabile che è ben valsa lo slittamento delle vacanze programmate alle Bahamas, dove poi Melli si è recato a partire dal sabato per qualche giorno di meritato relax.

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ALL STAR GAME E OBAMA, 24 ORE DI EMOZIONI Una magnifica sorpresa: il mio primo All Star game è stato questo. Una sorpresa poterlo giocare: esser convocato all’ultimo momento ha reso ancor più forte l’emozione. Una sorpresa incontrare Obama: ero preparato all’idea di potermi imbattere in qualche leggenda Nba, ma trovarmi a tu per tu con l’ex presidente degli Stati Uniti è stato davvero inaspettato. All Star game significa anche questo: vedere Obama che ti viene incontro porgendoti la mano. ‘Da dove vieni? Dove giochi? In quale parte d’Italia sei nato?’, mi ha chiesto colui che è stato il leader più potente del mondo. Prima di salutarmi nella mia lingua con un cortesissimo ‘Buongiorno’. Il buongiorno l’avevo visto fin dalla mattina precedente, giorno della gara con Oklahoma. Viene da me il vicepresidente Griffin e mi dice: ‘Complimenti Nik, sei stato selezionato all’All Star game’. Siccome io e lui scherziamo spesso, non voglio credergli. Quando capisco che è tutto vero, entro in un vortice emotivo pazzesco, un po’ per il brivido della notizia, un po’ perché ci sono da rifare tutti i piani. Non più partire per le Bahamas la mattina dopo, ma prendere il volo per Chicago la sera stessa. E’ come se la mia vita avesse un’improvvisa accelerazione: in questo caso, piacevole e gradita. Da lì inizia una rapida sequenza, in perfetto stile Nba: dopo un paio d’ore, so nei dettagli cosa mi aspetta. Sbarco a Chicago alle 2,30 di notte, sveglia presto e dalle 8,30 in poi conferenza stampa, allenamento di gruppo, incontri vari (Isiah Thomas e Steve Nash, fra gli altri), seduta di social e foto, pranzo al volo, trasferimento all’arena e partita, che in questa occasione è meno coinvolgente del contorno. Finito tutto, posso tornare al programma originario e andare alle Bahamas. In valigia metto più cose del previsto: il grande entusiasmo del pubblico, la carica dei ragazzi con cui ho giocato, il clima di festa della giornata. Oltre, ovviamente, a quella stretta di mano che, fino a 24 ore prima, era impensabile. #ildiariodinik

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Francesco Manzi

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