OKC – Warriors, le pagelle: la Death Lineup trema, ma una pioggia di triple salva i Warriors. Onore a OKC.

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Nella notte si è conclusa una delle serie più emozionanti, competitive e spettacolari della storia recente della NBA. Dopo aver demolito i Warriors in gara 3 e 4, OKC aveva le Finals ad un passo ma clamorosamente gli Splash Brothers hanno ripreso in mano la situazione vincendo tre spettacolari partite e terminando la serie in maniera divina. Onore ad OKC che, cogliendo finalmente la possibilità di contare sulla rosa al completo, ha eliminato San Antonio ed ha spaventato come nessuno aveva fatto negli ultimi 2 anni i Golden State Warriors. 

curry

GOLDEN STATE WARRIORS

Stephen Curry 9-: partiamo dal presupposto che non è stata una serie semplice per Steph, i canestri facili si contano sulle dita di una mano grazie al trattamento che ha ricevuto sopratutto da giocatori come Durant e Adams, costretti a cambiare e difendere su di lui. Soffre tantissimo in quel di OKC, ma da vero MVP sa quando colpire e come farlo. Chiude la serie con 3 partite straordinarie caricandosi la squadra sulle spalle nella seconda metà di gara 7.

Klay Thompson 9-: difficile esprimere in poche righe quello che è stato Klay Thompson per questi Warriors. Due quarti da 19 punti nei momenti più decisivi e difficili della serie, sempre l’ultimo ad arrendersi, sempre pronto ad inventare nelle situazioni difficili e sempre sulle traccie di Russell Westbrook. Senza le sue 11 triple in gara 6 non avremo avuto gara 7, su questo non c’è il minimo dubbio.

Draymond Green 7,5: l’NBA lo grazia dopo il calcio rifilato a Steven Adams, ma lui continua a giocare sul filo della regolarità e della sopportazione. Pessime le prestazioni in gara 3 e 4, in generale pochi guizzi a livello tecnico ma è senza dubbio l’anima emotiva della squadra. Lotta su ogni rimbalzo nonostante l’evidente difficoltà nel fronteggiare i centimetri di Ibaka, Kanter e Adams.

Harrison Barnes 7-: sembra avere una marcia in meno rispetto allo scorso anno, ma notatelo nei momenti decisivi: non sbaglia mai. I numeri non rendono giustizia alla sua importanza tattica e, nonostante la “retrocessione” in panchina avvenuta in gara 7 per motivi difensivi gioca una serie positiva considerando il livello generale.

Andrew Bogut 6,5: meravigliosa gara 5 da 15 punti, 14 rimbalzi ed un impatto difensivo incredibile, quasi nullo nel resto della serie. Soffre a rimbalzo Steven Adams e perde il derby dell’Oceania, gioca superficialmente in attacco rendendosi protagonista di alcune palle perse davvero irritanti. Serve un Bogut al 100% per poter competere contro la fisicità di Thompson e dei Cavs.

Andre Iguodala 8: non supera quasi mai quota 10 punti, ma non è sembrato mai interessarsi della statistiche. Usa per Durant lo stesso trattamento riservato a LeBron James durante le scorse finals, limitando, per quanto possibile, il 35. Probabilmente sarà ancora lui l’ago della bilancia di questi Warriors nella prossima serie finale.

Festus Ezeli 6: ci regala qualche guizzo offensivo, lotta sotto il tabellone avversario, ma come Andrew Bogut non riesce a contenere la furia dei lunghi avversari sotto il proprio tabellone. Anche per lui il livello richiesto è troppo alto, serve più energia e determinazione.

Shaun Livingston 7-: silenzioso ed equilibrato, svolge il suo compito con responsabilità e la sua solita eleganza, non fa più del dovuto anche perchè attaccare in post basso Russell Westbrook non dev’essere facile neanche per lui.

Marresse Speights 6,5: come gli altri due lunghi, anche Speights alterna grandi giocate a distrazioni molto pesanti. Segna una tripla importante nel momento di maggiore difficoltà in gara 7 ed è l’alternativa a Bogut ed Ezeli quando Donovan usa il fallo sistematico.

Anderson Varejao, Leandro Barbosa, Ian Clark e Brandon Rush s.v.

Steve Kerr 9: essere l’allenatore di una squadra che dopo aver vinto 73 partite su 82 si ritrova a mezzo passo dall’eliminazione dopo aver disputato due pessime partite e dopo aver perso qualsiasi certezza legata al suo gioco dev’essere tutt’altro che semplice. Riesce a motivare i suoi, riesce a fare a meno della Death Lineup in gara 5 e la utilizza responsabilmente col contagocce negli ultimi due episodi del match.

adams

OKLAHOMA CITY THUNDER

Kevin Durant 8+: ha fatto tutto il possibile gestendo la situazione in maniera ordinata ed intelligente. La difesa di Andre Iguodala lo ha costretto a delle brutte percentuali. L’unico problema è il 12/45 da tre totale, compensato alla grande da una difesa di un livello mai raggiunto da lui prima di questa serie. In gara 3 e 4 difende l’area come un lungo permettendo a Donovan di usare continuativamente il quintetto con lui da 4 e Ibaka da 5, riesce addirittura ad annullare Curry in più di una situazione. E’ sicuramente la versione più matura e completa di KD.

Russell Westbrook 8+: le statistiche sono come sempre fantascientifiche, ma la maturità e il controllo fatto vedere nei primi 4 episodi della serie preoccupano più di ogni altra cosa Kerr e i suoi. Gara 4 è un manuale di pallacanestro e lo sarebbe stata anche gara 6 se non fosse stato per le 3/4 palle perse sanguinosissime negli ultimi 2 minuti. Il tutto con una difesa straordinaria di Klay Thompson.

Andre Roberson 7,5: ha iniziato i playoff come un buon difensore, ne esce come un lottatore con pochi eguali nella lega. Spesso in doppia cifra per rimbalzi, spesso annulla dei layup con degli sprazzi di atletismo e istinto degni dei migliori difensori della lega, spesso mette in difficoltà la difesa dei Warriors che lo battezza ripetutamente con tagli fatti molto bene. Se riuscisse a segnare con un minimo di continuità (anche come fatto nei primi 4 episodi della serie) diventerebbe il perfetto complemento a KD e RW0.

Serge Ibaka 7,5: è il più costante tra i suoi. Garantisce il campo aperto, delle triple segnate se ben costruite, una grandiosa copertura del ferro e una continua presenza a rimbalzo offensivo. Il quintetto con lui da 5 e KD da 4 distrugge la death lineup dei Warriors negli episodi centrali della serie, mai nessuno ci era riuscito negli ultimi 2 anni.

Steven Adams 8: ecco un altro che entrato nei playoff come un lottatore, ne esce come una superstar. Regala una quantità di secondi possessi inimmaginabile, non si lascia innervosire da Draymond Green e difende su Curry alla linea da 3 punti come nessun lungo aveva fatto prima d’ora.

Dion Waiters 6: la sensazione è che giochi più per necessità che per volontà del suo allenatore. E’ una delle versioni migliori di Dion Waiters dal punti di vista dell’applicazione, ma non punisce la difesa dei Warriors sugli scarichi, sarebbe quello il suo compito principale.

Enes Kanter 6+: dopo la grandissima serie contro San Antonio vede il suo minutaggio calare a causa dei complessi accoppiamenti difensivi. Quando è chiamato in causa risponde sempre presente, ma se viene coinvolto nel pick’n’roll con Stephen Curry non è neanche paragonabile a Serge Ibaka e Steven Adams.

Randy Foye 6: svolge il suo piccolo compito, ma non appartiene a questo livello di competitività ed infatti il suo minutaggio scende man mano.

Anthony Morrow, Nick Collison, Kyle Singler, Cameron Payne, Nazr Mohammed s.v.

Billy Donovan 9:  9 a Kerr e 9 anche a lui. E’ il primo e, fino ad ora, unico ad aver distrutto tutte le certezze di Golden State legate al quintetto piccolo e al gioco offensivo. Crea un sistema difensivo spaventoso, grazie ad interpreti simili a pterodattili, ma non riesce a controllare l’emotività dei suoi nel finale di gara 6. Dopo aver dimostrato le sue qualità a livello NCAA, non ha tardato ad affermarsi neanche sul palcoscenico più importante del mondo.

Luca Diamante

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