La Reyer Venezia probabilmente, anzi quasi sicuramente, è una delle poche squadre ad essere felice in questa stagione a dir poco strana e complicata, che ha portato tanto dolore, per la diffusione del Covid-19 in Italia, soprattutto nella sua regione di appartenenza, il Veneto appunto. La compagine di coach De Raffaele, infatti, rimane, una delle uniche due squadre (l’altra è Sassari, vincitrice della Supercoppa) ad aver alzato un trofeo in questa tribolata stagione, avendo vinto la Coppa Italia il 16 Febbraio di quest’anno contro Brindisi.
Ripercorriamo la stagione. La Reyer, ad inizio campionato, è una delle favorite per la vittoria finale, in virtù del titolo conquistato nel torneo precedente. Ai nastri di partenza si presenta con un roster consolidato e rodato, nel quale figurano diversi giocatori che da anni lottano per la causa veneziana. Si parte dall’esperienza del capitano Bramos, passando per la vecchia guardia formata da Stone, Watt, Cerella e Vidmar, oltre al dal duo italiano De Nicolao-Mazzola (con quest’ultimo però alle prese con un grave infortunio e sostituito ad inizio stagione dall’ex Ferrara Pellegrino) e al giovanissimo Casarin, fino ad arrivare al talento di Tonut e Daye. Un gruppo di partenza tra i migliori della Serie A quindi, a cui vengono aggiunti dei giocatori che non sono da meno. Arrivano, infatti, Ike Udanoh e Jeremy Chappel entrambi da Avellino, insieme al ritorno del “figliol prodigo” Ariel Filloy, sempre dalla formazione campana. Salutano, invece, Haynes, che rescinde il proprio contratto, oltre a Washington, Kennedy e Giuri. Altra perdita è quella di Paul Biligha, che fa le valige in direzione Milano.
Pronti, via e Venezia il 22 settembre sfiora subito il primo trofeo, quella Supercoppa che ancora manca nella bacheca del club veneziano, venendo battuta in finale da Sassari per soli tre punti. Nonostante questo, però, la Reyer non appare troppo lucida, soprattutto in fase offensiva, anzi sembra quasi in ritardo di condizione, complici anche le defezioni iniziali di Udanoh e Mazzola. Forse è proprio per questo che all’esordio in campionato, in casa, rischia grosso contro Trieste. La gara del Taliercio, infatti, si trasforma da incubo a sollievo solo negli ultimi minuti del match, con la compagine di De Raffaele brava a chiudere le maglie in difesa e a recuperare il -7, fino a vincere la partita. Le difficoltà, però, permangono, come dimostrano le due sconfitte consecutive contro le bolognesi Fortitudo e Virtus, che non fanno dormire sonni tranquilli al popolo reierino. La vittoria con ben trenta punti di scarto contro Cantù sembra scacciare la crisi, ma il derby perso contro i rivali di Treviso conferma le criticità di inizio campionato. L’Umana, difatti, pur mantenendo la mentalità difensiva che la contraddistingue, sembra mancare di quella cattiveria agonistica e determinazione che avevano portato alla conquista dello Scudetto nella stagione precedente. In fase offensiva soprattutto manca sempre un po’ di cinicità e alcuni dei nuovi, per esempio Filloy e in alcuni frangenti anche Udanoh, sembrano ancora fare fatica ad adattarsi agli schemi del coach. Si cerca così di rafforzare la squadra con la firma di Andrew Goudelock, ma l’ex Millano a causa di una condizione rivedibile, causata da un infortunio, non vedrà mai il campo fino a Gennaio.
Nelle quattro partite successive arrivano, quindi, due vittorie contro Cremona e Sassari, ma anche altrettante sconfitte contro una diretta avversaria come Brindisi e la meno quotata Varese. Alla nona giornata la classifica parla chiaro. Venezia è al tredicesimo posto con otto punti, derivati da cinque sconfitte e solo quattro vittorie. Un inizio a dir poco complicato per De Raffaele e i suoi. Le prestazioni in campionato, però, continuano ad essere altalenati anche con il passare del tempo, complici anche gli impegni di EuroCup, in cui però la squadra va molto meglio, dopo un avvio anche qui molto diffcilile. Si passa così dall’89-87 contro Trento, alla clamorosa défaillance in casa di Pistoia, a cui fa seguito ancora una sconfitta contro l’Olimpia davanti al proprio pubblico (seppur di una sola lunghezza). Per fortuna che il filotto di tre vittorie consecutive, vs Reggio Emilia, Roma e Pesaro migliora la classifica del girone d’andata, nonostante la sconfitta in casa di Brescia. La Reyer chiude, così, all’ottavo posto la prima parte della stagione, riuscendo a qualificarsi alle Final Eight di Coppa Italia, a discapito di Varese, per il rotto della cuffia. Le statistiche, però, sono solo in parte incoraggianti, perché nonostante i pochi punti subiti (1203), cioè la quarta difesa meno battuta del campionato, sono solo 1250 quelli segnati, che valgono l’ottava posizione in classifica negli attacchi più prolifici, aspetto che la Reyer doveva sicuramente migliorare se voleva risalire la china. Meglio va in Europa dove la squadra chiude al primo posto la prima fase, è prima difatti nel suo girone con 8 vittorie e 2 sconfitte.
La conquista del traguardo Final Eight e il passaggio del turno in Europa galvanizzano il gruppo e il girone di ritorno inizia molto meglio. Arrivano, infatti, subito due vittorie consecutive contro Trieste e Fortitudo e la squadra appare molto più coesa e determinata. Neppure la battuta d’arresto contro la capolista Virtus mina le ritrovate certezze della Reyer, che si rialza subito vincendo altre due partite di fila contro Cantù e Treviso, riscattando il derby perso all’andata. Intanto arriva, finalmente, anche l’esordio, ma solo in EuroCup contro il Promitheas, per Goudelock, che però non avrà il tempo necessario per esprimersi al meglio anche in campionato. Venezia arriva così al weekend di Coppa Italia al settimo posto in classifica, a conferma dei progressi fatti rispetto alla prima parte della stagione e con tutti i suoi giocatori in grande spolvero, quasi a presagire la vittoria finale. Al primo turno, però, c’è di nuovo un avversario ostico, quelle “V nere” che già due volte in stagione avevano fatto male alla Reyer. Alla fine, però, a spuntarla è proprio la fame di rivalsa di Venezia, che dopo una partita spettacolare vince per 82-81. Non è ancora finita, però, perché in semifinale c’è Milano, che sembra poter fermare le ambizioni della compagine orogranata. Non va così, però, perché il gruppo si compatta ancora una volta e supera l’Olimpia 67-63, regalando così la finale del torneo per la prima volta nella storia alla squadra della laguna veneta. La cavalcata non si arresta qui e De Raffaele e i suoi riscattano un inizio altalenante conquistando la prima Coppa Italia di Venezia, grazie alla vittoria su Brindisi per 73-67. L’Umana chiude così, inconsapevolmente, la sua stagione italiana con una vittoria fondamentale, che rende la stagione molto meno amara, considerando come era iniziata. Da lì a poco, infatti, il maledetto coronavirus bloccherà prima quasi completamente e poi definitivamente il campionato. La finale di Coppa sarà quindi l’ultima partita disputata in Italia dalla Reyer nel 2019-20, in fin dei conti un bel modo di concludere la stagione e far sorridere i propri tifosi che da lì a poco dovranno affrontare dei mesi molto difficili. Non sappiamo se la conquista di questo trofeo avrebbe fatto cambiare completamente volto alla stagione reiereina, considerando anche che la squadra si era dimostrata in netta ripresa e sempre più consapevole dei propri mezzi. Cosa avvenuta anche in Eurocup dove Venezia ha giocato fino al 3 Marzo, arrivando dopo la seconda fase ai quarti di finale della competizione (anch’essa poi bloccata per la pandemia), chiudendo le Top 16 con 4 vittorie e 2 sconfitte. La cosa certa però è che la Coppa nazionale ha sicuramente “salvato” la stagione della Reyer, che fino a quel momento aveva deluso le aspettative, almeno in Italia.
VOTO COMPLESSIVO: 7,5
I MIGLIORI
Primo su tutti Mitchell Watt, sicuramente il migliore per rendimento e statistiche, considerando i 304 punti messi a segno in 555 minuti giocati (14,5 di media). L’americano di Goodyear è anche il primo per rimbalzi catturati (156) ed ha dimostrato ancora una volta di essere uno dei migliori giocatori a disposizione di coach De Raffaele, mettendo in campo sacrificio e determinazione. Dopo di lui, manco a dirlo, Austin Daye, croce e delizia di questa Reyer, capace di prestazioni da MVP, ma anche di partite sconsiderate, come accaduto in finale di Supercoppa contro Sassari. Venezia, però, non può fare a meno del suo giocatore di maggior talento, che oltre ad aver risollevato la squadra nella seconda parte di stagione (chiusa con 268 punti totali e 14,1 di media), ha anche permesso alla Reyer, cone sue prestazioni, di vincere la Coppa Italia, torneo nel quale il figlio di Darren è stato anche nominato miglior giocatore. Nota di merito, infine, anche per Stefano Tonut, probabilmente il miglior difensore degli orogranata in questa stagione (come testimonia il premio in finale di Coppa), ma cresciuto tantissimo anche in fase offensiva, tanto da diventare la guardia “preferita” dal suo tecnico.
I PEGGIORI
Ariel Filloy e Ike Udanoh. Per quanto riguarda l’italo-argentino quella del ritorno in laguna è stata una stagione incolore. Giustificato solo in parte dal ritardo di condizione, derivato dagli impegni Mondiali con la Nazionale, Filloy non è riuscito a confermarsi sui suoi soliti livelli e a diventare un’elemento importante del roster veneziano. Le sue difficoltà si sono viste fin dall’inizio e alcune buone partite non bastano per salvarlo dall’insufficienza, soprattutto perché doveva essere l’uomo in più per il bis scudetto. Simile il discorso anche per l’altro ex Avellino, il quale era partito abbastanza bene, ma non è poi riuscito a rispettare le aspettative. Limitato anche lui da una condizione rivedibile Udanoh è presto sparito dai radar di De Raffaele, che lo ha impegnato molto poco in tutte le competizioni a causa della sua incostanza di rendimento.
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