Pietro Aradori: “Orgoglioso di essere un leader della Nazionale”

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In una lunga intervista ad Andrea Barocci per il Corriere dello Sport Pietro Aradori ha parlato della Nazionale Italiana, di cosa non va dopo la sconfitta contro Cremona e delle finestre invernali volute dalla Fiba:

Il C.T. Sacchetti si è arrabbiato non poco per l’atteggiamento di voi azzurri contro Cremona, cosa non ha funzionato?

A parte il fatto che bisogna chiederlo a Meo, io posso dire che questa è la quarta finestra per le Nazionali a cui partecipo. Le cose non hanno funzionato per varie motivazioni, per tanti giocatori nuovi, dobbiamo ancora imparare a capirci ed a conoscere bene i compagni.

Pietro, si abbia verso i 30 anni: che sensazione è quella di scoprirsi un senatore in Nazionale?

Ho iniziato a realizzare questa cosa solo ultimamente. Fa parte della vita: parti che sei il più giovane e con uno schiocco di dita ti ritrovi tra i più anziani. Per me è una bella sensazione, significa che in tutte queste stagioni ho costruito qualcosa di importante con il mio impegno, mi rende orgoglioso.

Qual’è la lezione più importante che ha ricevuto dal basket?

Che il 90% delle volte le cose non vanno come pensi o come vorresti, sul campo e soprattutto fuori, specie per come si comportano certe persone. È importante sapersi adeguare… Per quanto riguarda la pallacanestro, per rimanere ad alti livelli è fondamentale sapersi adattare ad un nuovo allenatore che ha le sue idee.

Lei è pro o contro le finestre invernali volute dalla Fiba?

Ognuno viene influenzato dalle proprie esperienze. Gigi Datome e quelli che giocano in Eurolega sono i più penalizzati: vorrebbero esserci quando gioca la Nazionale, ma per gli impegni di Coppa non possono. Di positivo c’è che durante l’estate i giocatori hanno più tempo per riposare, ma dall’altro lato non hai mai le squadre migliori, in inverno ci sono Nazionali rimaneggiate. Nel basket non puoi fare come nel calcio, dove comanda solo la Fifa: c’è la Fiba, l’Nba, l’Eurolega, è tutto più complicato.

Qual’è il punto forte di questa Nazionale?

Dal lato umano è quello di andare molto d’accordo. Dal punto di vista tecnico non avendo gente di 210 cm fissa in area ma tutti giocatori più o meno intercambiabili, in difesa possiamo cambiare molto sugli avversari.

Ed il punto debole?

Da anni facciamo fatica a tirare fuori tanti lunghi, abbiamo sempre avuto ottimi giocatori in area ma solo uno, due al massimo. Ricordo un paio di Europei in cui Cusin ha giocato molto bene ma era il nostro unico vero pivot: stava in campo quasi 40 minuti ed alla fine aveva il fiatone.

Alessio Tarquini

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