Gianmarco Pozzecco, coach dell’Italia intervistato da Matteo De Santis de La Stampa, è il solito vulcano in piena e ha raccontato del suo rapporto con i giocatori, della triade Datome-Fontecchio-Melli e di Paolo Banchero:
“Sono qui grazie ai miei giocatori: hanno preso un allenatore disgraziato che guardava i cantieri a Formentera e mi hanno trasformato. Domenica ho faticato giocando con loro a padel: magari lo facessero ogni tanto i miei colleghi, sai come si sgonfierebbero. Questi ragazzi fanno dei sacrifici pazzeschi. Un giorno, al buffet, portano la carbonara e penso ‘avessi l’età di Spagnolo la divorerei’. Arriva Matteo e mi fa ‘Non la mangio, ho preso la pasta integrale’ “.
DATOME-FONTECCHIO-MELLI
“Io mi fido ciecamente di loro tre e loro si fidano altrettanto ciecamente degli altri nove. Sono in disaccordo con chi dice che i giocatori sono tutti uguali: i miei sono uno diverso dall’altro. Nessuno, però, pensa che mi comporti diversamente tra loro. Certo, per me, Marco Spissu è come un figlio: glielo dico scherzando, ma sono dispiaciuto che non abbia ancora conosciuto Gala, mia figlia e sua sorella. Datome, invece, ogni giorno ci insegna qualcosa: è la sua grandezza e noi gliene siamo grati”.
PAOLO BANCHERO
“Ci siamo rimasti male per come abbiamo saputo della scelta. Ma è finita lì. Paolo mi ha scritto, è stato carino. Non ho nessun senso di rivalsa, anche se mi sono legato di più a chi ha fatto una scelta diversa”.
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Pozzecco Italia
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