Preview NBA 2015-16, Cleveland Cavaliers: un solo obbiettivo, il titolo

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Cleveland Cavaliers

Secondi nella Eastern Conference nel 2014-15 (53-29)

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Roster:

Pm: K.Irving, Mo williams, Dellavedova

G: Jr Smith, Shumpert, Cunningham, Harris, Q.Cook, Christmas

Ap: L.James, R.Jefferson, J.Jones, Dj Stephens

Ag: Love, T. Thompson, J.Cooley, N.Minnerath, A.Daye

C: Mozgov, Varejao, C.Johnson, S.Kaun

 

La Stella: “The King”, Lebron James

Dennis Wierzbicki-USA TODAY Sports
Dennis Wierzbicki-USA TODAY Sports

Per molti è lui il giocatore più forte sulla faccia del pianeta, 2.03 m di puro talento, un insieme di tecnica ed esplosività che lo rendono una delle ali più difficilmente marcabili su un parquet da pallacanestro. James dispone di svariate frecce nella sua faretra: abbiamo parlato di esplosività, che al ragazzo di Akron non manca per certo, ma Lebron può contare ora anche su un eccellente tiro dalla lunga distanza, raffinato e migliorato nel tempo, un’arma letale che può spezzare le gambe a qualsiasi squadra, oltre al suo gioco in post basso, dove può creare per sè come anche per gli altri; l’arte dell’assist è diventata un’altra carta di cui James può disporre, non a caso ha chiuso la scorsa stagione con 7.4 assist di media, che si aggiungono ai 25.3 punti e 6.0 rimbalzi per allacciata di scarpe.
Il n°23 dei Cavs, tornato a Cleveland dopo due titoli vinti a Miami, è chiamato all’impresa, portare l’anello nella sua città, un’impresa sfiorata lo scorso anno, dove Curry e compagine alla lunga hanno avuto più energie dei ragazzi di Blatt. Ricordiamo però che Lebron è stato chiamato ad affrontare le finali Nba senza Love ed Irving, il duo che va a completare i “Big Three”, fermati a causa di due infortuni: qui LBJ, nel momento di maggiore difficoltà e necessità, è stato capace di migliorare il proprio gioco, portandolo ad un livello mai visto prima. (James ha chiuso le Finali con 35.8 punti, 8.3 assist e 13.3 rimbalzi di media a partita).
La sua determinazione, la sua voglia di vincere ed, ovviamente, il suo talento, saranno i fattori principali per portare a termine la missione iniziata lo scorso anno: “Il Re” potrà riavere la suo corona?

L’arma in più: Kyrie Irving

Kyrie Irving ritorna a parlare delle Finals.
Irving e le sue triple potranno essere l’arma in più di questi Cavaliers?

“Uncle Drew”, l’ex prima scelta assoluta al draft del 2011, la prima vera spalla di sua maestà Lebron James, è lui l’arma in più di questi Cleveland Cavaliers: una delle point-guard più letali di tutta la lega, che fa del ball handling e del crossover i suoi marchi di fabbrica, un giocatore mozzafiato, che spesso grazie alle sue giocate lascia il pubblico a bocca aperta. Irving è stato spesso descritto più come un playmaker da playground, un playmaker diverso dallo standard, una point-guard nel vero senso della parola ecco, a causa della sua innata capacità di segnare, in svariati modi tra l’altro: non a caso la scorsa stagione l’ex Duke è stato uno dei migliori realizzatori, chiudendo la regular season con 21.7 punti di media ma anche 5.2 assist a partita.
Irving come detto può creare dal palleggio per sè e per i compagni, ma dispone anche di un ottimo tiro da tre punti (lo scorso anno ha tirato con il 41% dalla lunga distanza), e, come tutti i tiratori, una volta che entra in ritmo, diventa quasi impossibile fermarlo; inoltre Kyrie nei momenti caldi della partita è capace di accendersi letteralmente, prendendo spesso in mano la responsabilità dell’ultimo tiro, mandato quasi sempre a segno.
A 23 anni ha già diversi riconoscimenti nel suo palmarès: Rookie dell’anno nel 2012, Vincitore della gara dei tiri da tre punti all’All-Star Game del 2013, tre volte Nba All-Star (2013-14-15), Mvp dell’All-Star Game del 2015, Mvp dei mondiali del 2014, chiusi con una medaglia d’oro.
Insomma, il talento c’è, in abbondanza…a Cleveland potranno divertirsi per molti anni.

Il Coach: David Blatt

David Blatt e LeBron James: di nuovo insieme il prossimo anno a caccia dell'anello?
David Blatt, al suo secondo anno sulla panchina dei Cavs

Al primo anno da allenatore in Nba è andato ad un passo dall’anello, portatogli via dall’altro Coach rookie Steve Kerr: una beffa? Sì, l’andare così vicino all’obbiettivo per poi vederlo sfumare proprio davanti a sè, al primo anno nella massima lega poi, sarebbe stato il coronamento di un sogno, “sarebbe”, appunto, perchè, in fin dei conti, Blatt il suo anello non l’ha portato a casa.
Ma l’ex allenatore del Maccabi non è certo il tipo che si lascia andare, non è il tipo di allenatore che dopa una stagione perfetta chiusa però con il nulla in tasca decide di buttare tutto all’aria. Anzi, Blatt sarà capace di ripartire, con una marcia in più rispetto allo scorso anno, pronto a guidare i suoi ragazzi verso un’altra gloriosa stagione, come ha fatto per anni e anni nel vecchio continente: in Europa Blatt ha allenato in Russia, alla Dinamo Mosca e alla Dinamo San Pietroburgo, in Turchia, all’Efes Pilsen, in Grecia, all’Aris Salonicco, in Italia, alla Benetton Treviso e soprattutto nella sua Israele (David ha passaporto israeliano) il Maccabi Tel-Aviv, prima come assistente di Gershon e poi come capo-allenatore.
Blatt ha portato in trionfo diverse delle squadre che ha allenato, ricordiamo lo scudetto a Treviso, i campionati vinti con il Maccabi, a cui si aggiungono le svariate coppe d’Israele, una Lega Adriatica e soprattutto l’Eurolega vinta nel 2014 ai danni del Real Madrid, dopo aver eliminato ai playoff l’Olimpia Milano.
Un palmarès di assoluto rispetto per uno dei migliori allenatori che siano passati in Europa, un allenatore che ora ha la possibilità di esprimere la propria pallacanestro, fatta di difesa, gioco duro e fisico, dall’altra parte dell’oceano, a Cleveland, per il secondo anno di fila, con Lebron James, Irving e Love, e una squadra di alteti ma, soprattutto, di uomini, come lui vuole.

Tristan Thompson
Il “caso Thompson” al centro di ogni discussione

Mercato: un’estate segnata dai tanti rinnovi, con il caso Thompson su tutti

L’estate dei Cavs è stata turbolenta soprattutto per i tanti rinnovi contrattuali che sono stati firmati, a cui si aggiungono gli arrivi di Mo Williams (da Charlotte via free agency), Richard Jefferson (Dallas via free agency), Cunningham e Sasha Kaun (dal CSKA Mosca). I rinnovi contrattuali sono stati firmati a cifre a dir poco faraoniche, ricordiamo Kevin Love che rinnova a 110 milioni per 5 anni, Shumpert, 40 milioni in 4 anni, Lebron James, 47 milioni in 2 anni e Jr Smith 10 milioni in 2 anni; a rinnovi ed arrivi si affiancano le partenze di Mike Miller e Brendan Haywood via trade a Portland, Kendrick Perkins a New Orleans via free agency ed il ritiro di Shawn Marion.
Per quanto riguarda Tristan Thompson è necessario fare un discorso totalmente a parte, un giocatore che è stato fondamentale per il sistema dei Cavs, considerato una pedina importantissima anche da Lebron James, che però, fino proprio a qualche giorno fa, non era ancora riuscito a trovare un accordo con la società, rimanendo quindi, fino ai primi di Ottobre, restricted Free Agent: Thompson è uno dei giocatori che James, come detto, voleva al suo fianco, e, con tutta probabilità, è stato questo il motivo che ha spinto la società dei Cavaliers a proporre un contratto da 82 milioni di dollari in 5 anni all’ala americana, accettata finalmente da quest’ultimo, che continua così la sua avventura nell’Ohio.
Il roster quindi non è stato cambiato chissà quanto, Blatt ha ora l’occasione di allungare le rotazioni nel reparto esterni, grazie all’arrivo di Cunningham e Mo Williams; il reparto lunghi invece è invariato, Perkins se n’è andato sì, ma la passata stagione non ha contribuito ai buoni risultati della squadra, quindi la sua assenza sarà praticamente ininfluente.

Aspettative: Lebron e i Cavs vogliono solo una cosa, il titolo

Non ci vogliono giri di parole, a Cleveland l’obbiettivo è solamente uno, la parola che lo rappresenta ha 6 lettere: anello. L’anello Nba, il titolo che manca a questi Cavaliers, un titolo sportivo che nella città di Lebron James manca da quasi 50 anni (a Cleveland, infatti, non si vince un trofeo sportivo da più di 50 anni a questa parte): è una missione nata lo scorso anno con il ritorno di Lebron, una missione quasi compiuta, quasi, perchè alla fine hanno prevalso gli Warriors, come tutti ben sappiamo.
I Cavs di quest’anno sono forti, fortissimi, più competitivi dello scorso anno, il sistema di gioco è già rodato, i giocatori si conoscono e, salvo infortuni, sulla carta questi Cavaliers sono la squadra che ha maggiori possibilità di vittoria finale, messi da diversi tabloid come favoriti assoluti, pure davanti a Golden State, Okc e Clippers. La Eastern Conference dovrebbe essere vinta facilmente da James e compagnia, ma Hawks, Bucks e Bulls non sono da sottovalutare; sarà importante dosare le energie delle tre punte di diamante James, Irving e Love, per far sì che non arrivino spompati e fuori forma ai playoff, momento decisivo della stagione.

Matteo Gualandris

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