BasketUniverso, in attesa dell’inizio della nuova stagione, prosegue nel suo personalissimo power ranking in modalità “Formula 1”, presentandovi ogni giorno una diversa fila di partenza. Dopo l’appuntamento di ieri con Pesaro e Pistoia, risaliamo appena la china con l’Orlandina Basket e la Vanoli Basket Cremona, collocate in griglia alle posizioni 14 e 13.
14. Vanoli Cremona ( a cura di Gabriele Buscaglia)
La salvezza tranquilla dell’anno scorso pare stare stretta a tifosi e dirigenza: la Vanoli non ci sta, e con una nuova rivoluzione si candida ad essere una delle squadre più interessanti del prossimo campionato. Roster del tutto modificato: grande colpo il ritorno di Luca Vitali da Venezia, insieme al play ex-Maccabi Ashdod Kenny Hayes, che alternerà la sua posizione con Jazzmarr Ferguson, prelevato dalla Fulgor Forlì. Attenzione anche ai colpi NCAA James Bell, guardia prodotto di Villanova, 14.4 punti di media l’ultima stagione, e Cameron Clark, da Oklahoma, 15.6 a partita. Gli altri nuovi volti sono i centri Matija Poscic e Travis Hyman e il gruppo di italiani, composto da Luca Campani, Nicola Mei, Giulio Gazzotti e Fabio Mian.
Cremona dunque, con colpi mirati, ha costruito un roster più che da salvezza. Il precampionato si è mostrato bilanciato: vittoria schiacciante contro Bologna, sconfitta con Cantù dopo una partita tirata e doppia vittoria contro Varese, prima della doppia sconfitta in terra campana contro Caserta e Avellino.
Riuscirà Cremona a soddisfare le aspettative? Vedremo, ma Vitali e compagni, guidati da coach Pancotto, vogliono senza dubbio stupire.
Ma analizziamo gli elementi chiave della nuova Vanoli:
Kenny Hayes: 14.8 punti e 3.4 assist di media per lui l’anno scorso nel campionato israeliano, alla guida del Maccabi Ashdod, non sono bastati a salvare la sua squadra dalla retrocessione. Per lui anche due anni in D-League (Maine Red Claws), uno in Venezuela e un anno all’Hapoel Gilboa. Nella lega di sviluppo americana, mantenne la bellezza di 17.1 punti a partita, con 5.2 assist
James Bell: probabilmente è l’elemento più interessante da scoprire dell’intero roster: prodotto di Villanova, vanta oltre ai 14.4 punti anche 6.1 rimbalzi a partita, per non parlare delle 3.1 palle rubate. Fortemente atletico, è dotato anche di un buon tiro da fuori. Se volete avere un’idea dell’impatto che ha lasciato a Villanova, guardatevi i video del suo game-winner contro St. Joseph’s.
Luca Vitali: è senza dubbio il colpo dell’estate cremonese. Dopo un anno difficile a Venezia, la voglia di riscatto dell’azzurro è tanta. E il fatto che abbia scelto proprio la città dei violini per rinascere è significativo: 13.2 punti di media, col 45% da oltre l’arco nella sua ultima stagione in bianco-azzurro. Se riesce a ripetersi, Cremona è in buone mani.
Cameron Clark: altro rookie molto interessante uscito dall’NCAA (Oklahoma), 15.6 punti e 5.5 rimbalzi a partita. Fisicamente molto simile al suo “fratello” di NCAA Bell, ha un’innata capacità di penetrazione e presenta un atletismo fuori dal comune. Che dire, al Palaradi non si annoieranno di certo!
13. Upea Capo d’Orlando (a cura di Bernardo Cianfrocca)
Dopo l’esaltante stagione in Gold con Pozzecco nelle vesti di coach, l’Orlandina è pronta a godersi un ritorno più che meritato ai vertici del basket italiano, nonostante questo sia avvenuto per ripescaggio. In panchina ora siede Giulio Griccioli, alla prima esperienza da head coach in Serie A: ciò non dovrebbe rappresentare un rischio eccessivo per la società siciliana, visto che Griccioli viene da 4 stagioni brillanti in Legadue fra Scafati e Casale e che, prima ancora di queste esperienze, era stato uno dei preziosi assistant coach di Simone Pianigiani nei suoi primi anni senesi. A sua disposizione avrà diversi elementi del roster dello scorso anno, in particolare la vecchia guardia italiana più gli ottimi Archie e Nicevic, con l’aggiunta dei soliti immancabili tasselli americani; tasselli in cui sono presenti sia delle certezze che delle scommesse. Partiamo innanzitutto dal backcourt, il reparto sicuramente più affascinante della compagine. Nella posizione di playmaker è stato ingaggiato Jonny Flynn, scelta numero 6 di Minnesota al draft del 2009 ed autore di un ottimo anno da rookie in Nba. Per problemi fisici la sua carriera americana non è decollata ulteriormente e, nelle ultime due stagioni, ha vissuto ai margini del grande basket, oscillando fra Australia e Cina. Se con i Melbourne Tigers aveva messo insieme delle ottime cifre, lo scorso anno in Cina non è mai sceso sul parquet, preferendo rimettersi in forma per l’attuale stagione. Le maggiori incognite e perplessità riguardano soprattutto questa lunga astinenza dai campi: se dovesse essere subito in forma e mantenersi lontano dai guai fisici, ha tutte le qualità per essere uno dei potenziali crack del prossimo campionato. Accanto a lui, come guardia, Austin Freeman ha tutte le carte in regola per essere o una valida alternativa a Flynn, o diventare la prima opzione offensiva della squadra, date le sue ottime esperienze passate in Europa, sia in Italia con Forlì che in Israele. Per quanto riguarda le ali, ci sono pochi dubbi sul fatto che Archie possa confermarsi a buon livello nella nostra massima serie, mentre un interrogativo maggiore va posto su Bradford Burgess; per lui, reduce da due annate in crescendo in Belgio, questo è il primo vero test su un palcoscenico di gran lunga più importante, competitivo e stressante. Essendo un gran tiratore sia sugli scarichi che in isolamento, dovrà essere molto bravo Griccioli a cercare di far coesistere tutte queste potenziali bocche di fuoco. Solo così Cdo potrebbe essere veramente letale e mortifera, anche perché le alternative rischiano di scarseggiare. Dario Hunt, centro titolare, viene da esperienze contrastanti e non in posti di élite del basket europeo (male in Ucraina, bene in Austria) ed è perciò tutto da verificare nel nostro contesto, anche se nel precampionato è risultato essere uno dei giocatori più in palla e più promettenti. Inoltre, i vari Basile, Soragna e Nicevic non sono certamente immuni dagli acciacchi dell’età che avanza. I primi due già lo scorso anno hanno saltato più di qualche partita per problemi fisici e con ritmi e avversari maggiori rischiano di non poter essere molto utili alla causa, se non con il loro apporto di esperienza in campo e nello spogliatoio, mentre il centro croato, fra i più positivi dell’ultimo campionato, può essere la giusta chioccia per la crescita di Hunt oltre che un’affidabile seconda linea. Altri acquisti come Pecile e il giovane sloveno Karavdic (classe 1995) non sembrano dare alla panchina quella solidità e profondità necessarie. Siamo di fronte, dunque, ad una compagine con un quintetto potenzialmente esplosivo ma con i papabili “panchinari” che, per diverse ragioni, rischiano di non essere dei ricambi efficaci per tutto il corso della stagione o, delle valide alternative nel caso in cui i titolari non rendano secondo le aspettative. L’impressione è che ci sia, in ogni caso, il materiale per una tranquilla salvezza con la speranza, se tutte le componenti dovessero funzionare, di poter essere una delle mine vaganti più temibili.
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