Altezza: 208 cm
Peso: 111 kg
Ruolo: Power Forward
Classe: Senior
Università: Michigan State
Siamo nel vivo dei playoff NBA: le finali di Conference sono da poco iniziate e il mese di Maggio sta per concludersi. Il 24 Giugno, come tutti sapranno, è il giorno del Draft NBA e il Draft Combine è iniziato la scorsa settimana. Per la nostra rubrica siamo agli sgoccioli e le stelle da analizzare sono poche. Ma di questo ragazzo non posso non parlarvi. Signori e Signore, ecco a voi Adreian Payne.
Nasce il 19 febbraio 1991 a Dayton, Ohio. Come la maggior parte dei suoi amici decide di frequentare la Jefferson High School, il liceo pubblico di casa a Dayton, che però non vanta molta fama per quanto riguarda il basket. Nei primi anni le cifre messe in piedi dal giovane Adreian non sono poi così esaltanti, ma nell’anno da Senior esplode cestisticamente parlando: chiude la stagione con 15.6 punti, 11.3 rimbalzi e 4.0 stoppate. Jefferson guida il campionato statale con il record di 19-5 e il “Dayton Daily News” la candida a miglior squadra liceale del Paese.
Visto il livello della Division di appartenenza della Jefferson, al campanello di casa Payne non vengono a citofonare in molti. Ma non per questo manca la borsa di studio da parte di un’università importante: gli Spartans di Michigan State sono molto interessati a Payne, che ritiene di accettere la migliore tra le offerte che gli sono arrivate.
La prima stagione per il nostro è particolarmente dura, perchè coach Izzo non gli concede molti minuti in campo e le sue potenzialità non riesco a incidere nelle partite: 2.5 punti e 2.4 rimbalzi di media in 34 partite disputate. Nel suo anno da Sophomore le cose cominciano a migliorare, tanto che è il primo nella classifica delle stoppate (39) di tutta la Big Ten, ma siamo ancora lontani dal suo vero potenziale.
Nel terzo anno abbiamo il salto di qualità. Non si parla tanto di cifre, che comunque fanno registrare 10.5 punti e 7.6 rimbalzi in 25 minuti di utilizzo, ma di presenza in campo. Diventa il leader difensivo della squadra e la sua presenza sotto canestro si fa sentire.
Per la stagione 2013/2014 Tom Izzo gli consegna le chiavi della squadra e in coppia con Gary Harris forma un duo veramente incredibile. Ad inizio anno non c’era molta fiducia intorno agli Spartans, che però hanno saputo ribaltare qualsiasi pronostico, chiudendo 11esimi nel ranking nazionale. Consapevoli delle proprie potenzialità, i giocatori di Michigan State approdano alle Sweet 16 e vincono per 61-59 contro Virginia, testa di serie della East Regional. Il loro cammino si ferma il turno successivo contro i futuri campioni di Connecticut, ma oramai tutto il mondo conosce le potenzialità di Payne.
Un giocatore che fa dell’esplosività la sua arma preferita, senza dimenticare però la capacità di sfoderare importanti fondamentali offensivi. Gioca power forward, ma possiede un raggio di tiro fuori natura per un lungo con le sue qualità e le statistiche stagionali non fanno che confermare questo dato: 50.3% dal campo, 42.3% dalla lunga distanza e 79.0% ai tiri liberi. Queste sue caratteristiche gli permettono di potersi adattare a qualsiasi sistema difensivo messo in campo dagli avversari per fermarlo. Come già detto prima, spicca per la cattiveria difensiva e la presenza sotto i tabelloni: un duro lavoro che mentalmente è già pronto per il salto nella Lega più famosa del mondo.
Anche nella NBA il suo ruolo rimarrà quello naturale, ma le perplessità che circondano il talento di Dayton sono molteplici. La prima e forse la più importante riguarda il fatto che non è assolutamente un buon rimbalzista. Un ragazzo di 2.08 metri che cattura appena 7 rimbalzi (7.3 per la precisione) non piace. Il suo stile di gioco sembra anche non potersi distribuire nel corso di una partita: il basso minutaggio che ha sempre avuto nella sua carriera stagionale è dovuto anche al fatto che non riusciva a giocare per 40 minuti la sua pallacanestro. Per concludere mancano completamente i movimenti in post basso offensivo.
Per tutte questi motivi nei mock draft, il suo nome sembra scivolare verso la metà del primo giro. Visto l’evolversi della pallacanestro e la sempre più frequente presenza dei quintetti cosidetti “piccoli”, Payne non sembrerebbe adattarsi al nuovo stile di gioco.
Ma torniamo un secondo indietro. Nelle prime righe ho scritto “Ma di questo ragazzo non posso non parlarvi”. Fino ad ora abbiamo parlato di basket. Giustamente direte voi! Ma i retroscena della vita privata di un giocatore ci dicono molto di più di quello che ci può dire il parquet. Perchè non ci dice che il padre di Payne è stato arrestato nel 1998. Non ci dice che la madre, malata di asma, gli è morta tra le braccia a soli 13 anni, dopo aver respirato per errore del gas dalla cucina e chiesto aiuto al figlio, che non ha purtroppo trovato l’inalatore. Il campo non ci può nemmeno raccontare l’incredibile storia di Lacey Holsworth: una bambina di 8 anni malata di un neuroblastoma, che ha conosciuto Adreian in ospedale quasi per caso. Da quel giorno in poi tra i due è nata una fortissima amicizia che è stata mostrata in tutto il mondo nella vittoria della Big Ten da parte degli Spartans, perchè durante il taglio della retina, Payne ha vintato la sua amica a festeggiare insieme a lui. Lacey è morta il 9 aprile 2014.
Di fronte abbiamo una futura stella NBA che ha tutte la caratteristiche e le potenzialità per arrivare nella pallacanestro, perchè nella vita lo ha già fatto.
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