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Psicodramma canturino

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“Siamo il roster con più talento degli ultimi 15 anni in serie A2”, queste le parole pronunciate da Marco Sodini circa un paio di anni fa sul roster canturino in vista della stagione 2021-2022. Chissà cosa avrebbe detto l’estate scorso se avesse visto quello del 2022-2023, con poi anche l’aggiunta di David Logan poco prima dell’inizio dei playoff…

Purtroppo la parola fallimento – checché ne dica Giannis Antetokounmpo – non basta per definire l’annata dell’Acqua S.Bernardo. Questo si tratta di uno psicodramma per una società che sta facendo di tutto per tornare in A1 e per costruire un palazzetto futuristico in città.

Le premesse per tornare in Serie A1 c’erano tutte e la sconfitta di ieri sera al PalaFerraris di Casale Monferrato ha messo la parola fine su un’annata contrassegnata da tantissimi alti e bassi. Perché oggi siamo qui a parlare di fallimento, ma non dobbiamo dimenticare che i brianzoli erano arrivati a 12 vittorie di fila in regular season e sembravano una macchina inarrestabile, con i lunghi che facevano canestro da ogni dove e Stefan Nikolic che sembrava un giocatore da EuroCup, non solo da A1.

Ripercorriamo cos’è andato e come ha fatto questa Cantù a non raggiungere nemmeno la finale playoff.

La pessima gestione del “caso Pini”

Il primo granello di sabbia a “intasare” la macchina brianzola è arrivato a dicembre 2022, nel periodo in cui Cantù sembrava imbattibile, quando si è consumato il “caso Giovani Pini”. L’emiliano non ha mai accettato il ruolo di vice Dario Hunt, soprattutto perché l’americano non stava dimostrando – e non ha mai dimostrato – di meritare il ruolo e lo stipendio che prendeva.

Inizialmente la società ha deciso di mettere fuori rosa l’ex Fortitudo, poi è intervenuta la GIBA, che ha minacciato di andare per vie legali, e Cantù l’ha reintegrato – volente o nolente – nel roster, fino al rilascio a inizio febbraio con la conseguente firma a Verona. Onestamente sarebbe stato meglio evitare questo episodio e chiudere la faccenda in fretta, non dopo 2 mesi com’è accaduto, soprattutto se stiamo parlando di un giocatore italiano che avrebbe potuto alimentare malumore all’interno dello spogliatoio…

La Coppa Italia persa in “casa”

Le primissime avvisaglie che non fosse la stagione che sembrava si sono avute a Busto Arsizio, in semifinale di Coppa Italia in “casa” contro Cento. Tutto era stato progettato affinché fosse una grande festa biancoblu ma purtroppo la formazione dell’Emilia-Romagna ha messo i bastoni tra le ruote ai brianzoli e l’esodo canturino a Busto ha regalato solo una grande coda di macchine e di tristezza sulla Varese-Milano al ritorno intorno alle 23 di sabato sera. Però quella poteva trattarsi solo di una brutta partita, può capitare in una stagione, certo non dovrebbero capitare a una squadra dell’esperienza di Cantù, ma lo sport non è una scienza esatta per stessa definizione di sport.

L’inizio della fine del sogno canturino

Il primo momento in cui le cose hanno iniziato ad andare in un modo un po’ strano è stato alla fine della regular season, quando sul campo Cantù era arrivata prima ma all’improvviso si è ritrovata terza per questioni di scontri diretti contro le altre compagini del Girone Giallo, quello della seconda fase.

Sul campo, invece, il primo vero momento difficile è arrivato tra Pasqua e il 25 aprile, con le sconfitte a Forlì contro l’Unieuro e al PalaDesio contro la “FatalPistoia”. A quel punto nell’ambiente canturino serpeggiava molto malumore e la sconfitta casalinga all’ultima giornata della seconda fase contro i forlivesi ha alimentato i dubbi dell’ambiente sulla squadra e sull’allenatore. Poi però è arrivato David Logan e le speranze del tifoso canturino medio sono schizzate alle stelle.

 L’umiliazione di Nardò

Nel basket si può perdere e si può essere umiliati. Perdere contro questa Nardò di 24 è un’umiliazione che macchia la storia di Cantà e testa di giocatori e tifosi. Quella sconfitta ha senza dubbio creato molte paure nell’ambiente canturino ma nessuno credeva che avrebbe poi condizionato il futuro della squadra. Alla fine capita a tutti una serata a vuoto, l’importante è rimediare in gara-4. Vero, però il tarlo di poter perdere – di tanto – contro chiunque non va via dalla tua testa, anche se hai giocato per 10 anni in Serie A1. E comunque Cantù ha sempre dimostrato di avere questi blackout inspiegabili che molto spesso si sono visti contro Pistoia.

La “malagestione” di David Logan

L’americano ex Scafati è sicuramente un giocatore di categoria superiore e l’ha dimostrato quest’anno in Campania. Ma ha pur sempre 40 anni suonati, 41 il prossimo 26 dicembre, e viene da una stagione fisicamente tosta, perciò è poco saggio farlo giocare per 31 minuti di media a partita per tutti i playoff, soprattutto se si gioca ogni 2/3 giorni.

Naturalmente noi non conosciamo Logan come lo conosce coach Meo Sacchetti e soprattutto non abbiamo modo di confrontarci con lui quotidianamente. Quello che possiamo fare è analizzare i fatti. In gara-3 e 4 il “Professore” è stato fenomenale, ieri sera sembrava il cugino pensionato perché è oggettivamente impensabile poterlo veder giocare ai livelli della terza e quarta contesa sempre e comunque. Soprattutto se Pistoia difende con una box-and-one per tutta gara-5 sapendo che poi – Francesco Stefanelli a parte – nessuno è veramente pericoloso dal perimetro. Forse una miglior gestione del minutaggio avrebbe permesso a Cantù di coinvolgere più giocatori (Giovanni Severini per esempio) e non avrebbe spompato il Professore.

Le colpe di Meo Sacchetti

Il coach canturino è senza dubbio sul banco degli imputati perché non è riuscito a dare un gioco corale al suo team. Nella serie contro Pistoia si è visto in maniera lampante che molto spesso i giocatori in campo facevano fatica a creare delle azioni per andare a trovare un tiro costruito, specialmente nelle due sfide in Toscana. Certo, non è semplice costruire un gioco di buon livello quando inserisci Logan 2 giorni prima dell’inizio dei playoff, ma era così anche in seconda fase e comunque non era obbligatorio aggiungere Logan. Lo si è fatto perché era evidente che servisse un fenomeno capace di “vincerle da solo”. A Pistoia ci ha provato in gara-3, ma senza la costruzione di giochi per il supporting cast, è difficile conquistare partite e campionati…

E ora che si fa?

Una cosa è certa: Cantù giocherà per il terzo anno di fila in Serie A2. Oggettivamente a livello di nomi è difficile costruire un roster migliore di questo. Se già quello di Sodini era di ottimo livello, figuriamoci questo con due americani come David Logan e Dario Hunt, l’aggiunta di Filippo Baldi Rossi, l’esplosione di Stefan Nikolic e la crescita di Lorenzo Bucarelli. Forse si poteva fare meglio di Alessandro Morgillo come cambio dei lunghi, ma era stato fatto, Giovanni Pini, però abbiamo raccontato sopra com’è andata a finire.

L’allenatore? Meo ha un contratto fino al 30 giugno 2024 con Cantù – come Roko Rogic tra l’altro, che però probabilmente se ne andrà dopo la scelta di puntare su Logan per i playoff – e quindi o decide lui di ritirarsi oppure bisogna andare avanti con Sacchetti.

I dirigenti? Cantù è forte pure lì perché ha come direttore sportivo Fabrizio Frates, un guru del basket italiano, e come general manager Sandro Santoro, colui che ha portato Brescia in EuroCup e in semifinale Scudetto. Forse sono pure troppi per una Serie A2.

Il nostro pensiero è che alla fine si chiederà a Meo di lasciare, naturalmente con una buonuscita, per poi provare a prendere un coach un po’ più giovane e su cui costruire un progetto a lungo termine (anche se i progetti a lungo termine possono morire anche solo dopo 6 mesi se le vittorie non arrivano). Menetti? Buscaglia? Vertemati?

Naturalmente sono solo nostre idee, in questo momento non c’è nulla di concreto perché fino a ieri sera alle 22 circa i dirigenti canturini stavano solo pensando dove giocare l’eventuale gara-1 contro Torino perché in questa stagione nefasta – sulla quale ha messo la parola fine un canturino DOC come Nicola Brienza – ci mancava solo la squalifica del campo per 2 turni.

Ora possiamo dire con certezza dove giocherà l’Acqua S.Bernardo Cantù la prossima partita in casa: al PalaDesio. In Serie A2. A porte chiuse.

Leggi anche: Cantù, anatomia di un fallimento sportivo

1 thoughts on “Psicodramma canturino

  1. Non conosco le dinamiche di Cantù società e non ho nulla da dire ma conosco Logan dai tempi di Trieste e ti dico .. non puoi chiamare Logan e non farlo giocare da Logan … Hunt!!! forse in serie C

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