Quando Klay Thompson doveva segnare 70 punti, ma chiuse solo con 60 in 29′

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L’espressione “trance agonistica” indica lo stato psicofisico nel quale viene a trovarsi uno sportivo quando, durante una gara o un allenamento, ogni cosa va per il verso giusto. Il giocatore si trova in uno stato di concentrazione assoluta e si percepiscono sensazioni di euforia e potenza.

Forse la prestazione realizzata il 5 dicembre del 2016 da Klay Thompson si trova addirittura un gradino sopra questa definizione. Si sono visti in questi ultimi anni giocatori in grado di realizzare 50, 60 o 70 punti, ma quanto fatto dal numero #11 degli Warriors 4 anni fa ha lasciato qualcosa di diverso. Non solo per il fatto di esserci riuscito in appena 29 minuti di gioco.

My dad said, ‘You should have had 70. You missed four wide-open 3s,’

Mio papà mi ha detto: “Potevi farne 70. Hai sbagliato 4 tiri da tre aperti”

Ebbene sì, Thompson ha sbagliato 6 tiri su 14 complessivi da tre.

Prendiamo spunto però dal fatto che Thompson sia rimasto in campo per 29 minuti. A freddo emergono due considerazioni: la prima indica come durante la gara abbia provato 33 conclusioni, quindi ha tirato più di una volta al minuto di media. Dall’altra parte i 60 punti finali rivelano anche come abbia segnato più di due punti al minuto, tenendo la palla tra le mani in totale per 88.8 secondi (per SportVU).

I record realizzati quella sera si sprecano: è stato il primo giocatore della storia a segnare 60 punti in meno di 30 minuti, di cui 23 nel solo secondo quarto, l’equivalente di quanto fatto dai Pacers.

Quando si guarda Klay Thompson giocare a pallacanestro uno delle prime cose che rapisce subito l’attenzione è la sua capacità di sapersi muovere sul parquet. Sembra una cosa banale, ma un conto è muoversi tanto per il campo, un altro conto è muoversi bene. La guardia degli Warriors ha questa capacità di saper fare entrambe le cose: molti dei canestri realizzati sono arrivati dopo tagli a canestro o blocchi chiamati per liberarlo sul perimetro. Un giocatore con il suo QI sa leggere molto bene la difesa, tanto che non consente mai al suo diretto marcatore di recuperare lo svantaggio preso quando inizia un movimento.

Ci sono poi anche alcuni canestri che nascono quasi dal nulla e sono il frutto dell’estro di questo magnifico giocatore, a cui non manca certo la fiducia nei propri mezzi, tantomeno quella sera.

Giovanni Aiello

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