Quando la self-confidence sfiora l’arroganza: il Draft NBA e le dichiarazioni dei nuovi talenti

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Si avvicina il draft NBA e le dichiarazioni dei giocatori eleggibili si fanno sempre più scottanti, le ultime in ordine cronologico sono quelle di Ennis e Wiggins…

L'NBA e la cura dell'immagine: la maglia numero 23 dei Bulls è universalmente conosciuta e Jordan è il simbolo della pallacanestro.
L’NBA e la cura dell’immagine: la maglia numero 23 dei Bulls è universalmente conosciuta e Jordan è il simbolo della pallacanestro.

Si sa che l’NBA è un business e di conseguenza per avere successo nel proprio mestiere sono necessarie, oltre alle doti cestistiche, capacità di marketing. Per un giocatore di basket d’Oltreoceano è fondamentale saper vendere il proprio talento, diventare un’icona di questo sport; da “Magic” Johnson a LeBron James, passando per Michael Jordan e Jesus Shuttlesworth, pardon Ray Allen. Le migliori star della lega cestistica più famosa al mondo non si nascondono dalle telecamere, le cercano.
In tal senso, in vista della Draft night, i giovani in uscita dal campionato universitario devono convincere i GM delle varie squadre che sono i giocatori giusti per la loro franchigia. Oltre a mostrare le proprie doti in campo diventa dunque fondamentale l’aspetto dialettico, la dimostrazione di avere gli attributi giusti per competere ad alto livello. Ma va sempre tenuto a mente che tra la spavalderia e l’arroganza il confine resta molto sottile…

Le dichiarazioni di Ennis sono il classico caso ai confini tra arroganza e self-confidence.
Le dichiarazioni di Ennis sono il classico caso ai confini tra arroganza e self-confidence.

Ieri Tyler Ennis, playmaker di Syracuse dichiaratosi eleggibile dopo un solo anno in NCAA, aveva rilasciato le seguenti dichiarazioni:

<< Certamente sono il miglior playmaker del draft. Penso di avere l’abilità di guidare un team, penso di avere l’abilità di rendere migliori gli altri e penso di essere capace di congiungere queste abilità per diventare una vera point guard, capace di segnare quando la squadra ne ha bisogno. Ci sono un sacco di giocatori in giro in grado di gestire la palla, probabilmente molti di loro lo sanno fare meglio di me, ma credo che nessuno abbia un pacchetto da playmaker completo come il mio in questo draft. >>

Un altro freshman, oggi, non è stato da meno a parole. Si tratta di Andrew Wiggins, da molti considerato la scelta numero uno di questo draft, che nel pomeriggio ha risposto come segue alla domanda su chi sarà il primo giocatore ad entrare nell’NBA tra i talenti iscritti al Draft 2014:

<< [nei vari mockdraft] metto sempre me stesso alla numero uno, davanti a tutti. Questo sono io. Ho molta fiducia in me stesso. >>

Già, forse troppa. Non dimentichiamoci che molti dei giocatori che parteciperanno alla draft night del 2014 sono freshmen, ovvero giocatori con un unico anno di esperienza alle spalle. Oltre al fatto che l’NBA è di un livello differente rispetto al campionato universitario, i ragazzi che si presenteranno davanti al commissioner Adam Silver la notte del 26 giugno non devono dimenticarsi di essere dei ragazzi, che non hanno ancora dimostrato nulla. E’ vero, spesso la cosiddetta self-confidence è decisiva in un campione, ma è altrettanto vero che se si punta troppo in alto l’asticella, il rischio è quello di farsi molto male in caso di caduta.

jay williamsJay Williams, dopo essere stato scelto da Chicago con la numero due assoluta nel lontano 2002, dichiarò:

<< Non sono Michael Jordan, adoro il fatto che Chicago abbia vinto tanto con lui, ma credo che la città abbia passato quei fasti. Dobbiamo andare avanti. Ne è passato di tempo. Riporterò Chicago là dove l’aveva portata lui.>>

Qualcuno se lo ricorda?

Niccolò Armandola

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