ATTACCO: Lasciando perdere le statistiche che sono veritiere fino ad un certo punto, occorre fare una premessa: sono due playmaker con due concezioni della pallacanestro diametralmente opposte. Il nativo di Louisville (ma fiero prodotto dei Wildcats) ha basato principalmente tutta la sua carriera a servire con estrema attenzione giocatori del calibro di Pierce, Garnett ed Allen, preferendo sempre il passaggio vincente alla soluzione individuale (vive di autentiche fiammate). Il franco-belga ha avuto un percorso nettamente differente, non essendo un playmaker vecchio stampo ha saputo costruirsi movimenti terrificanti soprattutto all’interno dell’arco dei tre punti. I ruoli differenti all’interno dei due sistemi (il #9 biancoverde col tempo ha elevato il suo status, ma non la sua attitudine offensiva) condizionano pesantemente la scelta: vince Tony Parker.
DIFESA: Passiamo all’altra faccia della medaglia, la metà campo difensiva. Rondo da diversi anni a questa parte è una presenza fissa nei quintetti difensivi, essendo sempre un pericolo nei recuperi da dietro e sulle linee di passaggio grazie alle sue braccia lunghissime e al suo intuito imbarazzante. Steve Nash recentemente ha ammesso che nel 90% dei casi il playmaker che viene battuto dal palleggio difficilmente recupera; Rondo tuttavia rientra nel rimanente 10%, come ammesso dallo stesso canadese: “Devi pensare di batterlo due volte, una con lui non basta”. Il fido scudiero di Popovich, eccetto nelle occasioni importanti, non si è mai fatto un nome come difensore (le sue qualità sono ben altre), ci sembra doveroso attribuire il punto al genio dei Celtics.
GESTIONE GIOCO: Sfida finita prima di cominciare,Rondo è completamente un All Around Player nonostante sia un playmaker fatto e finito (va a rimbalzo quasi come un lungo,le cifre parlano chiaro) e smazza assist su assist,confermandosi primo negli ultimi anni in questa categoria. Parker gestisce a meraviglia il gioco sublime degli Spurs,detta i ritmi alla perfezione,ma onestamente,crediamo sia superiore RR9 in questo punto, e non di poco.
LEADERSHIP: Entrambi leader emotivi,silenziosi,il primo ha passato la prima parte della sua carriera sotto l’ala protettrice di mostri sacri di questo gioco come Garnett, Pierce ed Allen, ma nonostante ciò è riuscito ad emergere come leader, fattore estremamente importante. Il direttore d’orchestra degli Spurs tuttavia non è stato da meno, partito in sordina in un contesto fatto e finito (quello delle Twin Towers con Robinson e Duncan) con il passare degli anni è riuscito a prendere in mano lo spogliatoio e dettare legge quando delegato da Popovich. Se il playmaker dei Celtics ha spesso rivestito un ruolo fondamentale al fianco di altre personalità importanti (due sicuri futuri Hall of Famer), quello degli Spurs è riuscito a sostituirle (memorabile la nomina come head-coach della squadra dopo un’espulsione del Pop in RS o la conduzione della nazionale francese nelle ultime competizioni).
CLUTCH: Nei momenti difficili,è il campione che esce; entrambi lo sono,ma difficilmente si prendono l’ultimo tiro per motivi di gerarchia. Dobbiamo confrontare il loro contributo nelle partite decisive: Rondo ha provato a caricarsi una squadra data per tutti spacciata come Boston e condurla fino alle Finals 2010 prima e fino alle Eastern Conference Finals nel 2012 (dove ha dovuto lasciare il passo ai Miami Heat, soltanto in gara 7), ma anche Parker ha dimostrato di essere una garanzia e la straordinaria freddezza nelle passate Finals (da ricordare l’MVP vinto nel 2007 nella serie contro i Cavaliers) non può passare inosservata, anche qui pensiamo che lo scontro debba finire in parità.
VERDETTO: Il risultato non premia nessuno dei due e sotto un certo punto di vista forse è meglio così, arrivati a certi livelli la differenza è impercettibile e mai come in questo caso si ha la netta sensazione che il risultato potrebbe propendere sia da una parte che dall’altra. Attualmente, insieme ad un certo Christopher Emmanuel Paul, questi due rappresentano il meglio del meglio nel ruolo di point-guard, impossibile chiedere di meglio.
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