Rashad McCants si confessa: “A North Carolina non andavo mai a lezione”

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La NCAA ha regole ferree riguardo al rendimento dei propri giocatori, non tanto per quanto concerne quello sul parquet, ma quello dietro i banchi di scuola. I giocatori devono avere una determinata media per essere ammessi nella squadra dell’Università e lo stesso avviene a North Carolina, uno dei vivai più talentuosi per il mondo della NBA e dei professionisti in generale.

North Carolina Tar Heels v Michigan State Spartans
Rashad McCants ai tempi di NC.

Rashad McCants, tre stagioni con i Tar Heels e un titolo NCAA, rischia però di far saltare quella che è l’immagine del celebre college che, tra gli altri, ha donato alla NBA Michael Jordan. In un’intervista a ESPN la guardia, 1721 punti segnati con NC, ex Minnesota Timberwolves e Sacramento Kings, ha dichiarato di non aver quasi mai frequentato le lezioni, venendo aiutato nei test sebbene il proprio coach, Roy Williams, sapesse tutto. Queste le sue parole:

A North Carolina avevo dei tutor che mi scrivevano i saggi da consegnare alla fine del trimestre. Io andavo raramente a lezione, potevo giocare nella squadra di basket perché fingevo di frequentare la classe. A UNC si usava il sistema delle paper class [senza lezioni da frequentare, il voto finale dipendeva da un saggio scritto privatamente da consegnare alla fine del trimestre, ndr] e il mio coach Roy Williams lo sapeva bene. Quando vai al college, non vai a lezione, scendi solo in campo e giochi. Questo è esattamente il modo in cui funzionava e penso che fosse la tradizione di tutto il college basketball, anzi di ogni sport universitario. Non sei lì per imparare, nonostante ti dicano così. Sei lì solo per fare il bene della scuola, attirando spettatori alle partite e aumentando il prestigio del college vincendo le partite.

Immediatamente è arrivata la risposta di coach Williams, attualmente ancora allenatore dei Tar Heels:

Sono in totale disaccordo con le dichiarazioni di Rashad. In alcun modo io ero a conoscenza di ciò che ha detto o ne sono stato coinvolto, sono sicuro che i giocatori che ho allenato in questi anni mi darebbero ragione. Ho speso 63 anni della mia vita a fare le cose nel modo migliore e più corretto possibile e le sue parole non sono giuste nei confronti miei e dell’Università.

Francesco Manzi

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