Ray Allen è ancora ferito per ciò che ex compagni e tifosi dei Celtics gli hanno detto in questi anni

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Subito dopo l’annuncio del suo ingresso nella Hall of Fame, a Kevin Garnett era stato chiesto come l’avrebbe presa se Ray Allen, col quale litigò nel 2012 dopo il suo passaggio ai Miami Heat in free agency, si fosse presentato alla cerimonia di Springfield ad agosto o alla cerimonia per il ritiro della sua maglia #5 da parte dei Boston Celtics all’inizio della prossima stagione. KG aveva per la prima volta, pubblicamente, smorzato i toni nei confronti di Allen, definendolo comunque “un fratello” nonostante la sua scelta: l’ex lungo di T’Wolves e Celtics aveva comunque aggiunto di non voler obbligare nessuno a presenziare ai due eventi che lo vedranno protagonista.

Ospite del podcast di Cedric Maxwell durante questa quarantena, anche ad Allen è stato chiesto un parere a riguardo e quali siano i rapporti con gli ex compagni di squadra con i quali vinse il titolo nel 2008. Jesus Shuttlesworth è stato molto meno pacato di Garnett in un certo senso, dichiarandosi ancora molto ferito da ciò che sia i suoi compagni che i tifosi dei Celtics gli hanno detto nel corso degli anni, dopo il suo addio a Boston:

Ho lasciato da free agent. Ho lasciato perché c’erano un sacco di problemi irrisolti che la squadra non stava considerando o non aveva intenzione di risolvere… Da free agent, vuoi sapere se la squadra sia disposta a fare quello che pensi sia giusto. Ora è il 2020, sono passati 9 anni [8, ndr]. Ho ricevuto così tanto odio, minacce di morte, commenti al vetriolo da parte dei tifosi di Boston. Quei ragazzi mi hanno praticamente rimosso dai Big Three, e hanno detto così tante cose negative su di me… Io non ho mai detto niente del genere su di loro. Possiamo parlare di quel che è successo, possiamo dire che siamo fratelli e che ne abbiamo passate tante, ma questo non cambia quello che è successo. Mi ha fatto male, anche solo sentire alcune delle cose che sono state dette. Dovremmo ricordare con gioia quel periodo, ma vogliono odiarmi perché me ne sono andato.

Francesco Manzi

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