Road to the Draft: R.J. Barrett, from Canada with love

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Figlio d’arte di Rowan Barrett e figlioccio di battesimo di Steve Nash, R.J. Barrett è nato e cresciuto nel nome del basket e del Canada: “il basket è l’unico modo che ho per servire il mio Paese” diceva quando giocava ancora nella sua high school di Monteverde. Nel corso degli anni ha ottenuto una quantità indescrivibile di premi di squadra ed individuali, tra i quali le nomine di MVP al Nike Hoop Summit e al Jordan Brand Classic. In questa stagione è entrato nella NCAA, aggregandosi al team di Coach K, i Duke Blue Devils. In una delle squadre collegiali più forti di sempre, composta tra gli altri da Zion Williamson, Cam Reddish, Tre Jones e lo stesso Barrett, ha espresso il suo miglior basket, giocando ad altissimi livelli. Durante la stagione ha mantenuto medie eccellenti, mettendo a referto 22.6 punti, 7.6 rimbalzi e 4.3 assist di media.

R.J. Barrett è una guardia dalla imponente struttura fisica: 2,01 m per 92 kg. La stazza è perfetta per il ruolo e, grazie ad un controllo del corpo impeccabile, risulta sempre essere bilanciato ed in equilibrio. Il classe 2000 di Toronto è uno scorer eccellente, dispone di un repertorio di altissima qualità, con una grande varietà di movimenti in attacco a canestro. L’IQ è però ciò che lo rende davvero speciale: Barrett infatti in partita sembra sempre essere a suo agio, senza mai perdere la calma, e riesce ogni volta a prendere ottime decisioni in corso d’opera. Dispone inoltre di un buon tiro dalla media. Nell’altra metàcampo di gioco, è un buon difensore con grande abilità di movimento di piedi: è agile e reattivo, molto bravo anche nei cambi difensivi. Il ragazzo fisicamente riesce a guadagnare spazio sotto canestro, il che lo rende anche un ottimo rimbalzista.

Il livello di Barrett è molto elevato, per cui non ci sono delle vere e proprie lacune, ma aspetti leggermente migliorabili. Tra questi sicuramente il tiro dall’arco, che in stagione è stato poco utilizzato e in basse percentuali: solo il 30% per lui durante l’anno. Il ragazzo è mancino, cosa che potrebbe essere positiva e regalare imprevedibilità. Barrett però usa esclusivamente la mano sinistra, il che invece porta all’effetto contrario: essere facilmente intuibile nelle giocate. Inoltre il canadese gioca senza paure e a volte si fida troppo di sé stesso, cadendo nella trappola dell’imprudenza. In fase difensiva invece servirebbe un po’ più di grinta, che in alcuni momenti viene a mancare.

Il ragazzo di Toronto è con ogni probabilità un futuro All-Star. Ad inizio stagione veniva listato come first pick per il Draft NBA 2019, ma a causa dell’eccellente stagione di Zion Williamson e della sorpresa Ja Morant, Barrett è sceso in terza posizione. Alla pick n°3 potrebbe essere scelto dai New York Knicks, destinazione molto gradita al giocatore. Andando a pescare proprio in Canada, si può fare un paragone tra il nativo di Toronto e un ex giocatore di quella città: Demar DeRozan. L’ex guardia dei Raptors, come Barrett, è un ottimo decision maker, scorer e difensore. Entrambi però peccano nel tiro dall’arco. In Canada c’è molto hype nel vedere il figlioccio di Steve Nash all’opera in NBA. Molti lo considerano il futuro della Nazionale, con la quale ha esordito ad appena 18 anni. Se chiedete a Barrett vi risponderà: “Il meglio deve ancora venire”.

Matteo Carnevali

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