La sfida per il ROY è alle battute finali: Burke e Oladipo provano il sorpasso

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La classe di rookie 2014 continua a lasciarci  con la bocca storta, il talento non manca, però proprio nei più talentuosi manca un pò di concretezza e di continuità; altri giocatori si stanno dimostrando di buona solidità sia fisica che mentale, ma rimane comunque la sensazione che possa essere stato un brutto draft.

La scorsa puntata abbiamo analizzato la statistica PER (https://www.basketuniverso.it/nba-rookie-ladder-1-mcw-guida-le-matricole-oladipo-e-burke-lo-insidiano/), questa volta invece abbiamo preparato una tabella con i 17 giocatori più utilizzati ed abbiamo osservato le statistiche proiettate sui 48′, ne è venuta fuori una buona analisi dalla quale è possibile trapelare informazioni che ci aiutano a comprendere le performance dei giocatori.

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Il trio composto da Carter-Williams, Oladipo e Burke continua ad essere in vetta al Rookie Ladder di NBA.com ed a ragione i tre sono ritenuti gli unici della classe in grado di condizionare in modo decisivo le prestazioni delle proprie squadre.
Da un punto di vista prettamente statistico è possibile osservare come Burke non sia un vero fenomeno, ma forse è proprio ciò a renderlo speciale, l’ex Michigan con la sua leadership e la sua capacità di guidare la squadra nei momenti decisivi sta risalendo nelle preferenze degli esperti e nell’ultima settimana si sta parlando di sorpasso in corso sui primi due (probabilmente dovuto al miglioramento complessivo dei Jazz). Carter-Williams, invece è leader in diverse statistiche, anche grazie al fatto che è l’unica vera point-guard in tutto il roster di Philadelphia e può, di conseguenza, prendersi maggiori libertà; insieme a Oladipo raggiunge quasi la stoppata sui 48′, ma entrambi hanno quasi 5 perse ogni 48′. Oladipo continua a sfoderare grandi prestazioni, ma persiste la sua incapacità, in alcuni momenti della partita, di dare equilibrio ai compagni e tale mancanza si ripercuote sui risultati, Orlando infatti è solita subire parziali pesanti e ciò accade in concomitanza dei momenti bui del rookie da Indiana University.

Terminato il discorso sui tre candidati al ROY è doveroso citare alcuni leader statistici più silenziosi:
Tim Hardaway JR: al primo anno NBA, uscendo dalla panchina, nel deserto di New York, tira il 37% da 3 e difende prettamente sfruttando il proprio atletismo;
Mason Plumlee: il giocatore uscito da Duke è solidissimo, le cifre proiettate sui 48′ sono davvero impressionanti per un lungo al primo anno;
Cody Zeller: il più piccolo dei fratelli Zeller è il miglior rimbalzista difensivo della classe, sa aprire bene per il contropiede e sa correre dall’altra parte lasciando il proprio avversario indietro;
Phil Pressey: il playmaker di Boston non è affatto un fenomeno al tiro… ma le sue competenze sono altre, risulta infatti essere primo in due settori notoriamente rilevanti come assist e palle recuperate;
una piccola citazione va fatta anche per Matthew  Dellavedova le cui cifre sembrano  tutt’altro che quelle di un rookie, certo il ruolo è di comprimario, ma i tre valori su assist, palle perse e palle recuperate è davvero valido;
per ultimo abbiamo lasciato “il Macellaio” Steven Adams che viaggerebbe a 8 falli ogni 48’… Questa statistica però non ci faccia solo vedere un lato della medaglia, infatti il buon Steven è primo rimbalzista offensivo e secondo difensivo.

Per ultimo svolgiamo una breve analisi su Antetokounmpo e Olynyk giocatori molto particolari e sottovalutati al draft:

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I due rookie sono arrivati in NBA con molti dubbi sulle loro reali capacità.
Il greco arrivato dalla serie A2 greca sta stupendo tutti con la sua capacità di giocare in campo aperto ed in difesa le sue leve gli permettono di intimidire qualsiasi avversario. Il tiro da tre continua ad essere abbastanza solido e gli assist prodotti sono di pregevole fattura; esposte le sue caratteristiche in questo modo, sembra di parlare di un giocatore completo con un futuro assicurato, ma in realtà non è così: certo in ogni sfaccettatura del suo gioco si intravedono margini di miglioramento, ma il lavoro da fare è lungo e spetterà solo a lui continuare a crescere.

Per quanto riguarda il prodotto di Gonzaga stiamo assistendo ad una crescita esponenziale nelle ultime settimane, il suo gioco è davvero vasto ed uscendo dalla panchina potrà fare le fortune di Brad Stevens per ancora molti anni.
Olynyk come Antetokounmpo ha margini di miglioramento in ogni parte del suo gioco, probabilmente non sarà mai un all-star, ma le credenziali per avere una lunga carriera ci sono, si intravedono sprazzi di talento offensivo e inoltre è possibile ammirare alcune letture di altissimo livello. Gli alti e bassi di questi due giocatori sono noti e visibili partita per partita, ma siamo sicuri che saranno giocatori fondamentali per la rinascita di Boston e Bucks.

Stefano Muratorio

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