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Scottie Pippen, il numero due più forte di tutti i tempi

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Tutti coloro che almeno una volta nella vita hanno giocato o guardato una partita di pallacanestro, sanno alla perfezione come ci sia un giocatore americano che più di ogni altro ha segnato la storia di questo sport.

Stiamo inevitabilmente parlando di Michael Jordan, come si può facilmente intuire, che spesso non viene nominato da solo, ma insieme a Scottie Pippen, suo compagno di squadra all’epoca. Ebbene, non c’è dubbio che quella formata da MJ e Pippen si può considerare come la coppia di giocatori di basket probabilmente più forte di sempre. Anche chi ama le scommesse sa perfettamente come due giocatori del genere spesso conducono alla vittoria: adesso, rispetto a quei tempi, puntare è molto più semplice, grazie ai tanti bonus casino senza deposito immediato presenti sul web.

Jordan fondamentale per Pippen

Capita spesso e volentieri di sentire da parte dei media la classica domanda, ovvero che cosa sarebbe successo se questa coppia si fosse sfaldata. Ovvero, che cosa avrebbe vinto MJ senza Pippen e viceversa Pippen senza Jordan?

Ci sono tantissimi addetti ai lavori che sono fermamente convinti di come la presenza di Jordan fosse decisiva per il successo di Pippen. A sostegno di questa tesi si prende sempre l’esempio legato all’anno in cui MJ decise di ritirarsi improvvisamente dal mondo della pallacanestro. Ebbene, in quella stagione Pippen segna come mai aveva fatto fino a quel momento, con la sua miglior media realizzativa, sia in regular season con 22 punti di media, che nei playoff, con 22.8 punti a partita, che cresce in maniera indiscutibile.

D’altro canto, però, nonostante Pippen segni indubbiamente di più, ecco che i Chicago Bulls non riescono a fare meglio del terzo posto ottenuto nella divisione ad Est, quinto a livello complessivo in tutta la lega, per poi essere sbattuti fuori dai playoff nella semifinale di Conference ad opera dei Knicks, trascinati all’epoca da due star come John Starks e Pat Ewing.

Pippen fondamentale per Jordan

Come si può facilmente intuire, dall’altra parte del recinto troviamo il partito di chi sostiene come l’avere in squadra Pippen, che non ha avuto ultimamente buone parole per il suo ex compagno di squadra, fosse la chiave per Michael Jordan per raggiungere il successo. Ebbene, chi sostiene tale tesi mette sempre in evidenza come, anche se Jordan abbia disputato delle stagioni sensazionali sul parquet, i primi tre anni a Chicago non siano stati affatto vincenti.

Infatti, MJ chiude la prima volta ai playoff a 43,7 punti di media, per poi toccare addirittura i 37,1 punti di media nella stagione regolare del 1986-87. Numeri straordinari, ma che non significano in alcun modo raggiungere il successo, dal momento che i Bulls finiscono fuori dalla lotta per il titolo ai playoff già al primo turno.

Il ruolo di Pippen negli schemi di Phil Jackson

Il tecnico “zen” si è trovato spesso e volentieri a fare da equilibratore in una squadra in cui campeggiavano le personalità di Pippen, Michael Jordan e Dennis Rodman. È chiaro che rinunciare a Scottie era impossibile. Un giocatore di una duttilità pazzesca, in grado di essere schierato praticamente in tutti e cinque i ruoli, garantendo un alto tasso tecnico e qualitativo.

Una delle doti migliori di Scottie Pippen è stata quella di rubare palla, aprendo gli spazi per il contropiede estremamente spettacolare di MJ. In campo aperto, infatti, il duo di cui sopra è stato veramente impossibile da marcare. Con il passare delle stagioni, tra l’altro, Pippen è stato in grado di migliorare il tiro da tre punti fino a diventare chirurgico, con percentuali che si aggirano intorno al 50%.

Non è un caso che, al termine della sua carriera, tra i vari complimenti che sono stati spesi per definire il suo modo di giocare, ne troviamo uno particolarmente esemplificativo delle sue caratteristiche. Ovvero Pippen era un giocatore in grado di guidare il gioco come un play, andare a rimbalzo come un’ala grande, segnare come una guardia e difendere sul perimetro come pochi altri sono stati capaci di fare.

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