Il predestinato, “il figlio del grande Nando”.

La carriera di Alessandro Gentile, da sempre considerato un vero predestinato del basket italiano, è continuamente stata sotto i riflettori, ma il carattere ed il talento del ragazzo, inizialmente, hanno ogni volta avuto la meglio su qualsiasi pressione mediatica e non. Il figlio del grande Nando ha fatto parte di quasi tutte le Nazionali giovanili: nel 2006 (Italia Under 16), nel 2008 (Italia Under 18) e nel 2009 (Italia Under 20), nella stagione 2009/10 esordisce in serie A tra le fila della Benetton Treviso con 3.3 punti di media e un high di 23 punti sul campo della Pepsi Caserta. Veste la maglia della Benetton anche nella stagione 2010-11 dove conquista la Final Four di Eurocup cedendo in semifinale al CajaSol Siviglia e in questa stagione esordisce con la Nazionale maggiore il 13 marzo 2011 sfidando le stelle straniere del campionato nell’All Star Game, conclusosi con la vittoria degli azzurri per 90 a 88 e con 5 punti in 16 minuti per lui). Viene votato miglior Under 22 della stagione regolare 2010-11 ed a soli 18 anni, 6 mesi e 7 giorni di età,in gara 1 delle serie playoff 2011 tra Air e Benetton (vinta dalla Benetton per 82 a 78) realizza 20 punti, nessuno aveva fatto meglio di lui: Antonello Riva, a 18 anni appena compiuti (18 anni e 23 giorni), realizzo’ infatti 17 punti in 22 minuti in Billy-Gabetti 95-100 Gara 1 di semifinale 1979/80; nell’estate 2011 conquista l’argento ai Campionati Europei Under 20 giocati in Spagna, classificandosi 4° assoluto nella classifica marcatori del torneo (18.2 punti a partita) e forse questo è l’evento che fa conoscere il nativo di Maddaloni anche agli appassionati più disattenti come uno dei prospetti più interessanti della sua generazione.

Sabato 17 dicembre 2011 è il giorno della svolta nella carriera di Alessandro: passa all’Olimpia Milano ed a 19 anni, 6 mesi e 28 giorni diventa, in gara 1 di finale 2012 a Siena, il terzo giocatore più giovane della storia del basket italiano a partire in quintetto base in una finale scudetto. Dopo un’altra stagione a Milano vissuta non al massimo tra infortuni e prestazioni esaltanti, nell’estate del 2013 fa sognare tutta l’Italia cestistica insieme ai suoi compagni di nazionale all’Europeo in Slovenia dove, da sesto uomo, ha un ruolo importantissimo nelle vittorie durante la competizione, dimostrando di essere in grado di caricarsi sulle spalle la squadra in alcuni fondamentali momenti del girone iniziale. Forse è questa la prova di maturità che serve alla dirigenza di Milano per promuoverlo capitano della squadra per la stagione 13/14, nella quale Alessandro decide anche di cambiare numero di maglia e prendere il 5 che fu di suo padre Ferdinando.

Durante l’inizio di stagione arrivano un po’ troppe sconfitte in campionato ma in Eurolega la marcia dell’EA7 continua a gonfie vele, con il neo-capitano sempre in quintetto base a guidare la squadra insieme a Moss e Langford (con quest’ultimo che parte dalla panchina per sostituire Jerrells nei momenti decisivi) nel reparto esterni; il turning point della stagone milanese arriva con l’approdo in squadra, da una MPS in fase di ricostruzione, di Daniel Hackett che, dopo qualche gara di ambientamento, è riuscito a ritagliarsi il ruolo di seconda punta offensiva alle spalle di Langford, “rubando” minuti e tiri proprio a Gentile, il quale subisce un’involuzione, soprattutto psicologica, dall’arrivo del prodotto di USC alla corte di Luca Banchi. Sebbene i due siano grandi amici fuori e dentro al campo, è indubbio che il capitano milanese abbia perso smalto e minuti nella rotazione a favore di DH12, accolto, dopo qualche iniziale scetticismo, come beniamino anche dai tifosi dell’Olimpia, in cerca di un giocatore da idolatrare dopo molto tempo. Hackett infatti incarna perfettamente il giocatore per cui le folle si innamorano più facilmente: lottatore in difesa e attaccante fenomenale quando la partita si fa più calda, inoltre il look eccentrico va sicuramente ad aumentare l’interesse per il personaggio. Gentile, al contrario, ha un atteggiamento un po’ “sbruffone” (comunque diminuito rispetto a 1-2 anni fa) dovuto sicuramente alla giovane età e tende a sparire dal match se non è in ritmo e non ha fiducia e palloni in attacco.

Andiamo allora ad analizzare più da vicino i motivi di questa involuzione. C’è da dire che questo calo era facilmente preventivabile, dopotutto è la prima volta in carriera in cui Alessandro non è la prima (o una delle prime due) opzione offensiva della squadra, visto che al momento si trova dietro a Langford, Hackett e ai giochi vicino al canestro per i vari Samuels e Lawal. Inoltre la pressione mediatica che Milano sta affrontando in questa stagione è enorme: è evidente che l’attuale capitano non giochi a mente libera come faceva a Treviso o quest’estate con la Nazionale e lo spazio per sbagliare è pochissimo. Parlando di motivazioni di carattere prettamente tecnico bisogna considerare che il suo ruolo in campo è ancora troppo limitato, dato che non è un play, è troppo lento per giocare contro le guardie di top livello europeo e lo spot da 3 all’Olimpia, nei momenti decisivi, è saldamente nelle mani di David Moss, troppo prezioso sui due lati del campo per essere tenuto in panchina. Gentile, per rendere al meglio, ha bisogno di avere tanto il pallone in mano, cosa che attualmente non è possibile a Milano a causa della presenza di molti giocatori di alto livello e non è ancora in grado di entrare dalla panchina e dare quella spinta offensiva istantanea che l’Olimpia ha bisogno (aspetto in cui Jerrells è diventato fondamentale). A tutto ciò va però aggiunto che il ragazzo non ha ancora 22 anni (è nato il 12/11/1992) e quindi ha tutto il tempo per sviluppare il suo gioco e potenziare la velocità sul primo passo che gli permetterebbe di dominare offensivamente in Europa, visto che il fisico è già importante e il tiro dalla lunga distanza è più che affidabile; tutta Italia (e non solo…) lo aspetta, fiduciosa che il ragazzo possa diventare “the next big thing” per il nostro movimento cestistico.
[banner network=”altervista” size=”300X250″]