E’ andato in onda in tarda serata di Martedì 25 il servizio de “Le Iene Show” su Italia 1 in merito a un presunto scandalo nel mondo della pallacanestro italiana, con particolar riguardo a relazioni tra scommesse sportive e rilevazioni stats delle partite.
Premesso che, stante a quanto esposto nel servizio, non sembrano esserci troppi elementi tali da parlare, addirittura, di “terremoto nel mondo del basket italiano“, come tuonato da qualche testata giornalistica nell’ultima settimana.
Una vicenda che senza dubbio evidenzia comportamenti da condannare, in un mondo (quello del betting) che avrebbe mille e mille storie da raccontare, ma che ha in questo caso come protagonisti individui qualificati come collaboratori esterni di società che avrebbero alterato qualche voce statistica relativa al dato degli assist per trarne benefici economici personali attraverso scommesse su conti online. Ma ricostruiamo bene la vicenda facendo focus sui punti chiave.
Innanzitutto va considerato che la Lega-Basket ha delle responsabilità evidenti, come detto da Umberto Gandini stesso, Presidente di LBA, di aver elaborato un sistema assolutamente INEFFICIENTE in merito alla rilevazione delle statistiche. Infatti, la LBA delega alle società il compito di individuare collaboratori esterni (pagati dalle società stesse) per rilevare le statistiche dei match casalinghi. Non potrebbe invece la LBA individuare e allestire un team di collaboratori propri adibiti a tale funzione e pagarli come collaboratori diretti, tenendo conto che le statistiche da questi rilevate vengono caricate sul sito ufficiale della LBA quasi in tempo reale?
Nel caso di specie, il servizio de Le Iene presenta anche un chiaro ed evidente errore nel condannare apertamente la figura del responsabile area stampa della società di Scafati Luigi Cocco. L’addetto stampa scafatese firmava il comunicato stampa di fine partita in cui, a pie’, veniva riportata la rilevazione del tabellino, con l’indicazione tuttavia dei soli punti segnati dai vari giocatori. Sulla rilevazione del dato di assist, rimbalzi, palle recuperate e quant’altro, la funzione è rimessa solo e unicamente ai collaboratori esterni (che non sono stati citati nel servizio). Che poi questi, unitamente a Luigi Cocco, abbiano effettuato scommesse su propri conti di gioco per ottenere vincite personali è un’altra storia e nulla ha a che vedere né con l’alterazione del risultato sportivo, né tantomeno con una responsabilità oggettiva della società per la quale collaboravano.
Non c’è responsabilità delle società
Infatti, per ipotizzare una responsabilità della società bisognerebbe rifarsi al D.lgs. 231/2001 in materia di responsabilità amministrativa degli enti per reati commessi da soggetti in posizione apicale all’interno dell’ente che hanno agito in nome e per conto dell’ente, con l’obiettivo di procurare un vantaggio o curare un interesse dell’ente stesso. In tal caso non si riscontrano due elementi fondamentali per la configurazione di tale responsabilità:
- I protagonisti della vicenda non sono considerabili soggetti in posizione apicale nell’ente (lo sono, ad esempio, Presidente, General Manager, Soci, non semplici collaboratori esterni o addetto stampa);
- Non c’è traccia di vantaggi economici o di vario tipo conseguiti dalle società, ma solamente di vantaggi di natura economica a titolo personale da parte dei protagonisti.
Il servizio ha riguardato la società di Scafati, ma alla fine nell’intervista al presidente della LBA Gandini viene citata anche la società di Napoli. In tutta la vicenda le società non hanno responsabilità, allo stato delle cose, ma anzi, sono parte lesa per danno d’immagine e hanno già espresso tramite comunicati ufficiali l’intenzione di perseguire in ogni sede competente l’episodio.
Non si poteva presentare la vicenda in altra forma?
Sarebbe stato magari opportuno, sia da parte della trasmissione televisiva, sia da parte di varie testate giornalistiche (molte delle quali non sportive o completamente lontane dalla benché minima conoscenza del mondo della pallacanestro), qualificare l’episodio come un fatto attinente al fenomeno purtroppo profondamente diffuso della ludopatia, e non presentarlo come una piaga di un sistema che, diciamola tutta, può vantare rispetto ad altri sport ambienti molto più sani e improntati ai migliori valori.
Andrea Lambiase
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