Siamo sicuri che il problema del Coronavirus in Italia sia la riapertura di stadi e palazzetti?

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Il 2020 è un anno destinato a entrare nella storia a causa della pandemia di Coronavirus che ha sconvolto in maniera profonda le nostre vite.

Nel mondo sono stati finora scoperti quasi 28 milioni di casi di coronavirus e hanno perso la vita più di 885mila persone.

A marzo, a causa del lockdown, siamo stati costretti a rimanere a casa e le nostre abitudini sono totalmente cambiate nel giro di pochi giorni.

In questi ultimi mesi è profondamente cambiato anche lo sport. A marzo sono stati rinviati o annullati tutti gli eventi sportivi a livello continentale: dalla Champions League nel calcio all’EuroLega nel basket. E solo nel calcio gli eventi sono stati portati al termine con delle formule innovative.
La situazione non è stata molto diversa nemmeno Oltreoceano, visto il rinvio a data da destinarsi della fine della stagione NBA (poi ripresa nelle scorse settimane e ancora in corso) a causa della positività del centro degli Utah Jazz, Rudy Gobert, e di molti altri giocatori pochi giorni dopo.
E in Italia? Per quanto riguarda il basket, il 7 aprile 2020 il Presidente Gianni Petrucci ha deciso di annullare in maniera definitiva tutti i campionati, dalla Serie A alla Promozione e di non assegnare lo Scudetto della stagione 2019/2020.

Nei mesi successivi la situazione in Italia è migliorata, i contagi sono notevolmente diminuiti e il Premier Conte ha scelto quindi di riaprire le diverse attività rimaste chiuse nei mesi del lockdown e concedere maggiori libertà ai cittadini italiani. A due condizioni: che si usasse la mascherina e che si mantenesse il distanziamento sociale. Attività come cinema, discoteche, stadi e palazzetti sono rimasti chiusi, per poi essere riaperti solo qualche settimana dopo quando i contagi hanno iniziato a diminuire.

Il 12 giugno, il giorno in cui hanno riaperto i cinema, è ripartito anche il calcio italiano con la semifinale di Coppa Italia tra Juventus e Milan, rigorosamente a porte chiuse.

 

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Nel corso della stagione estiva, le discoteche delle località più rinomate d’Italia (Sardegna, Puglia, Calabria, Sicilia), hanno iniziato a riempirsi fin dai primi giorni, in barba a quelle poche e semplici regole che erano state imposte poche settimane prima e senza pensare, forse, allo stress psicologico accumulato durante il periodo del lockdown tra le mura domestiche.

Seconda ondata, più giovani contagiati. Gallipoli, il sindaco: «Vigilanti in spiaggia»
Serata in una discoteca italiana durante l’estate 2020.

Il 10 agosto vengono registrati 259 casi, ma i numeri appaiono in rialzo rispetto agli ultimi giorni di luglio quando venivano conteggiate anche meno di 200 persone al giorno.
I contagi iniziano così ad aumentare e il Governo decide quindi per la chiusura delle discoteche anche in virtù dei focolai venutisi a creare proprio a causa delle serate nei locali notturni.

Nel frattempo però il silenzio sulla riapertura degli stadi e dei palazzetti è assordante. La LBA decide di far partire la stagione anzitempo rispetto a quelle che erano le date abituali con la Supercoppa Italia. Si comincia così il 27 agosto, con l’anticipo tra Milano e Cantù e terminerà con le Final Four di Bologna il weekend tra il 18 e il 20 settembre (data in cui inizierà anche la stagione 2020-2021 della Serie A di calcio). Alcune società, anche grazie all’appoggio delle Regioni, hanno deciso di aprire parzialmente i palazzetti con ingressi contingentati, riuscendo però a portare anche più di 1.000 tifosi.

Su questa falsariga, la Juventus F.C. il 2 settembre aveva fatto richiesta alla Regione Piemonte affinché venisse riaperto lo Juventus Stadium già dalla prima giornata di campionato contro l’U.C. Sampdoria, il prossimo 20 settembre. Quella che fino a prima sembrava solo una speranza e per molti un’utopia, stava per diventare realtà. Il Premier Conte, però, pochi giorni fa, durante la festa del quotidiano “Il Fatto”, ha dichiarato che la presenza allo stadio e alle manifestazioni dove l’assembramento è inevitabile non è assolutamente opportuna.
In questi ultimi giorni il numero di casi giornalieri si attesta tra i 1300 e i 1400, con circa 85000 tamponi (con picchi di 100.000) e, vista la situazione che si era venuta a creare nei mesi scorsi, il voler tenere chiusi stadi e palazzetti potrebbe essere anche una scelta corretta, ma ci sono alcune questioni che non sono molto chiare.

Il Premier Conte ha fatto riferimento agli assembramenti che si verrebbero a creare durante l’ingresso e l’uscita dagli stadi. Vero, tutto vero, ma è possibile che nel 2020 le Forze dell’Ordine o gli addetti alla sicurezza non possano far sì che non si crei questo fantomatico assembramento di cui si parla in continuazione negli ultimi 5 mesi? Tutte le società sportive senza gli introiti derivanti dagli incassi da botteghino saranno destinate ad avere profondi buchi nel proprio bilancio. Secondo quanto riporta il “Corriere dello Sport”, l’F.C. Internazionale, guidata da un colosso economico mondiale come Suning, in questo 2020, anche in virtù di una campagna acquisti piuttosto remunerativa, avrà una perdita di circa 100 milioni di euro; la Juventus, dal canto suo, vista la precoce eliminazione dalla Uefa Champions League (i bianconeri sono stati eliminati agli ottavi di finale contro il Lione ndr) avranno un buco di quasi 70 milioni. Queste, nel mondo del basket, sono cifre altissime e irraggiungibili, ma servono comunque a capire ciò che può comportare la scelta di tenere gli stadi e i palazzetti chiusi nel lungo periodo.
Inoltre, pensando agli assembramenti che si vengono a creare all’ingresso/uscita da un palazzetto, sorge spontanea un’altra domanda: nei cinema e soprattutto ai comizi politici gli assembramenti non esistono? Negli ultimi giorni, durante la campagna elettorale per le elezioni del prossimo 20 settembre, è facile vedere sui social politici che parlano davanti a migliaia di persone, senza mascherina e senza distanziamento sociale.

Di seguito alcuni esempi:

 

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NOI VOTIAMO SÌ! #VotaSì

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Per non parlare di altri eventi come quello dei negazionisti, che nella giornata di sabato hanno invaso Piazza Bocca della Verità a Roma, dove hanno intonato cori contro il governo e la “dittatura sanitaria” ed esposto striscioni “no mask”. La nota “positiva” (se tale si può definire) è che in Italia hanno partecipato al comizio quasi 2000 persone, mentre a Berlino si sono contati ben 15.000 partecipanti.

In un’ultima istanza, va sicuramente citata un’altra problematica che ci riguarda direttamente: gli accrediti stagionali nei palazzetti. Secondo gli ultimi rumors, infatti, pare che saranno ammessi nei vari palasport italiani solo 8 giornalisti, compresi gli addetti stampa delle varie società, che fa sì che con ogni probabilità i giornalisti delle varie testate online potranno guardare le partite solamente da Eurosport Player e non poter così garantire un servizio completo ai propri lettori. Qua la domanda che sorge spontanea è abbastanza scontata: con il palazzetto vuoto o semi-vuoto – come nelle ultime settimane – non è possibile sistemare i vari giornalisti all’interno della struttura mantenendo il distanziamento?

A questo punto vi riponiamo la domanda che abbiamo messo nel titolo: siamo sicuri che il problema del Coronavirus in Italia sia la riapertura degli stadi e dei palazzetti?

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