Simone Pianigiani a Sport Week: “con Proli c’è grande sintonia, sono a Milano per imparare”

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Intervistato dal settimanale Sport Week, il coach dell’Olimpia Milano Simone Pianigiani ha parlato della stagione appena trascorsa. Dal titolo numero 28 alle difficoltà affrontate in Eurolega, Pianigiani ha raccontato il dietro le quinte dell’annata biancorossa. Di seguito, riportiamo alcuni estratti interessanti dell’intervista.

L’esordio, umile, è stato:

Sono venuto a Milano per imparare. Ormai lo sport vive di club come l’Olimpia, con una struttura aziendale. Ormai le squadre devono essere delle macchine complesse e gli allenatori devono capire e accettare questa filosofia. Per quanto mi riguarda, ho sposato la linea di pensiero della società Olimpia Milano ma allo stesso tempo ho cercato di aggiungere la mia, che consiste nel migliorare giorno dopo giorno. Per me non esistono giorni liberi, bisogna lavorare tutto l’anno ed è quello che abbiamo fatto in questa stagione. È la cura del dettaglio a fare la differenza, soprattutto in un campionato sempre più in crescita come quello italiano.

A chi dice che Milano ha deluso le aspettative, poiché ha vinto senza dominare, Pianigiani risponde:

È impossibile dominare quando si cambia tutto. In questa stagione abbiamo cambiato tutto, dallo staff ai giocatori. Ognuno di noi arriva da culture diverse, all’inizio è stato difficile assemblare tutti i pezzi e creare un’idea di squadra. All’inizio la coppia di guardie titolare doveva essere composta da Goudelock e Theodore, ma Jordan si è infortunato e abbiamo dovuto ripararci con la firma di Jerrells. Anche sotto canestro dovevamo avere due giocatori neri, esperti e difensori come Young e Jefferson. Poi siamo passati a due centri bianchi, giovani e inesperti come Tarczewski e Gudaitis.

Della giovane coppia di centri, però, non può che essere soddisfatto, pur riconoscendone i limiti:

Gudaitis e Tarczewski sono migliorati tantissimo con il passare dei mesi. All’inizio non erano ancora pronti, ma avevano grande potenziale. Entrambi, però, non hanno i movimenti in post basso. Non sanno giocare spalle a canestro, per questo è necessario assecondare i loro movimenti. Sono giocatori che vanno serviti in un certo modo, a culminare precise rotazioni di palla tra i gocatori. Noi abbiamo tirato molto dall’arco dei 6.75 metri proprio perché Gudaitis e Tarczewski hanno “rollato” in un certo modo.

In Eurolega, Milano ha deluso ancora una volta. L’allenatore meneghino, però, vede il bicchiere mezzo pieno:

All’inizio abbiamo giocato benissimo, le prime tre partite di Eurolega sono state ottime. Eravamo in vantaggio a Mosca, abbiamo tenuto contro il Fenerbahce fino ai supplementari, e con il Real Madrid abbiamo lottato. Poi l’infortunio di Goudelock ci ha un po’ penalizzati e a fine 2017 eravamo ultimi in classifica, stanchi e acciaccati. Proprio in quel momento, però, c’è stata la svolta, soprattutto a livello mentale. Infatti nella seconda parte di stagione abbiamo vinto otto partite su dieci.

Infine, qualche parola sul rapporto con Livio Proli, il presidente:

La sua figura è stata fondamentale nel corso della stagione. Anche lui si è impegnato per motivare i giocatori nel momento più buio. Con lui c’è grande sintonia, mi ha voluto fortemente a Milano. All’inizio non ero convinto, avevo fatto bene in Turchia e Israele e ero dell’idea di rimanere all’estero. Ma la nostra visione comune mi ha convinto a tornare in Italia.

Fonte: Sport Week

 

Niccolò Armandola

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