Stagioni storiche: La Virtus Bologna del Grande Slam

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La Virtus del 97/98 che va vicina alla "tripla corona"
La Virtus del 97/98 che va vicina alla “tripla corona”

Corre l’anno 1998, la Virtus Bologna può contare sulla squadra forse più bella e romantica di sempre, con una delusione sola (John Amaechi) a fronte di tantissime gioie: i giovani Rasho Nesterovic, Chicco Ravaglia e Thomas Ress (in ovvio ordine di importanza), l’esperienza di Ricky Morandotti e dei lunghi “Penna Bianca” Gus Binelli e del dominante Zoran Savic, l’energia di Sandro “Picchio” Abbio e di Hugo Sconochini, il cervello sublime di Claudio Crippa dalla panchina a fare il cambio di Antoine “le Roi” Rigaudeau, impegnato in campo a gestire un attacco stellare il cui terminale principale è uno dei giocatori europei più talentuosi di sempre, Predrag “Sasha” Danilovic, aggiungiamoci pure che in panchina c’è un certo Ettore Messina ed il risultato non può che essere spettacolo puro.

Danilovic e Sconochini dopo la vittoria contro l'AEK
Danilovic e Sconochini dopo la vittoria contro l’AEK

La Virtus vince tutto (o quasi): in campionato record di 23-3 in stagione, 3-1 su Roma, 3-1 su Varese e 3-2 in finale contro la Fortitudo di Myers, Fucka, Rivers, Wilkins, Chiacig e Gay; in Eurolega, dopo aver vinto ai quarti il derby ancora con la Teamsystem, si arriva alla Final 4 di Barcelona dove l’83-61 contro il Partizan ed un intenso 58-44 contro l’AEK di Coldebella in finale regalano il successo ai bianconeri; l’unico neo di una stagione altrimenti perfetta è la sconfitta in semifinale di Coppa Italia contro (indovinate un po’) la Fortitudo.

Dopo due anni di insuccessi nel 1999 e nel 2000, il presidente Madrigali decide di attuare una vera e propria rivoluzione: Danilovic si ritira, se ne vanno Savic, Morandotti, Crippa, Binelli e Nesterovic, si riparte dal neo-capitano Rigaudeau, Abbio, Sconochini e da Messina punto fermo in panchina; vengono presi tanti giovani di ottime speranze, non ancora espressisi ad alti livelli europei e quindi chiamati ad un grosso salto di qualità: il 22enne play serbo Marko Jaric strappato alla Fortitudo, il 20enne australiano David Andersen al secondo anno in bianconero, il 21enne sloveno Matjaz Smodis dal Krka di Novo Mesto ma soprattutto l’argentino classe ’77 Emanuel Ginobili, uno dei principali artefici del miracolo della Viola Reggio Calabria (5° posto ai playoffs da neopromossa); oltre a questi giovani talenti arrivano a Bologna il centro americano Rashard Griffith ed il play di ritorno Davide Bonora.

La Kinder tri-campione: Rigaudeau, Jestratijevic, Smodis, Griffith, Andersen,Frosini, Jaric. Seduti: Abbio, Ginobili, Cuzzolin, Messina, Consolini, Sconochini, Bonora
La Kinder tri-campione: Rigaudeau, Jestratijevic, Smodis, Griffith, Andersen,Frosini, Jaric. Seduti: Abbio, Ginobili, Cuzzolin, Messina, Consolini, Sconochini, Bonora

La stagione non parte benissimo, i giovani forse non riescono subito ad amalgamarsi al meglio con i più esperti e la ferita del ritiro di Danilovic è ancora troppo fresca: alla terza giornata arriva già la prima sconfitta ad Udine contro la Snaidero di Charlie Smith, Micky Mian e Teo Alibegovic, in campo va una Virtus spaccata in due, con da una parte Rigaudeau, Abbio, Sconochini e Griffith e dall’altra Andersen, Ginobili, Jaric e Smodis. Piano piano Messina riesce a unire i due gruppi dentro e fuori dal campo e la squadra ingrana, l’asse Ginobili-Griffith diventa inarrestabile e poter contare su una rotazione a 7 di così alto talento è cosa rara: arrivano 21 vittorie consecutive in campionato, in Eurolega stravincono il girone (9-1) ma il 25 Febbraio arriva come un fulmine al ciel sereno la notizia della positività ad un test antidoping per Hugo Sconochini, 8 mesi di squalifica e la squadra inizia a zoppicare, raccogliendo “solo” 6 vittorie nelle ultime 10 gare di stagione regolare mentre nelle Top 16 le V nere passeggiano sopra l’Estudiantes di Felipe Reyes e Carlos Jimenez.

Nei quarti di finale di Eurolega arriva una spumeggiante Union Olimpija Ljubljana dei talenti locali Beno Udrih, Primoz Brezec e Sani Becirovic: in gara 1 la Virtus vince 80-79 con una tripla di Ginobili nell’ultimo possesso, mentre in gara 2 arriva un’altra vittoria risicata (79-81) grazie ad un Griffith da 26+10; nella serie di semifinale l’avversaria è quella più difficile: la Fortitudo Bologna. Le V nere dominano la serie: gara 1 stravinta 103-76 (Ginobili 22, Jaric 14), gara 2 conquistata sul parquet di casa 92-84 (Ginobili 22, Griffith 17) mentre gara 3 al Paladozza finisce 70-74 grazie ad una storica rimonta dal -18 di inizio quarto periodo (Ginobili 17, Griffith 17), sarà finale contro il TAU Ceramica Vitoria di coach Dusko Ivanovic.

Le V nere sul tetto d'Europa
Le V nere sul tetto d’Europa

Il primo trofeo della stagione arriva nella splendida cornice del Palafiera di Forlì: il trio Ginobili-Smodis-Griffith (MVP del torneo) si sbarazza di Biella, Roma e Pesaro e conquista il successo nelle Final Eight di Coppa Italia, riuscendo lì dove lo squadrone del 1998 aveva fallito. Tra la fine della stagione regolare di campionato e l’inizio dei Playoffs, la Virtus si gioca l’ultima serie finale di Eurolega, prima che Bertomeu cambi il formato a come lo conosciamo oggi: come già detto, l’avversario è il Tau Ceramica guidato in regia da Elmer Bennett, con sotto canestro l’alter-ego di Griffith, Joe Alexander,  il francese Foirest ed il lituano Stombergas a colpire dal perimetro ed il tandem argentino Scola-Oberto; la serie è una guerra: senza Griffith i bianconeri perdono in casa la prima partita (65-78) per poi vincerne due di fila (94-73, Rigaudeau 23, e 60-80, Ginobili 27), gara 4 la vince il TAU e si arriva così alla decisiva gara 5, in cui Ginobili (MVP), Griffith, Rigaudeau e Jaric sono perfetti e danno a coach Messina la gioia più grande, la Virtus è campione d’Europa.

Con la possibilità di conquistare tutti i trofei possibili in una stagione, le V nere hanno ora in testa un solo obiettivo, lo Scudetto. Detto, fatto: la Roseto di Mario Boni, la Benetton di Nicola, Brown, Naumoski, Nachbar e Garbajosa e la Fortitudo di Myers, Fucka e compagnia sono schiacciati dalla forza di questa Virtus che conquista il tricolore senza nemmeno una sconfitta nei Playoffs, è Grande Slam.

Un’impresa epica, riuscita a pochissimi in Europa (in Italia solo alla fantastica Olimpia di coach Peterson nel 1987 ed all’indimenticabile Ignis Varese di Asa Nikolic) di una squadra leggendaria composta da giocatori e uomini leggendari: Ettore Messina dichiara: “Onore alla società ed ai giocatori, è il gruppo più forte che ho guidato”; capitan Rigaudeau è stato a capo di una banda di ragazzini a cui Madre Natura ha affidato un talento cestistico con pochi pari, su tutti Emanuel Ginobili, che ha deciso di concedere a Bologna ed all’Italia la grazia di poterlo ammirare da vicino per una, storica stagione.

 

foto: Virtuspedia.it

Francesco Manelli

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