Stephon Marbury si apre: “Ero depresso e sono stato vicino a suicidarmi”

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alg_marburyLa carriera di Stephon Marbury avrebbe senza dubbio potuto dare di più alla pallacanestro e alla NBA visto l’enorme talento del giocatore in questione. Purtroppo, come accade spesso, ai mezzi tecnici e fisici non si accompagna una sufficiente forza mentale e fortuna con gli infortuni, per questi motivi la carriera nella Lega del playmaker nativo di Brooklyn è durata appena 13 anni, il tempo di venir convocato due volte all’All Star Game e formare una devastante coppia a Minneapolis con Kevin Garnett, senza però vincere alcun titolo.

A 33 anni il trasferimento in Cina, dove Marbury gioca tuttora nei Beijing Ducks e dove ha vinto due titoli CBA. Il playmaker si è aperto nell’HBO Real Sports, in un’intervista che andrà in onda il 20 Gennaio, a proposito del proprio stato mentale nell’esperienza ai Knicks. Ciò che ne è emerso è destinato a fare molto rumore:

Mentre tutto proseguiva con i Knicks e mio padre moriva [proprio durante una partita di Marbury nel 2007, ndr], il marchio Starbury [marchio di scarpe e vestiti che prende il suo nome, ndr] stava pian piano morendo. Penso che tutto questo mi abbia fatto più male che vedere la mia carriera andare nella direzione in cui stava andando. Ero intrappolato nei miei pensieri, intrappolato a pensare a come venivo trattato e alle decisione che avevo preso. Volevo morire, in alcuni giorni volevo suicidarmi. Ci pensavo… Non era a proposito del basket, ero io. Ero così depresso e così malato.

I litigi con gli allenatori hanno fatto declinare la carriera di Marbury dopo l’esperienza ai Knicks, fino a costringerlo a lasciare la NBA. Una volta in Cina, afferma sempre il giocatore nella stessa intervista, l’affetto dei tifosi asiatici e l’ostilità di quelli statunitensi ha fatto maturare in lui il desiderio di non fare ritorno in America.

Francesco Manzi

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