Summer League, spunti e prime valutazioni: ecco i Rookie della Est Coast

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La Summer League è uno degli eventi più entusiasmanti che organizza la NBA: non tanto per la qualità delle partite, anche perchè non esistono schemi o gioco di squadra, sono le classiche partite dove l’indivualismo regna padrone per il campo, ma per la possibilità di dare alcune prime valutazioni dei tanti rookie che vi partecipano. Soprattutto quest’anno, dopo un Draft che sembra essere destinato a passare alla storia per la quantità di talenti che sono stati scelti, le partite “da non perdere” erano tante, tantissime.

Noi di BasketUniverso abbiamo deciso di dare una valutazione vera e proprio ai giocatori che più ci hanno stupito/deluso, cercando di essere il più coerenti possibile e dividendo i rookie in base alla conference di provenienza. Badate bene però cari lettori: se vi aspettate di trovare il solito 10 a Jabari Parker o al più gettonato Wiggins vi sbagliate di grosso.

 

PROMOSSI

 

 

DOUG MCDERMOTT  (Chicago Bulls)

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Che Doug McDermott fosse un realizzatore si sapeva: lo dicono i suoi 4 anni a Creighton, che gli hanno permesso di diventare il quinto miglior realizzatore nella storia della Division I (3.150 punti complessivi). Che fosse un leader tanto in campo quanto in spogliatoio si sapeva: chiedere sempre ai Bluejays chi li ha trascinati la scorsa stagione al torneo. Passione, voglia di sbattersi, tenacia e carisma: queste sono le doti che il nostro ha messo in mostra in questi giorni. In coppia con Tony Snell ha trascinato i Bulls segnando 20.5 punti di media con il 50% dai tre punti, specialità della casa. Pare che ogni dubbio sulla sua permanenza nella Lega sia scomparso e che le sue doti atletiche, prese di mira prima del Draft, si siano rivelate meno pietose di quanto previsto: un giocatore intelligente, che in difesa rende  in un contesto di squadra, altruista e che in attacco segna spesso e volentieri. A Chicago non potevano chiedere di meglio.

 

P.J. HAIRSTON (Charlotte Hornets)

Questo è il tipico caso del giocatore dal talento straordinario, ma che potrebbe esplodere psicologicamente parlando da un momento all’altro. Ebbene si: siamo di fronte ad una testa calda. Ma questo qua la mette, eccome se la mette. Stiamo parlando di una shooting guard che fa dell’atletismo il suo punto di forza, con discrete percentuali dal campo, ma soprattutto di un ragazzo che non ha paura di prendersi tiri importanti. In sette partite con i suoi Hornets è stato proprio Hairston a diventare il leader della squadra: 18.3 punti con il 33% dal campo e il 34% dalla lunga distanza, mettendo in secondo piano il più gettonato compagno di squadra Noah Vonleh. Se a Charlotte sapranno dare il giusto spazio al ragazzo, abbiamo di fronte un ottimo asset che dalla panchina potrebbe risultare fondamentale nella prossima stagione.

 

ELFRID PAYTON (Orlando Magic)

Si. Oh si. Non scuotete la testa perchè uno dei giocatori rivelazione di questa Summer League è proprio lui: Elfrid Payton. Il giocatore  in uscita da che inizialmente era stato scelto da Philadelphia, è stato scambiato con gli Orlando Magic, per Dario Saric. Scoraggiato? Per niente! Tanta sostanza, intensità difensiva e un grande cuore: queste le caratteristiche che contraddistingono il giocatore. Io mi permetto di aggiungerci ottima visuale di gioco e IQ cestistico sopraffino: 9.2 punti e 7 assists di media, con percentuali idilliache come il 59% dal campo e il 50% da tre punti. Scelto per la sua solidità difensiva, Payton ha dimostrato di saper selezionare con intelligenza i tiri, dimostrando di incidere anche nelle metà campo offensiva. Ai Magic il ruolo di playmaker titolare non sembra essere più un miraggio.

 

 

RIMANDATI

 

JABARI PARKER (Milwaukee Bucks)

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NBA ready: questa è la definizione che qualsiasi talent scout associava a Jabari Parker. Fisicamente già pronto per reggere il confronto con i piani alti e con ogni probabilità del caso offensivamente parlando meglio dell’80% dei giocatori che militano nella Lega. Le cifre di questa Summer League lo hanno ampiamente dimostrato: 15.6 punti conditi da 8.2 rimbalzi. Vi starete chiedendo perchè allora inserirlo nella lista dei rimandati?

Questa volta vi voglio fare io una domanda: chi lo ha visto giocare è rimasto impressionato?

Io se devo essere sincero no. Per niente. Mi aspettavo molto di più sia a livello mentale che a livello di leadership. Non mi aspettavo di certo le PESSIME percentuali dalla linea dei tre punti (18.2%) come le 5 palle perse a partita. Le apettattive che tutto il mondo si era fatto a mio modo di vedere sono state deluse. E’ solo la Summer League anche questo è vero, ma speriamo cambi marcia presto.

 

ANDREW WIGGINS (Cleveland Cavaliers)

Andrew WigginsQua il discorso è analogo a quello fatto precedentemente, ma allo steso tempo diverso. Andrew Wiggins viene scelto alla prima dai Cavaliers e se le aspettative per Parker erano altissime, figuriamoci per una prima scelta.

Se tiriamo le somme Wiggins ha giocato bene e ha mostrato tratti in cui sembrava impensabile poterlo fermare. Le statistiche sono discrete: anche per lui 15.5 punti di media, solamente 1.5 palle perse che sono tra le altre quasi pareggiatte dalla palla recuperata a partita di media. Perchè non lo promuoviamo allora? Per il semplice fatto che ha giocato 2 partite. Troppo poco per definirlo il giocatore che si prospetta essere, troppe promesse che aspettano di essere mantenute.

 

 

BOCCIATI

 

MARCUS SMART (Boston Celtics)

Ha giocato fuori ruolo, ma forse più per sua scelta che per volontà dell’allenatore bianco-verde. Smart è un ottimo leader vocale, un trascinatore che in una franchigia come quella dei Celtics, ricca di tradizione, calza alla perfezione. Fisicamente incredibile per il suo ruolo, sa controllare i ritmi della partita e spingere in contropiede. L’unica cosa che NON DEVE fare è una: mettersi in testa di diventare la prima opzione offensiva della sua squadra. Purtroppo durante la Summer League lo ha fatto (o almeno ci ha provato) e i risultati mi danno ragione: 14.8 punti tirando con il 29% dal campo (20-68) e il 25.7 % dalla lunga distanza (9-35). Difensivamente già pronto, bisogna lavorare ancora molto sulla meccanica del tiro, senza nemmeno discutere per quanto riguarda le percentuali e la selezione.

 

AARON GORDON (Orlando Magic)

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Dopo aver tanto osannato Elfrid Payton, ci tocca bocciare il compagno di squadra e quarta scelta assoluta di questo draft Aaron Gordon. Tutti noi sappiamo che le caratteristiche principali del nostro sono atletismo e difesa: nessuno ai Magic gli chiederà mai di diventare la prima opzione offensiva della squadra o il franchise player che manca in Florida, ma i 7.8 punti di media a partita con cui a chiuso il torneo sono ancora troppo pochi. Il gioco perimetrale è tutto da inventare e manca un solido tiro dalla media-lunga distanza. Molto probabilmente il suo ruolo nella NBA sarà quello di power forward, ma se al college spiccava per il senso della posizione a rimbalzo, in cinque partite è riuscito a catturare a malapena 5 rimbalzi di media. Aspettative? Anche qui siamo rimasti delusi.

 

SHABAZZ NAPIER (Miami Heat)

Ha vinto il campionato NCAA con Connecticut, squadra su cui nessuno avrebbe puntato un centesimo ad inizio stagione. Lui era il playmaker titolare e contribuiva con carisma e playmaking. Che fine ha fatto Shabazz Napier? Secondo molti esperti prima di trionfare con UConn il suo nome si aggirava intorno alla metà del secondo giro. E’ stato completamente rivalutato, giustamente aggiungo io. A Miami, dopo l’addio di LeBron James, servirà mantenere unito lo spogliatoio e sperare nella crescita di alcuni giocatori. Verrà chiesto qualcosina anche a Napier, che si spera possa contribuire meglio rispetto a quanto fatto di recente: un’apparizione per Napier e solamente 11 punti e 5 assists, con 5 palle perse. L’altezza e il suo fisico longilineo preoccupano coach Spoelstra, che spera di trovare nel suo playmaker un giocatore intelligente e con un’importante visione di gioco, doti che mancano in quel ruolo sia a Chalmers che a Cole.

 

 

 

 

 

 

 

Giovanni Aiello

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