Kevin Love è decisamente IL nome più caldo dell’estate NBA insieme a Carmelo Anthony, anche più di LeBron James. L’ala grande dei Minnesota Timberwolves, che ha tenuto medie strabilianti per tutta la stagione 2013-2014 (parliamo di 26.1 punti, 12.5 rimbalzi, 4.4 assists con il 45% dal campo e il 37% dall’arco, con 2.5 triple realizzate per partita), è al centro di numerosissimi trade rumors perché il californiano ha già reso noto che la prossima estate non eserciterà la player option da quasi 17 milioni di dollari, a meno che i Timberwolves non lo cedano ad una franchigia di suo gradimento.
Uno sguardo al passato
Al termine della stagione 2010-2011 Kevin Love, reduce dalla sua breakout season in cui guidò la classifica rimbalzi con oltre 15 di media a partita, cominciò a contrattare il rinnovo del suo contratto con David Kahn e Glen Taylor, rispettivamente GM e proprietario dei Minnesota Timberwolves. Il nativo di Santa Monica era partito con la richiesta di un max contract (circa 80 milioni in 5 anni), mentre i due capoccia dei Wolves iniziarono da cifre nettamente inferiori. Complice il lockout, le trattative andarono per le lunghe e solo il 25 gennaio 2012 Love poté firmare il suo quadriennale da 60 milioni di dollari, con player option al termine della terza stagione, per la soddisfazione (…) di Kahn e Taylor, che tennero il ruolo di designated player per Ricky Rubio (in realtà il designated player sarà Nikola Pekovic, che ha firmato un contratto da 60 milioni in 5 anni la scorsa estate) e trattennero comunque la loro stella in una squadra che sembrava poter crescere di competitività negli anni, dando a Love i giusti stimoli per esercitare la sua player option e rinnovare ancora il suo contratto.
Perché Love non eserciterà la player option nell’estate 2015
La questione è semplice: al momento della firma del contratto i Timberwolves sembravano una delle franchigie in maggiore ascesa dell’NBA. L’arrivo di Rick Adelman, considerato uno dei migliori coach NBA in circolazione, e di J.J. Barea, protagonista a sorpresa del titolo conquistato dai Dallas Mavericks l’anno precedente, uniti alla potenziale crescita di giovani come Wesley Johnson (selezionato come quarta scelta nel draft precedente) e Derrick Williams (seconda scelta assoluta dietro Kyrie Irving e arrivato con enormi aspettative a Minneapolis), oltre all’approdo di Ricky Rubio, che sembrava poter diventare uno dei migliori playmaker della lega, avevano generato sui T’Wolves un carico di aspettative enormi, ma il grave infortunio del play spagnolo, unito all’immaturità di elementi importanti del roster come Michael Beasley e Martell Webster, ha fatto sì che Minnesota chiudesse la stagione con un record di 26 vittorie e 40 sconfitte, che decretarono l’ottavo anno consecutivo in lottery, con la beffa di non poter neppure scegliere al primo round in quel draft, in quanto la scelta fu ceduta addirittura 7 (SETTE!) anni prima in uno scambio con i Clippers che vedeva coinvolti Sam Cassell, Marko Jaric e Lionel Chalmers.
La stagione 2012-2013, che doveva essere quella del riscatto per Love & Company, e che era iniziata con le firme di free agent del calibro di Andrei Kirilenko, Aleksey Shved e di un redivivo Brandon Roy, è stata pesantemente condizionata dagli infortuni subiti da OGNI componente del roster, a partire dai problemi cronici alle ginocchia dello sfortunatissimo Roy, passando per il doppio torn ACL (triplo se consideriamo quello dell’anno passato di Rubio) di Josh Howard e Malcolm Lee, oltre alla doppia frattura alla mano proprio per Love, che ha saltato 64 partite su 82 della stagione passata.
Anche la stagione appena giocata è stata un totale fallimento per i Timberwolves, che hanno mancato per la decima volta consecutiva l’accesso ai playoffs, nonostante le firme a cifre pesanti di Kevin Martin, Corey Brewer e Chase Budinger, con Love che ha definitivamente perso la pazienta nei confronti di una dirigenza incompetente (nonostante la defenestrazione con disonore di Kahn a favore di un romantico ritorno di Flip Saunders) che non ha mai saputo costruirgli attorno un nucleo vincente, dando contrattoni a destra e a manca (emblematici i casi di Barea e Martin, due giocatori di cui i Timberwolves vorrebbero liberarsi, prigionieri dei loro stessi contratti, fuori mercato per quasi tutte le franchigie) e fallendo quasi ogni draft del post-Garnett, selezionando, ad esempio, Corey Brewer al posto di Joakim Noah nel 2007, QUATTRO playmaker nello stesso draft, quello del 2009, in cui vennero scelti Rubio, Jonny Flynn (epurato in Australia dopo appena 2 anni di NBA e preferito a tal Stephen Curry), Ty Lawson e Nick Calathes, e due tweener più che enigmatici come Wesley Johnson (con gente come Boogie Cousins, Greg Monroe, Gordon Hayward e Paul George ancora disponibile) e di Derrick Williams (chiamato davanti a Kemba Walker, Klay Thompson, Kawhi Leonard, Nikola Vucevic e Kenneth Faried).
Tutti questi fattori, oltre alla scarsa possibilità di sondare il mercato dei free agent a causa di un cap intasatissimo e della scarsa appetibilità di uno small market come il Minnesota, hanno portato Love a dichiarare che non eserciterà la sua player option il prossimo anno e di voler essere scambiato.
Le possibili destinazioni e le richieste dei Timberwolves
Il sogno di Kevin Love, neanche troppo nascosto, è di tornare a giocare in California in squadra che possa competere per il titolo. Se fino a qualche tempo fa erano molti forti le voci che lo volevano ai Los Angeles Lakers, adesso la californiana con le maggiori possibilità di acquisirlo sono i Golden State Warriors, che hanno una squadra giovane e con margini di crescita ed uno stile di gioco che ben si adatta alle caratteristiche del giocatore. Il problema però sono le richieste dei Timberwolves, che vorrebbero in cambio della loro stella David Lee, Harrison Barnes e Klay Thompson, in una trade come questa:
I Warriors però non hanno nessuna intenzione di cedere Klay Thompson, né tantomeno vogliono accollarsi il triennale di Kevin Martin: piuttosto cederebbero due scelte future al primo giro (2016 e 2018) per tenere uniti gli Splash Brothers almeno un altro anno, Klay infatti è alla ricerca di un max contract che i Warriors non sembrano disposti a concedergli, in quanto andrebbe ad intasare pesantemente un cap già al limite della luxury tax, non permettendo mosse di mercato per migliorare, eventualmente, il supporting cast a disposizione di Curry & Co.
La trattativa è dunque ben lontana da un lieto fine in quanto entrambe le parti fanno muro per Klay Thompson, contesissimo dalle due franchigie.
Un’altra squadra che sembrerebbe interessata a KL42 sono i Chicago Bulls, che il prossimo anno vedranno rientrare, praticamente dopo 2 anni di inattività, Derrick Rose (speriamo in condizioni presentabili) e vorrebbero mettere a disposizione dell’MVP 2011 una squadra ultracompetitiva per lottare ancora una volta per il titolo dopo la leggendaria epoca Jordan. Nonostante gli arrivi, tramite draft e free agency, di gente come Doug McDermott, Nikola Mirotic e Pau Gasol, il GM Gar Forman vorrebbe regalare a Rose quel secondo violino di livello assoluto che non ha mai avuto accanto nei suoi primi anni NBA e, perso Carmelo Anthony rimasto ai Knicks del new deal targato Phil Jackson, starebbe puntando proprio a Kevin Love.
Per ottenere il nipote di Mike Love, storico frontman dei Beach Boys, i Bulls starebbero pensando ad un’offerta strutturata in questo modo:
- I Minnesota Timberwolves ricevono: Nikola Mirotic (non scambiabile fino al 17 agosto), Doug McDermott, Taj Gibson e un paio di scelte future;
- I Chicago Bulls ricevono: Kevin Love e Corey Brewer.
Questo scenario però non soddisfa i Timberwolves, che non vorrebbero assorbire il contratto di Gibson, giocatore alla soglia dei 30 anni e non adatto ad un progetto di ricostruzione, e desidererebbero inserire nella trade Jimmy Butler, pupillo di coach Thibodeau, al posto delle scelte future, che presumibilmente oscilleranno tra la 25 e la 30. A differenza dei Warriors, i Bulls sarebbero disposti a trattare la partenza del loro migliore giovane, anche in considerazione del fatto che potrebbe arrivare al suo posto un’altra guardia atletica e con grandi doti difensive (anche se con MOLTO meno upside di Butler) come Corey Brewer.
Nonostante ciò questa opzione dovrebbe restare ciò che è: un mero rumor, in quanto ci sembra difficile che i Bulls vadano a sacrificarecosì le loro mosse estive, accolte positivamente da vari insiders e da buona parte dei fans.
L’ultima possibile destinazione per il #42 dei Wolves sono i Cleveland Cavaliers, che hanno appena riaccolto tra le loro fila, come certamente saprete, il figliol prodigo LeBron James e vorrebbero mettergli a disposizione immediatamente una squadra all’altezza di competere con le potenze dell’Ovest per il bramato anello, atteso in Ohio dal 1970, anno di fondazione della franchigia (non che i Cavs siano mai stati, a parte proprio gli anni di LeBron e quelli di Mark Price, Brad Daugherty e Larry Nance, una vera contender per il titolo NBA).
I Cavs sono partiti offrendo ai T’Wolves Anthony Bennett, Tristan Thompson e varie scelte nei draft futuri, ma in Minnesota non sono disposti a trattare con la franchigia di Dan Gilbert a meno che venga messa sul piatto la prima scelta assoluta del draft più atteso degli ultimi 10 anni: Andrew Wiggins. Se i Cavs decidessero di inserire Wiggo nella trade, Flip Saunders darebbe immediatamente la priorità alla franchigia wine&gold, per cui Love sembra sarebbe disposto a trattare un’estensione contrattuale (nonostante nelle ultime ore traspaia il contrario).
A questa trade potrebbero partecipare anche i Philadelphia 76ers, poiché i Timberwolves sarebbero interessati a Thaddeus Young come rimpiazzo di Love ed, insieme ai Cavs, potrebbero girare un paio di scelte (che dovrebbero arrivare comunque da Cleveland che nel 2015 avrà, oltre alla sua scelta, anche quella dei Miami Heat, ottenuta nel 2010 nella sign&trade per James) oltre a qualche contratto indesiderato, come quello di Barea, e un paio di giovani (identificabili con Bennett e/o Muhammad).
In questo momento si presentano un paio di problemi per una felice riuscita della trade:
- I Cavs NON hanno ancora inserito Wiggins in nessun discorso di trade relativa a Love, anche se sembrerebbero intenzionati a farlo;
- Lo stesso Wiggins ha firmato il suo rookie contract il 24 luglio e non è scambiabile per i successivi 30 giorni, quindi fino al 24 agosto.
La volontà di Saunders e il precedente Aldridge
Nonostante Love abbia chiuso più volte la porta al rinnovo con i Timberwolves, Flip Saunders, GM e nuovo coach dei Timberwolves, non ha perso le speranze di trattenere la sua stella e spera in una parabola come quella di LaMarcus Aldridge: anche l’ala grande dei Trail Blazers nei mesi scorsi aveva espresso in più di una circostanza il suo malcontento per la situazione della franchigia dell’Oregon che, dopo aver perso per gravissimi infortuni Roy e lo sfortunatissimo Greg Oden, non era riuscita a costruire una squadra competitiva attorno a lui, e lo scorso anno, in più di un’occasione, aveva lasciato sottintendere che non avrebbe rinnovato il contratto e avrebbe chiesto lo scambio se non fosse cambiato qualcosa. Adesso, con l’esplosione di Damian Lillard e la solidità dimostrata dai vari Matthews, Lopez e Batum (altro rimpianto di Minnesota, vicinissima al francese nell’estate 2012), i Blazers sono una delle franchigie emergenti nella difficilissima Western Conference, come dimostra la quinta seed ai playoff della scorsa stagione, e Aldridge ha già fatto sapere che rinnoverà il suo contratto durante la prossima estate, per permettere qualche mossa alla sua squadra durante la free agency.
Saunders potrebbe pertanto decidere di trattenere Love fino alla deadline del 2015 e vedere, a seconda del rendimento della squadra, se è possibile ancora qualche mossa per rinnovare il contratto dell’ex UCLA Bruins. In caso contrario, però, i Timberwolves perderebbero gran parte di quel potere contrattuale che hanno in questo momento nei confronti degli altri team: Love infatti sarebbe ad appena 4 mesi dalla possibilità di uscire dal proprio contratto e le franchigie adesso interessate potrebbero non avere voglia di sacrificare assets importantissimi, come Klay Thompson o Andrew Wiggins, per un giocatore che, oltre a non dare certezze sulla sua permanenza (ad esempio l’affaire Howard – Lakers), potrebbero, questo è valido soprattutto per i Cavaliers, firmare senza cedere niente appena qualche mese dopo.
Conclusione
Saunders, tirando per le lunghe questa storia, si sta esponendo ad un gioco ad altissimo grado di rischio: infatti più passano i giorni meno la sua voce conta nei confronti dei GM NBA e a febbraio potrebbe trovarsi con il cerino in mano, in caso di mancata trade per Kevin Love. Se la squadra dovesse fallire ancora una volta l’appuntamento con i playoff, ed è una tendenza che si può notare già dopo l’All Star Weekend, Love non rinnoverebbe senza alcun dubbio il suo contratto e i Wolves potrebbero essere “costretti” a cederlo accontentandosi di poco o nulla: magari un giovane di belle speranze (sicuramente non Thompson o Wiggins) e una scelta ultraprotetta dei draft successivi. D’altro canto, in caso di breakout season di Minnesota, Love potrebbe decidere di restare a Minneapolis e continuare insieme questa Love Story (chiedo venia). Ovviamente Saunders spera in un finale simile, per quanto improbabile possa sembrare, e potrebbe decidere davvero di trattenere Love almeno fino a febbraio, con tutti i rischi del caso.
La decisione per il GM e Coach dei Timberwolves è molto più difficile di quanto possa sembrare in apparenza e la domanda per voi lettori è: cosa fareste se foste al suo posto?
Nota: l’articolo è stato scritto Giovedì 31 Luglio, i fatti sono aggiornati a quella data.
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