Oggi, 2 marzo 2016, sono passati esattamente 54 anni dalla più grande prestazione di tutti i tempi: i 100 punti di Wilt Chamberlain, e per questo motivo, ho deciso di portarvi probabilmente le migliori prestazioni individuali avvenute nello stesso giorno, di due giocatori che si stavano contendendo il titolo di miglior realizzatore della lega per tutto l’anno: David Thompson e George “The Iceman” Gervin.
E’ il 9 aprile del 1978 ed è l’ultima giornata di Regular Season: da una parte i Denver Nuggets di David Thompson che giocano a Detroit, nell’ultima partita di sempre alla “Cobo Arena”; dall’altra i San Antonio Spurs di George Gervin contro i New Orleans Jazz. “The Iceman” gode di un vantaggio di 14 punti sul rivale ma mai come in questa occasione, si tratta di un vantaggio veramente esiguo.
La sfida a distanza inizia a Detroit. Partita senza una particolare utilità, tanto da non esserci neanche le telecamere ad immortalarla: Denver è già sicura del suo posto ai Playoffs e così coach Brown chiede a Thompson:” Vuoi il titolo oggi?“, ma a David non importava più di tanto, sin dai tempi del college aveva sempre posto il successo della squadra avanti a qualsiasi successo individuale, per cui rispose di voler solo giocare e che quello che sarebbe successo era solo nelle mani del destino, e si sa il destino sa essere diabolico. Thompson inizia la serata in maniera piuttosto “tranquilla”. Sigla il record per il maggior numero di punti segnati in un singolo quarto (32) battendo il record realizzato proprio da Chamberlain nella famosa serata dei 100 punti: 13/14 dal campo (record che resiste ancora oggi per il maggior numero di canestri realizzati in quarto) e 6/6 dalla lunetta. “Mi sentivo come Superman sotto l’effetto di steroidi” e come dargli torto; a fine primo tempo i punti diventarono 53 con un irreale 20/23 dal campo (era 20/21):“ero solo una guardia di 193 centimentri, non mi sono mai sentito “in the zone” come quella sera”.
La voce si sparse e le telecamere iniziarono ad arrivare, ma i giocatori non avevano alcuna intenzione di farsi segnare 100 punti in faccia da un singolo giocatore e così iniziarono a raddoppiarlo e triplicarlo praticamente ad ogni azione. Thompson fece soli 6 punti nel terzo quarto e Detroit tornò in partita sul 106-104. La rimonta si completò nel finale con la vittoria dei Pistons per 139-137 ma per David Thompson furono 73 punti con un 28/38 dal campo e 17/20 dalla lunetta. All’epoca fu la seconda prestazione di sempre in una gara che non finiva all’overtime.
Ovviamente la notizia arrivò subito a Gervin che era una persona ultra competitiva, e comprese di dover segnare almeno 59 punti per poter portare a casa il titolo di miglior realizzatore della lega. Anche per San Antonio la partita non era molto indicativa, in quanto avevano già la certezza del primo posto nella MidWest Division con il miglior record nella storia della franchigia. Il piano partita era semplice: mettere nelle condizioni Gervin di farne 59. L’inizio non fu promettente in quanto “The Iceman” sbagliò i primi 6 tiri dal campo ma non si perse d’animo e chiuse il primo quarto a quota 20. Ormai era “caldo” e proseguì la sua striscia di canestri superano il record di punti in quarto appena stabilito da Thompson, con 33 per un totale di 53 a fine primo tempo. Thompson accese la TV proprio durante il secondo quarto e si rese conto che la sua prestazione non sarebbe bastata, tanto da spegnere quasi subito il televisore. La vittoria personale di Gervin arrivò a metà del terzo periodo con un jumper in faccia a Louie Dampier ma per essere sicuro, segnò altri 5 punti nel resto della partita per toccare quota 63, ovviamente record personale con un 23/49 dal campo e 17/20 dalla lunetta. Anche gli Spurs persero per 152-132 ma non aveva importanza. “Ho accettato di prendermi così tanti tiri solo quando tutti i miei compagni furono d’accordo nel concedermeli. Era un compito difficile ma ero sicuro di potercela fare”.
George Gervin vinse così il titolo con una media di 27.22 punti a partita contro i 27.15 di Thompson, il divario più risicato nella storia della NBA.
Ho impiegato 16 anni per battere il record di Wilt, George ci ha messo solo poche ore per battere il mio. Dovrei sentirmi male per questo? No assolutamente, ho comunque segnato 73 punti, non molte persone potranno vantarsi di tale riconoscimento.
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