Eccoci tornati con la seconda parte del Top&Flop NBA dedicato al mercato estivo. Dopo aver parlato dei peggiori, tocca oggi ai migliori. Discorso interessantissimo per le squadre, sceglierne tre è stato davvero difficile visto che tantissime squadre si sono rafforzate. Situazione analoga per i giocatori: ad inizio estate tanti contratti pesanti (esagerati?) concessi, tante battaglie vinte, uno su tutti Nikola Pekovic, e molti giocatori hanno trovato una soluzione ideale, per esempio il nostro Marco Belinelli, Josh Smith e Dwight Howard.
TOP PLAYERS
DA POCO CREDIBILE AI 60 MILIONI – Bella sfida per la prima posizione, la spunta di pochissimo Nikola Pekovic, non tanto per il suo contratto in se per se, quanto per la battaglia vinta. Nikola viene scelto con la chiamata #31 al Draft del 2008, ma entra in NBA solo nel 2010 quando finalmente si sente pronto al grande passo. Dopo un anno passato prevalentemente ad adattarsi, Pekovic sale di colpi nella seconda parte della stagione 2011/12, conquista minuti e dimostra di meritarseli, chiude la stagione con 13.9 punti e 7.4 rimbalzi di media. La consacrazione definitiva arriva durante l’ultima stagione, presenza costante in post, blocchi chirurgici, tempi di taglio e senso della posizione straordinari. I minuti crescono, la fiducia anche e il montenegrino termina la stagione con oltre 16 di media, quasi 9 rimbalzi e una tra le migliori percentuali al campo dell’intera lega: 57%. Arrivato il momento del rinnovo, i tempi si sono allungati a dismisura. Le richieste di Pekovic erano molto alte e i Timberwolves non erano così certi di voler spendere tutti quei soldi per un giocatore di grande valore, ma che probabilmente non migliorerà più di tanto, considerando anche che con un Kevin Love sano diminuirà lo spazio e la libertà offensiva di Nikola. Nonostante ciò l’idea di lasciarlo libero non è stata neanche accarezzata. Dopo settimane e settimane di trattative, mentre tutti avevano già trovato una soluzione, i Minnesota Timberwolves hanno mollato la presa e accontentato il proprio centro: 5 anni di contratto, 60 milioni garantiti e 8 di bonus. Non male per un montenegrino entrato nella NBA 3 estati fa, scelto al secondo giro del Draft e snobbato da tutti durante il suo primo anno tra i PRO.
VELOCITA’ E ISTINTO: IL FUTUTO DEI WIZARDS PASSA DA WALL – Chi ha insediato fortemente Pekovic per la prima piazza ha firmato in estate un contratto di 5 anni a 80 milioni complessivi. Parliamo di John Wall, attuale e futuro playmaker dei Washington Wizards. Anche lui entrato in NBA nel 2010 (ma con un’attesa e con una scelta neanche paragonabile a quelle di Pekovic) è migliorato esponenzialmente, anche se i numeri sono molto più contenuti rispetto a Nikola. Il nostro elogio verso Wall vuole essere un premio non solo per il contratto, ma anche per l’ultima stagione, senza la quale il massimo salariale non sarebbe arrivato. Dopo un infortunio decisamente poco piacevole che lo ha costretto a saltare la prima parte di regular season, Wall è tornato più in forma che mai. Già questo la dice lunga: va bene la giovane età, ma puntare 80 milioni su un ragazzo che ha appena subito un infortunio grave alla rotula è comunque rischioso. Ma i Wizards non ci hanno neanche pensato, appena possibile hanno avanzato la loro proposta accolta altrettanto velocemente da John Wall. Dopo una chiusura di stagione maiuscola (terminata con 18.5 punti, oltre 22 dopo l’All Star Game, 7.6 assist, 4 rimbalzi e 52% dal campo in soli 33 minuti!) John Wall può finalmente dimostrare, senza nessun limite, il proprio valore. A lui il compito di guidare una squadra promettente, che vanta nel roster anche Bradley Beal, Nenè e il nuovo arrivato Otto Porter, magari fino ai Playoff. Da quando il loro playmaker si è ripreso dall’infortunio, i Wizards son riusciti a viaggiare intorno al 50% di vittorie, che questo trend possa continuare o addirittura migliorare?
IL RISCHIO DEI BUCKS – Il terzo posto viene invece diviso tra due giocatori. Il primo è Larry Sanders, centro dei Milwaukee Bucks che, grazie anche ad una magia del suo manager, rinnova per 4 anni a 44 milioni di dollari. Il lungo atletico è stato scelto dai Bucks con la chiamata #15 al Draft del 2010 e, dopo due stagione di adattamento, è esploso quest’anno. La domanda che tutti si pongono è: Sanders vale 11 milioni annui? Non siamo davanti al solito atleta privo di tecnica e forza mentale? Non è un vero e proprio azzardo? Bene, la risposta a tutti questi quesiti possiamo solo aspettarla. Di sicuro è una scelta rischiosa, 44 milioni sono tanti, ma i Bucks credono che Sanders possa diventare un buon centro. Il principale segnale di incoraggiamento visto in questi anni è che Larry, a differenza dei giocatori a lui simili, sembra avere dei movimenti e delle doti offensive migliori. Di certo è un giocatore giovane e acerbo che può crescere, diventando pericoloso anche in attacco oppure, al contrario, rimanere il solito stoppatore spettacolare e incisivo nel breve periodo, meno nel lungo e durante i Playoff. A pari merito con lui abbiamo voluto inserire Marco Belinelli. A differenza degli altri non per il lato economico del suo contratto, ma per quello prettamente sportivo. “Il Beli” si è trasferito a San Antonio e pensiamo che questo possa giovare enormemente alla sua carriera e alla sua crescita. Il basket di coach Popovich si adatta molto bene alle caratteristiche del nostro connazionale, inoltre in Texas troverà tanti altri europei che sono una “categoria” di giocatori che Pop ama molto, che sa come trattare, come motivare e come far crescere.
TOP TEAMS
D-WILL, JJ, “THE TRUTH”, KG E LOPEZ – 28 giugno 2013. La fine dell’era Big Three a Boston coincide con questa data, nella serata italiana Celtics e Nets ufficializzano lo scambio che porta Kevin Garnett, Paul Pierce e Jason Terry ai Nets. Basta questo per consegnare a Prokhorov e compagni il titolo di “Miglior squadra dell’estate 2013”, ma l’aspetto più preoccupante è che hanno continuato ad aggiungere rinforzi, prima Kirilenko e poi il rinnovo Blatche. Da quando il denaro non manca a Brooklyn (o New Jersey che sia) si respira aria migliore e, dopo lo scambio che ha portato Deron Williams, è arrivata un’altra svolta importantissima. I Nets ad oggi possono vantare il roster più lungo ed equilibrato della NBA: 5 star, una per ruolo con 2/3 giocatori in panchina di primissimo livello. L’interrogativo, quando si hanno davanti corazzate di questo tipo, è sempre il solito: riusciranno a creare una vera e propria squadra con un gioco solido? Gli Heat alcuni anni fa ci sono riusciti, i Lakers dello scorso anno no. Nella migliore delle ipotesi i Nets diventerebbero una squadra senza limiti, per vari motivi. Innanzitutto sono un team in grado di colpire in tantissimi modi diversi, in post con KG e Lopez, in isolamento con Pierce e Johnson, con il pick’n’roll, oppure da fuori. Per ogni situazione possono vantare un giocatore adatto, ai tiri pesanti ci penseranno IsoJoe, Terry e “The Truth”, la difesa sarà il terreno di KG e Kirilenko, inoltre hanno una squadra in grado di aprire il campo (Brook Lopez e Garnett sanno giocare anche lontano dal canestro) pur essendo lunghi e fisici. Possono contare su altri buoni giocatori in panchina quali Andray Blatche (rinnovato in estate) e Reggie Evans. Insomma, la possibilità di vincere subito c’è, e su questo non c’è dubbio, il problema rimane sempre il solito. Se riuscissero a trovare la quadratura del cerchio però ne vedremo delle belle, missione più facile rispetto a quella dei Lakers 2012/13 vista l’età e la forza mentale dei vari veterani presenti nel roster. Heat e Knicks sono avvisate.
HOWARD RICOMINCIA, I ROCKETS VOGLIONO FARE VOCE GROSSA – Al pari della trade tra Nets e Celtics, c’è stato un altro movimento fondamentale durante quest’estate: Dwight Howard, dopo una sola stagione in maglia Lakers, decide di sondare il mercato dei Free Agent e firma con gli Houston Rockets. Gran colpo per Houston che però, il giorno dopo, si è trovato davanti i primi problemi, anzi, il problema: Omer Asik. Il turco non sembra intenzionato a partire dalla panchina e si dice scontento della situazione, dal canto loro i Rockets non se ne vogliono privare (anche perchè arriva da una stagione ottima). Gran parte dei risultati di James Harden e compagni dipenderanno da cosa si deciderà di fare con Asik e da come riuscirà a giocare insieme ad Howard (coach McHale sembra intenzionato a schierarli insieme in quintetto). Per il resto serve solo che Dwight rimanga concentrato e sereno per tutta la stagione, che Harden continui a fare il suo lavoro e che gli esterni sfruttino i metri di spazio che verranno creati da “Superman” (soprattutto se sarà l’unico lungo in campo). Dell’arrivo di Howard a Houston potrà beneficiare molto anche Jeremy Lin, sappiamo che il punto forte del Taiwanese è il gioco veloce e il pick’n’roll e, in coppia con DH12, potrà tornare a farci vedere ciò che aveva fatto in quel di New York. Anche per i Rockets, così come per i Nets, non riusciamo a sbilanciarci e fare un pronostico, il discorso è simile: se la và diventano un pericolo per tutti, Heat inclusi, altrimenti si dovranno accontentare di un 3/4 posto ad Ovest, difficile che facciano peggio.
PISTONS E CAVS ALL’ATTACCO DELLE BIG – L’ultimo gradino del podio è stato conteso da un enormità di franchigie, dai Pistons ai Golden State Warriors, passando per Cavs, Clippers, Pelicans e Mavericks. Alla fine hanno prevalso, a pari merito, Cleveland Cavaliers e Detroit Pistons. A Detroit hanno decisamente cambiato rotta: firmati Josh Smith e Chauncey Billups, la dirigenza non si è voluta fermare ed è arrivato anche Brandon Jennings. Quadro completato poi dai rookie Peyton Siva, Kentavious Caldwell-Pope e Gigi Datome. Squadra giovane e molto probabilmente bella da vedere, da qui a vincere però c’è ancora tanta strada da percorrere, servirà una mentalità più altruista e matura da parte di Josh Smith, un Jennings sotto-controllo (e qui l’aiuto di Billups diventa fondamentale) ed un Greg Monroe non distratto. Il compito del GM, infatti, non è ancora finito. L’estate prossima Monroe diventerà Free Agent e si può prolungare i contratti solo prima dell’inizio di questa stagione. La situazione non è semplice: Monroe chiederà il massimo salariale o qualcosa in meno, i Pistons dovranno scegliere, anche perchè nel roster c’è anche Andre Drummond, altrettanto promettente, ma ora come ora meno pronto. Con ogni probabilità i Pistons giocheranno i Playoffs, dopo Pacers, Heat, Bulls, Knicks e Nets ci saranno loro (Cavs permettendo), pronti poi a dare tanto fastidio durante la post-season.
A contendere il primo posto dietro le Big ai Pistons saranno i Cleveland Cavaliers che hanno più incognite, ma con un minimo di fortuna potrebbero far meglio di Smith e compagni. Se Kyrie Irving è ormai una sicurezza, ciò non si può dire di Andrew Bynum. Il centro ex-Lakers deve ancora recuperare dai vari infortuni, non è sceso in campo l’anno scorso e quindi è una totale incognita. Dopo aver firmato un biennale da 24 milioni vorrà sicuramente dimostrare di essere ancora un centro dominante e in grado di spostare gli equilibri, se ci riuscirà anche in questo caso le quotazioni saliranno, e non di poco. Rispetto allo scorso anno, oltre Bynum, i Cavs hanno aggiunto Jerrett Jack ed Earl Clark, due ottimi innesti dalla panchina in grado di segnare ma anche di gestire il gioco (il primo) e lottare sotto canestro (il secondo). Un’altra coppia di buoni giocatori è arrivata dal Draft: alla scelta #1 Anthony Bennett e alla scelta #19 Sergey Karasev, due giocatori con grande potenziale e con un futuro a buoni livelli. Il primo anno non sarà facile, soprattutto per il russo, ma sicuramente faranno comodo alla causa.
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