Trey Burke attacca: “I Jazz hanno provato a distruggermi, ma non hanno potuto”

NBA News

Quando nel 2013 Trey Burke venne scelto con la nona scelta al Draft dai Minnesota Timberwolves e subito girato agli Utah Jazz per Shabazz Muhammad e Gorgui Dieng, le aspettative su di lui erano molte. Giocatore dell’Anno della Big Ten, il playmaker di Michigan aveva infatti vinto i quattro premi individuali più prestigiosi a livello collegiale, chiudendo la stagione da sophomore 18.6 punti e 6.7 assist di media.

A distanza di oltre tre anni, Burke è tutt’altro che vicino all’affermarsi come una point guard titolare in NBA: ha passato tre stagioni in calando ai Jazz, iniziando con 12.8 punti di media da rookie e finendo con i 10.6 (e soli 2.3 assist) della scorsa annata. Problema principale, il giocatore non ha mai mostrato miglioramenti nel tiro, sua arma primaria al college: 38% circa dal campo nelle tre stagioni ai Jazz, 33% da tre.

Scambiato in estate da Utah ai Washington Wizards per una scelta del secondo turno del 2021, Burke è diventato il backup di John Wall e in 7 partite ha mantenuto 4.7 punti di media in poco più di 12′ di utilizzo. Nonostante le cifre ed il minutaggio non siano per nulla esaltanti, durante un’intervista alla radio di Fox Sports il prodotto di Michigan ha parlato della deludente esperienza a Salt Lake City, accusando i Jazz di volerlo di proposito penalizzare:

Non sono riusciti a distruggermi, ma è ciò che hanno tentato di fare. Mi davano dei DNP (Did Not Play, ndr). Tutti mi chiedevano “Che succede? Perché non giochi?”. E c’era una ragione perché tutti me lo chiedevano. Ma io ho tenuto la testa alta, sono stato un buon compagno di squadra, tutti possono confermarlo. Non mi sono mai lamentato, ho lavorato duro ogni giorno ed ho aspettato la mia occasione.

Occasione che, però, non è arrivata: prima Dante Exum lo ha infatti sostituito in quintetto, poi, dopo il suo infortunio, addirittura Raul Neto gli è stato preferito come playmaker titolare. Ora a Washington avrà la possibilità di rilanciarsi, anche se l’inizio non è stato incoraggiante.

Francesco Manzi

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