Durante la partita di ieri sera tra Trieste e Cremona, valida per gara 3 dei quarti di finale play-off, il sindaco della città giuliana Roberto Di Piazza si sarebbe reso protagonista di un gesto molto brutto nei confronti di un giocatore della Vanoli.
Il primo cittadino di Trieste, infatti, come riportato da Il Piccolo, il principale quotidiano della città, avrebbe rivolto, in un momento di “troppa impulsività”, un “dito medio” al giocatore Mangok Mathiang durante il primo tempo della gara.
Al termine della gara il vicepresidente di Cremona Davide Borsatti ha parlato a La Provincia dell’accaduto:
«Il pubblico di Trieste si è sempre dimostrato molto sportivo, ma nel primo tempo ho visto un gesto che proprio non mi è piaciuto. Parlo del sindaco Roberto Dipiazza che si è alzato dalla prima fila andando fino a bordo campo per mostrare il dito medio al nostro Mathiang. Un gesto brutto, che proprio non mi sarei mai aspettato di vedere da un primo cittadino».
Anche il presidente dell’Alma Trieste Gianluca Mauro subito dopo la fine della partita è intervenuto tempestivamente in sala stampa per scusarsi pubblicamente a nome della società:
«Ho già fatto le mie scuse al giocatore e alla società Vanoli, ma ci tengo a farle anche pubblicamente perché non vogliamo che da questa città parta un messaggio sbagliato. E’ stato un gesto impulsivo, sicuramente sbagliato, detto questo la chiudiamo qua e concentriamoci su gara 4».
AGGIORNAMENTO:
Nella tarda serata di oggi Il Piccolo ha pubblicato la prova documentata di quanto accaduto, pubblicando sui propri canali social la foto del “gestaccio” del sindaco durante la partita. Mentre nel pomeriggio il primo cittadino triestino ha così commentato l’accaduto all’emittente televisiva Telequattro:
«C’era tensione, perché se si perdeva si andava a casa. Ho cercato di fare pressione psicologica sugli avversari per cercare di vincere e abbiamo vinto. Ho agito da tifoso, non da sindaco. Intanto siamo riusciti a conquistare gara 4. Sabato sera sarà un altro momento importante cercheremo di fare di nuovo pressione psicologica su di loro».

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