Le facce cupe e tristi dello scorso anno se ne sono andate e non torneranno più, la delusione e le lacrime per la sconfitta in gara 3 contro la Virtus Bologna sono state definitivamente cancellate. La cocente delusione di quell’insuccesso ha infatti lasciato spazio all’entusiasmo dilagante della vittoria, del successo, del trionfo. Una affermazione cercata, voluta, conquistata con le unghie e con i denti e meritatamente ottenuta, che significa finalmente Serie A, che significa massima serie dopo 14 anni di purgatorio e di sofferenza, che significa una città ancora in festa, che non vuole svegliarsi dal sogno, una città come Trieste che finalmente è tornata nella categoria che merita.
Chi non ha vissuto questa cavalcata trionfale, questa fantastica promozione, questa grandissima stagione, non può capire, non può capire cosa significa per il capoluogo giuliano poter finalmente rivedere la Serie A; perché Trieste è una città dove la pallacanestro si respira ventiquattro ore su ventiquattro, trecentosessantacinque giorni all’anno e il tifo e i numeri dell’Alma Arena hanno confermato tutto questo.
Che Trieste potesse fare grandi cose in questa stagione lo si era capito fin da principio, non solo per la vittoria in Supercoppa (in cui aveva sconfitto con due prove convincenti prima Ravenna in semifinale e poi Treviso in finale), ma soprattutto per il roster messo a disposizione di coach Eugenio Dalmasson, che sulla carta era già uno dei migliori di tutta la Serie A2. La dirigenza triestina, infatti, guidata dal presidente Gianluca Mauro e dal general manager Mario Ghiacci, aveva allestito ad inizio campionato una squadra di altissimo valore, confermando tra gli altri l’americano Javonte Green, scovato dal nulla due stagioni fa (giocava nella terza divisione spagnola) e confermatosi anche in questo campionato come uno dei migliori stranieri della Serie A2 (secondo per media palle rubate e per media valutazione in campionato, 2.4 e 21.6 e miglior giocatore dell’Alma nei play-off con 19 punti di media); perso il secondo USA Jordan Parks, accasatosi a Bonn, si è puntato tutto su Laurence Bowers, cestista di grande esperienza e determinazione, letale non solo sotto le plance ma anche dalla lunga distanza (quarto per media stoppate in campionato, 1.2 e con il 56% di triple realizzate in post season); confermati inoltre il triestino doc Daniele Cavaliero, giocatore di grande esperienza e talento, tornato nella sua città proprio per riportarla in Serie A (MVP della serie finale e della decisiva gara 3) e Matteo Da Ros, il “pianista” dell’Alma, dotato di mani fatate e di grande intelligenza cestistica (quarto per media assist in campionato, 4.8); il ritiro di Andrea Pecile e la partenza di Stefano Bossi hanno portato a Trieste Juan Fernandez, l’italo-argentino che aveva già conquistato la promozione due anni fa con Brescia, tornato in Italia per mettere a disposizione il suo talento e la sua grinta per la causa dell’Alma, affiancato anche da due suoi ex compagni di squadra; sotto le plance, infatti, resta il lungo Alessandro Cittadini, perugino dalla grande esperienza internazionale, che aveva deciso di ripartire da Trieste già nel 2016, dopo l’avventura alla Leonessa, con la voglia di conquistare un’altra promozione da protagonista, mentre Alessandro Simioni si accasa ad Imola; arriva poi un altro ex Brescia, Federico Loschi, difensore e tiratore eccezionale, voluto fortemente dal coach dell’Alma; viene acquistato a gettone anche Giga Janelidze per sostituire l’infortunato Da Ros nelle prime fasi della stagione, ma poi il lungo georgiano viene confermato fino a fine campionato; rimane inoltre Andrea Coronica, il capitano di mille battaglie dal cuore biancorosso, sempre pronto a dare tutto se stesso senza mai risparmiarsi quando scende in campo, oltre alle conferme dei gregari Baldasso e Prandin e dei giovani Schina, Deangeli e Milic.
Non sarebbero bastati, però, solo i nomi per formare una squadra vincente, se non si fosse creato prima di tutto un gruppo affiatato e coeso, un gruppo che si è cementato partita dopo partita, sotto l’attenta guida di coach Dalmasson, un tecnico che sa usare il bastone e la carota a seconda delle circostanze e capace di motivare a dovere i propri giocatori per tutta la stagione. L’Alma è così riuscita a vincere le prime undici partite della regular season (record di franchigia battuto) e chiudere il girone d’andata con 13 affermazioni su 15 gare disputate, dimostrando di essere la squadra da battere fin dal principio, nonostante alcune defezioni eccellenti in diversi match, visti gli acciacchi fisici prima di Da Ros e poi di Bowers. Fondamentale nella prima parte del campionato è stato anche il fattore Alma Arena, dove Trieste, sospinta dall’entusiasmo dei suoi tifosi, ha costruito i suoi successi, riuscendo a far valere la sua forza pure in trasferta, dove non è mai mancato anche l’apporto dei suoi supporters. Entusiasmo che è cresciuto a dismisura a Trieste dopo l’inizio spumeggiante della compagine giuliana e che ha contagiato l’intera città, la quale ha cominciato così a sognare in grande e a credere nella promozione.
Nello sport, come nella vita, però, si sa, non è tutto oro quello che luccica e dopo la facile vittoria contro Orzinuovi, nella prima del girone di ritorno, sono arrivate ben quattro sconfitte in sei gare, due consecutive a Forlì e Imola e poi una a Bologna e una Treviso (complici anche i guai fisici di Da Ros, Cavaliero, Bowers e Green), intervallate dalle vittorie casalinghe con Bergamo e Ravenna. Ecco così che l’Alma ricomincia ad accusare il “mal di trasferta” tipico della stagione 2016/17 e viene inoltre sorpassata in classifica dalla Fortitudo Bologna, che sfila la prima posizione ai biancorossi. La vittoria contro Mantova in casa sembra poter scacciare definitivamente la crisi, ma la debacle del 2 marzo in Coppa Italia contro Tortona (poi vincitrice del trofeo), che elimina prematuramente Trieste dalla competizione, è una doccia fredda per tutto l’ambiente. Le critiche sulla squadra piovono a grappoli, lo scetticismo aleggia sulle teste dei giocatori, la piazza mormora aspramente e si parla addirittura di qualche taglio nel roster e di un cambio di guida tecnica (analisi che poi si riveleranno assurde e assolutamente sbagliate). Tutto questo parlare attorno alla squadra chiama in causa il presidente Mauro, che con una lettera aperta alla tifoseria e alla città si scusa per la brutta figura in Coppa e assicura massimo impegno per il proseguio della stagione.
Ciò però non scalfisce il gruppo giuliano, che si lascia scivolare addosso le critiche e si cementifica ancora di più. L’Alma, infatti, si rialza alla grande e ritrova la vittoria in quel di Roseto, nonostante gli acciacchi fisici di Fernandez, vincendo poi altre tre partite e perdendone solo una, ritornando così in testa al campionato. Nel frattempo il duo Mauro-Ghiacci riesce a portare a Trieste anche Federico Mussini, che va a rafforzare il reparto esterni dell’Alma. Un acquisto che si rivelerà molto prezioso, vista la capacità del play reggiano di adattarsi subito al meglio agli schemi di coach Dalmasson.
Mancano solo due partite alla fine del campionato e tutto sembra andare per il verso giusto, ma l’insidia si sa è dietro l’angolo. L’ultima gara in casa per i giuliani, infatti, prevede il derby contro i “cugini” di Udine, che manco a dirlo riescono ad espugnare l’Alma Arena dopo due supplementari. La sconfitta proprio contro i friulani riscatena la polemica e lo scetticismo, il mormorio della piazza torna a farsi sentire, anche perché la Fortitudo riacciuffa i triestini in testa al campionato. La squadra, però, è consapevole dei propri mezzi e si presenta all’ultima trasferta sul campo di Montegranaro carica a mille. Ecco, quindi, servito il pronto riscatto. Vittoria di autorità contro la Poderosa e regular season chiusa in testa al proprio girone con 44 punti: il primo obbiettivo è stato raggiunto, i critici ora restano in silenzio e l’Alma è pronta per i play-off, pronta per completare la missione, pronta a tornare in Serie A!
Per completare la missione, però, mancano ancora dodici partite di post season che Trieste non può e non deve sbagliare. Si comincia con Treviglio, l’avversaria degli ottavi di finale, che dopo le due vittorie all’Alma Arena, viene liquidata senza problemi anche al PalaFacchetti: 3-0 senza appello per l’Alma e prime tre partite portate a casa senza particolari problemi, mentre in città la febbre da Serie A continua a crescere a dismisura. Nel turno successivo la compagine giuliana si trova di fronte Montegranaro. La prima gara a Trieste è senza storia e l’Alma sembra poter vincere in tranquillità anche gara 2 ma la Poderosa vende cara la pelle e solo nel finale due liberi di Green consegnano la vittoria ai padroni di casa. La serie si sposta così al PalaSavelli, sul 2-0 per Trieste, dove in gara 3 arriva l’unica sconfitta della post season per i triestini. Un’incidente di percorso, che però non fa perdere la fiducia alla compagine di Dalmasson, che si dimostra la squadra più forte trionfando in gara 4 e chiudendo la pratica XL sul 3-1. Si arriva, così, alle semifinali, dove Trieste si trova davanti all’ostacolo Treviso. Un derby del triveneto che si preannuncia infuocato, vista la grande rivalità tra le due tifoserie e che vede favorita, per gli addetti ai lavori la De’ Longhi. L’Alma, però, non ci sta e fa valere il fattore campo sia in gara 1 che in gara 2, riuscendo a portare a casa entrambe le partite con due grandi prove collettive, ma soprattutto grazie ad uno strepitoso Green, autore rispettivamente di 29 punti e 33 punti nelle due sfide, nonostante il grande agonismo messo in campo da TVB. La serie si sposta dunque al PalaVerde, dove Treviso è convinta di poter riaprire i giochi. Trieste, però, non è dello stesso avviso e, sospinta da una grande presenza di pubblico anche in trasferta, gioca una partita incredibile, ammutolendo letteralmente la De’ Longhi e i suoi tifosi. Alla fine i giuliani trionfano con uno scarto di ben 32 punti che significa ancora una volta “finale”. L’Alma si dimostra, così, ancora un volta la squadra da battere: ora la missione è più che possibile, la promozione è ad un passo e questa volta sembra veramente raggiungibile, perché Trieste arriva alle finali con il favore del pronostico.
Intanto in città la voglia di Serie A sale a dismisura e i tifosi non vedono l’ora di sapere chi sarà l’avversaria da battere. L’Alma Arena è completamente sold-out quando nel capoluogo arriva la Junior Casale, capace di eliminare la Fortitudo Bologna. La prima partita della serie finale è una dura battaglia, in cui alla fine riesce a spuntarla Trieste grazie ai suoi due americani, ma i piemontesi non si arrendono e lottano fino al termine. Gara 2, invece, è l’esatto opposto: l’Alma domina dall’inizio alla fine con una prova di forza, mettendo in luce tutto il suo potenziale, mentre Casale (orfana di Tomassini) è incapace di reagire, se non nel finale del match. Si arriva, così, al PalaFerraris con l’Ama in vantaggio per 2-0. L’intera città si mobilita per seguire i suoi beniamini ed invade letteralmente Casale Monferrato con più di 500 tifosi al seguito della squadra. Trieste crede fermamente nella promozione e fa sentire il suo sostegno e il suo calore ai giocatori sulle note di “canta con noi che torniamo in Serie A” e i 12 in campo non deludono le attese. Cavaliero e compagni, infatti, si impongono anche in “terra straniera” giocando una partita di sostanza e determinazione, che consegna la vittoria all’Alma, un trionfo che significa 3-0 e che vuol dire promozione. La missione è finalmente completata! I supporters giuliani sono in visibilio e si riversano in campo per festeggiare giocatori, staff tecnico e dirigenza che possono alzare al cielo la Coppa consegnata per la vittoria del campionato. La festa continua poi anche a Trieste, con il pubblico giuliano pazzo di gioia, che aspetta i propri eroi all’Alma Arena fino a ben oltre l’alba ed esulta per la conquista della tanto agognata Serie A dopo 14 anni di purgatorio. Festeggiamenti che non si sono fermati e sono continuati fino a giovedì sera, quando l’intera città ha voluto ringraziare di persona e abbracciare simbolicamente i suoi campioni nella splendida cornice di Piazza Unità d’Italia.
Finita la sbornia delle celebrazioni post vittoria, però, è arrivato anche il momento di progettare il futuro. La dirigenza triestina è già al lavoro per allestire un roster competitivo anche per la Serie A e per far continuare a sognare la città di Trieste. Il presidente Gianluca Mauro ha dichiarato: “stanzieremo sui 3 milioni e 500/600 mila euro per il prossimo campionato (fonte Il Piccolo)”. Un budget sicuramente ottimo per una neopromossa, che permetterà a coach Dalmasson e al GM Ghiacci di rafforzare ulteriormente il roster giuliano e di allestire una squadra che potrà salvarsi senza troppi patemi d’animo. Inoltre diversi giocatori protagonisti della promozione resteranno sicuramente alla corte giuliana: uno su tutti, la cosa è certa, Daniele Cavaliero, che dopo la promessa mantenuta di riportare la sua Trieste in Serie A è ora pronto a farla ritornare ancora più grande. Vicini alla conferma sembrano anche Da Ros (che ha firmato fino al 2021) e Fernandez (come lasciato trapelare a noi di BU dal giocatore), pronti a rilanciarsi anche nella massima serie; mentre anche Janelidze è sotto contratto fino al 2020 e si lavora pure per trattenere Green, che potrebbe rivelarsi un crack anche in Serie A. Le cronache locali, invece, danno in partenza Baldasso e Bowers, direzione Jesi per il primo e Montegranaro per il secondo, mentre è sicuro che capitan Coronica entrerà a far parte dello staff tecnico biancorosso dalla prossima stagione. Inoltre Mussini dovrà scegliere se rimanere nel capoluogo giuliano in prestito o tornare a Reggio Emilia, come già detto qualche settimana fa; invece Cittadini, Prandin e Loschi andranno in scadenza alla fine di questo mese (sia il veneziano che il trevigiano hanno un opzione per un altro anno, ma sul secondo è forte l’interesse dell’Eurobasket Roma) e poi bisognerà decidere anche il futuro dei giovani biancorossi Schina, Deangeli e Milic. Circolano, infine, in questi giorni, i primi nuovi nomi per la stagione 2018/19: Kenny Lawson della Virtus Bologna e Hrvoje Peric della Reyer Venezia, a cui Trieste sembra molto interessata. Nulla è certo, però, almeno per ora, infatti solo nei prossimi giorni i supporters biancorossi ne sapranno di più sul futuro dei propri eroi che ormai sono entrati nella leggenda del basket triestino.
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