Tutte le lacrime di Kevin Garnett

Home Rubriche

St.Louis Park, Minnesota. 20 maggio del 2000.  

La nostra storia inizia con lacrime e sgomento. Un furgoncino non ha rispettato uno stop andandosi a schiantare contro un SUV causando la morte del conducente. In un storia che ha il sapore di un comunissimo “Davide contro Golia” il proprietario del piccolo furgoncino è uscito illeso dal gravissimo incidente. Come il più grande dei “golia”, invece, il SUV è caduto a terra con un frastuono che è rimbombato per tutta la città. Ha svegliato la signora che dormiva profondamente nella casa di fronte, ha fatto sobbalzare sulla sedia il signore insonne che guardava la televisione, ma soprattutto è arrivato all’orecchio di un ragazzo che stava festeggiando il suo compleanno.

Un rumore sordo e veloce, che non provoca danni all’apparato uditivo, ma distrugge il cuore come un fulmine che lascia un segno indelebile sul terreno. Nessun giocatore dei Timberwolves vestirà più una maglietta con il numero 2. Ma quel numero prima o poi tornerà.

 

Minnesota. 31 luglio 2007.

Una panca di legno. Una  panca di legno talmente di ottima fattura da avere un riflesso abbagliante. Esattamente sopra la panca vi è posizionato un armadietto, in legno anch’esso, con un targhetta bianca con su scritto:

“Kevin Garnett 21”

Lentamente, da destra a sinistra, una mano la sta staccando. Mentre il bianco della targhetta si allontana dal legno la panca accresce il proprio luccichio. Le lacrime di Kevin amplificano la luce dei neon. Non avrebbe mai pensato di dover staccare quel nome, di dover dire addio a Minneapolis e a tutto quello che ha significato per lui. Ha sempre vissuto rapporti viscerali, ha dato tutto quello che aveva per quei colori. Da solo contro tutti. Le sue sono lacrime di chi esce sconfitto.

 

Boston. 17 giugno 2008.

L’abbraccio con Pierce, la gioia irrefrenabile per quel titolo sempre sognato. Piange Garnett, piange perché sa di aver coronato un sogno che sembrava insperato, piange perché adesso è l’uomo più felice del mondo, anche solo per un istante.

Quell’unico istante in cui riesce a non pensare a quella tragica sera.

La maglietta con il numero 2.  Malik Sealy perse la vita in quel tragico incidente. KG per la prima volta nella sua vita cadde con la schiena a terra. Non per realizzare un gioco da tre punti, non dopo un arresto e tiro, ma per il suo migliore amico. Quell’ amico volato via durante la sua festa di compleanno, il momento più brutto della sua vita. Kevin non dimenticherà mai Malik e in suo onore ha indossato la maglia con quel numero nell’anno con i Nets, in suo onore fece scrivere “2MALIK” all’interno della linguetta delle scarpe “Adidas Garnett 3”, modello a lui intitolato.

In ogni canestro c’è un pezzo del Kevin che conosciamo. In ogni lacrima un frammento di Malik.

Quando Prometeo mescolò l’argilla per creare l’uomo la bagnò con il suo stesso pianto. Perché l’essere umano ha bisogno di formarsi con tristezza e sofferenza.

Solo la terra bagnata dalle lacrime genera frutto.

Latest posts by Gabriele Manieri (see all)

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.