Varese rischia di essersi giocata la salvezza gettando alle ortiche la doppia cifra di vantaggio contro Cremona, perdendo 85-87, capace di sbagliare tutto il possibile… a 50 secondi dalla fine. Da lì in poi, il disastro.
Il +7 a 50” dalla sirena e qualche chiamata arbitrale discutibile — come i tre tiri liberi concessi a Cremona per un fallo di Alviti a 6.4” dalla fine — diventano quasi un dettaglio di contorno. Perché la vera fotografia della serata è quella sirena a fine overtime: non solo la fine della partita, ma l’inizio della contestazione del pubblico, indirizzata direttamente all’Amministratore Delegato, Luis Scola, che lascia il suo posto a 25 secondi dalla fine.
Tensione alle stelle e confusione palpabile nei corridoi della Itelyum Arena. L’aria è pesante come raramente si era vista da queste parti, nonostante più volte la Openjobmetis si sia trovata a lottare per non retrocedere nelle ultime stagioni. Prima, il faccia a faccia tra una rappresentanza degli ultras e la dirigenza biancorossa, con la polizia a mediare e tenere sotto controllo la situazione. Le urla rimbalzano fino alla sala stampa. Uno dei GM esce per verificare.
È finita anche la pazienza dei vertici societari, di chi solitamente osserva con distacco, ma che stavolta non ha nascosto nervosismo e amarezza. A far traboccare il vaso anche gli insulti rivolti al figlio, alla sua prima partita da professionista che resterà macchiata da una serata surreale. Nei corridoi restano brandelli di carta dei separé che dividono la sala stampa dagli uffici della società: doveva essere la serata della rinascita, rischia invece di trasformarsi in quella in cui Pallacanestro Varese scrive — forse in modo irrimediabile — il proprio destino. Tutto in appena 50 secondi.
Decisioni sbagliate, una dopo l’altra. Mitrou-Long che, invece di gestire il possesso, si inventa un tiro a tre metri dal canestro. Hands che giochicchia, esagera, e spara una tripla senza senso. In conferenza stampa coach Kastritis — legittimamente e giustamente — difende i suoi, rivendicando il lavoro fatto nei 39 minuti precedenti. Ma poi arriva il black-out: cinquanta secondi di smarrimento che sembrano l’emblema di una stagione in cui le scelte giuste sono state rare, e quelle sbagliate fin troppo frequenti. All’overtime non c’è rimedio, sebbene la Openjobmetis trovi il modo di reagire e provare a mettere una pezza agli errori.
La calma è finita, la pazienza è arrivata al limite. È un terremoto. Che scuote — e scuoterà — Varese nel giorno in cui avrebbe dovuto e potuto allontanarsi dalla zona rossa. E invece ci è dentro. Fino al collo.
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