Varese, tra paure e rimpianti: una stagione di delusioni e rinascite

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ukic vareseNono posto e finale di una coppa europea (seppur la FIBA Europe Cup, comunque una coppa europea): fosse stato detto a dicembre o a gennaio, in quel di Varese sarebbero arrivati insulti da ogni parte. Perché la situazione della gloriosa società lombarda, a metà campionato, era alquanto disastrosa: squadra che non ingrana, batoste continue, il fiato degli ultimi posti sul collo; non una situazione facile, per nulla. E qualcuno già cominciava a dubitare di coach Moretti, cosa che a conti fatti si sarebbe rivelata del tutto sbagliata. Ma non si può biasimare l’impazienza di una piazza che per la sua storia sente il bisogno di volare ai piani alti, mentre negli ultimi anni è stata, ad eccezione dell’annata 2012-13, una delusione e un’agonia cestistica unica. 

Già l’annata 2014-15, sull’onda della più meno deludente precedente, non è per nulla riuscita a far dimenticare quella stagione da Coppa Italia sfiorata e da semifinale scudetto piena di rimpianti (sportivi e non). Si vuole ripartire da un coach adatto per un progetto di rinascita: Paolo Moretti, capace di portare la sua Pistoia ai playoff da neo-promossa, dopo anni di seconda serie.
Il problema diventa quindi costruire una squadra abbastanza competitiva con un budget, obbiettivamente, limitato. Arrivano Davies, Faye, Wayns, Galloway e altri, tra cui il fratello di Klay-T e il grandissimo colpo Roko Ukic. La stagione parte discretamente bene ma tra infortuni, giocatori che non ingranano e un Ukic troppo costoso il giocattolo comincia a rompersi: mettiamoci dentro anche una competizione europea da seguire ed esso si rompe del tutto (anche se in FIBA Europe Cup le cose non vanno malissimo..).

wright varese
Coach Moretti e Chris Wright

Comincia il via vai nel bel mezzo della stagione, cosa che per una squadra in carenza di risultati rischia di essere fatale: Ukic saluta e approda agli acerrimi rivali canturini, Shepherd finisce a Pesaro, Thompson dimostra che il talento non è proprio una cosa di famiglia e viene tagliato, così come Galloway. 
Ma quando la vita chiude una porta, apre un portone. Viene ufficializzato il ritorno di Kangur, ormai storica bandiera, ma soprattutto si arriva al 3 Gennaio, primo turning point della stagione varesina, data in cui Varese supera una Cantù ancora piena di sogni di gloria nel derby più sentito (per ora) nel nostro campionato. Poche settimane dopo, nel mezzo delle quali la squadra lombarda comunque avanza in Europa, ecco l’altra chiave della svolta: Chris Wright. Il play, dalla storia decisamente affascinante, rivoluziona squadra e gioco.
Ma il periodo buio non è ancora finito: una sconfitta sulla sirena in casa contro Capo d’Orlando rischia di mettere in guai seri la salvezza di Varese. Alla situazione in classifica si aggiunge anche la squalifica, per uso di cannabis, di Faye, uno dei perni della formazione. Varese tocca il fondo: ma dal fondo riesce a darsi lo slancio per risalire. Una serie di prove magistrali, tra cui la vittoria su Reggio Emilia, infiammano l’ambiente e fan sognare i playoff, laddove si parlava di retrocessione.
Il sogno alla fine svanisce, ma al termine di una stagione per certi versi molto più travagliata delle ultime due sembra già un risultato eccellente, considerando anche la finale di Europe Cup persa di soli quattro punti e che al termine dei primi 20 minuti di gioco della 30esima giornata Varese era ottava, il che avrebbe significato post-season.

Non saranno stati playoff, ma a differenza delle ultime due annate quest’anno Varese è riuscita a far sognare e a far pace di nuovo con i suoi tifosi, con la speranza che venga data continuità a questo progetto, nelle mani sicure di un coach come Paolo Moretti.

Ci auguriamo, comunque, che una piazza storica come Varese possa del tutto ritrovarsi, il prima possibile, e tornare laddove le compete.

Gabriele Buscaglia

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