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Vatutin attacca Toko Shengelia per il suo addio al CSKA Mosca

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Andrey Vatutin si era già espresso, qualche settimana fa, contro la decisione di Euroleague di escludere le squadre russe. Nelle scorse ore il presidente del CSKA Mosca è tornato alla carica, parlando di “russofobia” e dicendo di non pensare che nella prossima stagione i club russi potranno tornare a giocare la massima competizione europea. Oltre a questo, nell’intervista rilasciata a Match TV, Vatutin ha attaccato Tornik’e Shengelia, il primo giocatore del CSKA a lasciare la Russia dopo l’invasione dell’Ucraina. Il lungo ora alla Virtus Bologna, georgiano, ha particolarmente a cuore la causa ucraina, visto che qualcosa di simile era successo al suo Paese nel 2008.

“Concordo con Tornik’e, non ha avuto successo qui al CSKA, non era sé stesso e non è diventato un leader dentro e fuori dal campo, come era stato al Baskonia. Possiamo ammettere che abbia deluso le nostre aspettative. Il tempo ci dirà se sia stato a causa della Russia, di Mosca, del CSKA, degli schemi degli allenatori oppure di qualcos’altro. Non ci ha insultati, ho apprezzato le parole gentili che ha espresso per la nostra squadra, il che dimostra la sua professionalità” ha detto Vatutin, prima di tirare la stoccata.

I principi del CSKA rimarranno gli stessi. Continueremo a trattare i nostri giocatori al meglio, indipendentemente da che Paese vengano. I giocatori e le famiglie sono sempre stati al sicuro qui. I nostri fans hanno trattato i giocatori stranieri con amore e rispetto, considerandoli parte della nostra famiglia. Trovo difficile capire perché Tornik’e abbia menzionato minacce rivolte alla sua famiglia a Mosca. Shengelia, i giocatori lituani e polacchi e le loro famiglie hanno ricevuto minacce per via telefonica e sui social. Ovviamente, non conviene loro rivelare, al momento, da quali Paesi siano arrivate queste minacce. Voglio essere chiaro: non siamo stati offesi da Tornik’e. Comunque, per la prima volta nella storia recente del CSKA, uno dei nostri giocatori ha tenuto per un anno e mezzo una maschera, e non una chirurgica. I problemi globali lo hanno spinto a toglierla. Se l’è tolta e tutto è diventato più semplice per tutti.

Francesco Manzi

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