Archiviate come illazioni o semplici chiacchiere da bar le voci riguardanti la partenza di Ramagli, la Virtus ha schiarito le nubi con un comunicato al termine del CDA. A questo punto però è giusto cercare di fare chiarezza sulla “situazione panchina” prima di passare alle novità di mercato. Ogni volta che si assiste ad un cambio di proprietà, il nuovo socio di maggioranza cerca di porre uomini di fiducia nei ruoli chiave. Nel caso di una società sportiva, nel 99% dei casi a pagare è l’allenatore precedente, per un cambiamento a favore di una scelta presa dalla nuova proprietà. Fatta questa dovuta premessa, non è un mistero che Zanetti avrebbe voluto cambiare la guida tecnica per portare un nome più blasonato a condurre la “sua” nuova Virtus, ma il rapporto col coach toscano per quanto possa non essere sbocciato sul piano umano, non ha lasciato dubbi su quello tecnico. Ramagli ha saputo conquistarsi sul campo la fiducia del re del caffè, e perfino le famosi voci di esonero nel post-Casale sono state declassate a pura fantasia. D’altronde come si poteva anche solo razionalmente pensare ad un cambio talmente radicale in un periodo fatto di partite ogni due giorni, andando quindi incontro ad una disfatta tecnica ed emotiva inevitabile? La vittoria dei playoff e conseguente promozione con rinnovo sembravano aver estirpato ogni dubbio, ma ecco che quelle sinistre vocine ritornano.
Le basi di tali convinzioni sono la non presenza del coach alle presentazioni di Aradori e Gentile (ma a onor di cronaca pure lo scorso anno Ramagli presenziò unicamente a quella di Lawson) e il mercato “imposto e non condiviso”. Secondo la stampa locale le scelte dei due azzurri non sono state avvallate dal coach per possibili incompatibilità sul parquet, ma anche qui non si è avuta nessuna conferma ufficiale. Come potrebbe un allenatore lamentarsi della troppa grazia ricevuta? E infatti lo stesso su Repubblica di oggi ha confermato che la coesistenza dei due sarà “un problema per gli avversari più che della Virtus”.
Ora, fatto il quadro generale può apparire evidente anche all’occhio più esterno che Ramagli sarà sulla graticola per tutta la stagione e “condannato” a fare bene, perché la società con Zanetti in primis ha investito fortemente per essere competitivi fin da subito. Se le cose non dovessero mettersi in discesa dalla prima palla a due la pressione sarà tutte sulle sue spalle e la sua testa sarebbe la prima a cadere. Ma fino a quel momento, che senso avrebbe complicarsi la vita in casa, prima ancora di vedere la squadra all’opera e prima ancora di aver concluso 3/5 di quintetto? Rovinare proprio adesso l’entusiasmo della piazza esautorando il comandante della rinascita sarebbe un duro colpo per l’immagine della coppia Baraldi-Zanetti, che già non si era fatta amare si tempi del Bologna Calcio per la troppa emotività nelle scelte. Al momento quindi per il bene di tutti Ramagli resta in sella, e avrà una grandissima opportunità per la sua carriera: guidare una squadra così blasonata, avendo a disposizione un roster di primo livello e potendo contare sull’amore incondizionato del popolo bianconero. Poi come sempre nel mondo dello sport saranno i risultati a fare fede, com’è anche giusto che sia. Tocca a lui ora la scelta se tentare di cogliere questa grande ma faticosa situazione, o cedere alla pressione della piazza. Vedendo l’animo di lottatore messo ad ogni partita della Virtus quest’anno, la risposta propende per la prima opzione.
Un’altra persona che conosce bene Ramagli è Shane Lawal: il lungo ex-Sassari e Barcellona ha scelto la Virtus prima di tutto per la presenza del coach avuto nella prima esperienza italiana a Verona, è questo ha influito positivamente nella trattativa quando sono sorte le difficoltà economiche. Al di là di precauzioni fisiche, visite mediche e assicurazioni sanitarie il vero oggetto del contendere era la cifra che i bianconeri avrebbero dovuto pagare al lungo nigeriano, con Lawal abituato negli ultimi anni a scavallare il milione di euro in Catalogna. Adesso le difficoltà sembrano alle spalle e lo stesso giocatore è atteso a Bologna per ultimare gli accertamenti fisici di rito e diventare il terzo colpo dell’estate bianconera. Secondo la Gazzetta dello Sport la cifra si aggira sui 400’000€ netti, mentre Repubblica rilancia sul milione lordo.
Resta vacante sempre la casella del play, con Maynor che come anticipato perde di credibilità e Arcidiacono diretto verso un ritorno in America: come riferito in esclusiva a BU però, il play ex-Villanova non era mai entrato nell’orbita bianconera, ma aveva offerte da Trento e Capo d’Orlando. Dall’altra parte dell’oceano lo attendo i Chicago Bulls con un two way contract. Il nome nuovo riguarda Dominic Waters: il play classe 1986 rientra nell’identikit cercato dalla società, ovvero un play ragionatore in grado di armare le bocche da fuoco già presenti. Waters ha vissuto l’ultima stagione tra Cantù e l’Olympiacos con ottimi risultati seppur in due realtà diverse, e per questo motivo potrebbe prendere tempo per aspettare una chiamata da una squadra di Eurolega.
Ramagli numero uno indiscusso