Wilt Chamberlain – The big dipper’s brightness

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Per la rubrica “Memories of Champions”, vista l’incombenza dell’All Star Game, non potevamo esimerci dallo scrivere di qualcuno con un minimo di confidenza con la gara delle stelle. Il suo palmares parla per lui: 13 convocazioni (in 14 anni di carriera) e un premio di MVP. Parlare però solo dei suoi traguardi in termini di All Star Game è riduttivo per un personaggio che è stato rookie of the year, 7 volte NBA scoring leader, 4 volte MVP della stagione regolare, 11 volte NBA rebounds leader, una volta NBA assists leader, 2 volte campione NBA di cui una volta anche MVP delle Finals. E se non vi dovesse bastare, guida la classifica NBA di ogni tempo alla voce rimbalzi, punti in singola stagione e punti in singola partita, è conosciuto come “The Stilt” ed il suo nome di battesimo è Wilton Norman Chamberlain.

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Raccontare Wilt Chamberlain è estremamente difficile, gli argomenti da trattare sono talmente tanti che la scelta del punto di partenza del nostro racconto è assai difficoltosa. Già, perché Wilt è forse stato il giocatore che più ha cambiato il gioco della pallacanestro, o meglio è stato il gioco della pallacanestro a doversi adattare a lui.

Young Wilt ChamberlainLa storia della palla a spicchi non aveva mai visto nessuno come Chamberlain. Intendiamoci: c’era già stato qualcuno che aveva costretto la lega a cambiare alcune regole, tale George “Mr. Basketball” Mikan (il prototipo del centro dominante), ma mai nessuno come Wilt.
Chamberlain in gioventù era in grado di eccellere in diverse discipline dell’atletica leggera con tempi e risultati incredibili per un ragazzone di 216 centimetri e 125 chili. Proprio a causa delle sue doti atletiche, la NBA dovette ad esempio modificare la regola sui tiri liberi, inserendo l’infrazione relativa all’invasione, in quanto Wilt sarebbe stato in grado di schiacciare da fermo staccando da dietro la linea della carità.

Dopo le delusioni del college e l’esperienza con gli Harlem Globetrotters, “The Stilt” decide che è giunta l’ora di approdare nel basket che conta, e il suo impatto sulla NBA è senza precedenti. Nella stagione da rookie con i Philadelphia Warriors, Wilt infrange ogni record chiudendo con 37.6 punti e 27 rimbalzi di media e venendo nominato Rookie of the year, MVP della stagione ed MVP dell’All Star Game.

030112-wilt-600Chamberlain macina primati su primati, come ad esempio quello della notte del 2 Marzo 1962 quando, contro i New York Knicks, arriva là dove mai nessuno probabilmente potrà più arrivare. “The Stilt” tocca quota 100 punti in una sola partita e imprime sulle pagine della storia dello sport un primato praticamente impossibile da battere. Nonostante questi record l’anello NBA fatica ad arrivare, puntualmente infatti Wilt trova sulla sua strada i Boston Celtics della sua nemesi: Bill Russell.

Bill batte Wilt a ripetizione e, nonostante Chamberlain metta sempre a referto numeri da fantascienza e vinca il testa-a-testa con Russell più di una volta, è il resto della squadra a fare la differenza e il nostro ragazzone lo sa. The Big Dipper non si fida né dei compagni né dell’allenatore e preferisce risolvere la gara da solo piuttosto che scaricare la palla, anche se gli avversari lo raddoppiano o lo triplicano.

wilt chamberlain 2Il punto di svolta della carriera di Wilt è però dietro l’angolo e arriva con la stagione 1966-67. Chamberlain, dopo essere stato ceduto ai Philadelphia 76ers (nel frattempo i Warriors si erano spostati a San Francisco) la stagione precedente, in seguito ad un anno di rodaggio ha finalmente compagni di squadra di cui si fida e il suo allenatore, Alex Hannum, lo stimola continuamente. I progressi si vedono fin da subito, Wilt si decide a passare la palla e i suoi assist schizzano a 7.8 per gara. Philadelphia e Wilt hanno un unico obiettivo, l’anello NBA, e chiudono la stagione regolare al primo posto con un record di 68-13. La loro cavalcata prosegue anche ai playoff: 3-1 a Cincinnati in semifinale di Conference, 4-1 ai Celtics del rivale Russell e in finale contro la sua ex squadra, i San Francisco Warriors, è di nuovo successo 4-2. Chamberlain in questi playoff è semplicemente stellare e mette insieme 21.7 punti, 29.1 rimbalzi e 9 assist a partita.

Wilt sembra aver trovato la redenzione, l’anno successivo vince addirittura la classifica NBA degli assist e termina ancora una volta la stagione regolare al primo posto, ma ai playoff cade di nuovo nel baratro, quando in finale di Conference Philadelphia perde ancora contro i Celtics nonostante un iniziale vantaggio di 3-1. Chamberlain, frustrato per l’ennesima sconfitta, decide che la sua avventura in Pennsylvania è giunta al termine e chiede di essere ceduto.

chamberlein womanWilt spinge per andare a Los Angeles: lì ci sono i Lakers, c’è Hollywood, ma soprattutto lì potrebbe continuare a coltivare facilmente la sua passione parallela alla palla a spicchi: le donne. Chamberlain dichiarerà in più di una occasione di averne avute più di 20.000 nella sua vita. Nonostante le sue volontà vengano accolte permettendo il suo trasferimento in California, i primi due anni in casacca giallo-viola sono forse i più tremendi della sua carriera. Wilt arriva in finale per due anni consecutivi, il primo anno si trova davanti per l’ennesima volta i Celtics di Bill Russell, la serie arriva fino a gara-7 che si gioca a LA, dove tutto è già pronto per festeggiare la vittoria. Bill però, nonostante abbia ormai 35 anni, riesce come (quasi) sempre ad imbrigliare Wilt, riportando il titolo in Massachusetts.

L’anno successivo è di nuovo gara-7, ma questa volta di fronte ci sono i Knicks e la partita decisiva si gioca al Madison Square Garden. I Lakers dovrebbero avere vita facile, anche per il fatto che la stella avversaria, il centro Willis Reed, si infortuna in gara-5. Wilt, senza Reed, dovrebbe letteralmente dominare, ma inspiegabilmente va in tilt e i Knicks trovano così la tanto inaspettata, quanto imprevedibile, vittoria.

Wilt però si rifà due anni più tardi, quando sempre in finale contro i New York Knicks  riesce ad essere la vera “stella polare” per i suoi compagni, conducendoli al successo per 4-1 e aggiudicandosi il titolo di MVP delle finali. Questo sarà l’ultimo successo della carriera di Chamberlain, che decide di ritirarsi l’estate successiva ponendo fine ad una carriera piena di record infranti, ma allo stesso tempo altrettanto controversa per il basso rapporto tra talento espresso e titoli vinti.

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Wilt Chamberlain se ne andò prematuramente il 12 Ottobre 1999 all’età di 63 anni stroncato da un attacco cardiaco. Nonostante gli insuccessi della sua carriera, verrà per sempre ricordato come un inarrivabile pioniere di mete sconosciute e di vette mai toccate. Wilt Chamberlain: nessuno come lui, “the big dipper” will always shine.

Gabriele Galbiati

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