Marco Belinelli – Virtus Bologna, dove eravamo rimasti?

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Una storia lunga sei anni, interrotta per 17 e ora pronta a ricominciare. Con la più classica delle chiusure di cerchio Marco Belinelli torna lì dove tutto era cominciato, alla Virtus Bologna.

La società che l’ha preso dalla Vis Persiceto, sua città natale, quando aveva 11 anni e gli ha schiuso le porte dell’Olimpo, accompagnandolo per mano fino all’EuroLega da enfant prodige. Tutta la trafile delle giovanili, i primi allenamenti in prima squadra a 15 anni all’ombra di un certo Manu Ginobili, con il quale qualche anno più tardi giocherà da pari a pari, vincendo un titolo NBA.

Valerio Bianchini

Esordio in prima squadra il 4 Aprile 2002, nelle settimane della tempesta scaturita dall’esonero, poi revocato, di Ettore Messina. Nell’estate successiva Belinelli trova spazio nella rifondazione voluta dal nuovo GM Gianfranco Lombardi e dal coach Boscia Tanjevic, il quale però viene allontanato in seguito a mesi di delusioni. Dopo Natale arriva Valerio Bianchini che non riuscirà a salvare la barca ma comunque avrà il merito di lanciare definitivamente quel diciassettenne così promettente: alla fine ci saranno 22 presenze in campionato e 12 in Europa per Belinelli nel 2002-2003, quando era poco più che un ragazzino, con 3 punti di media a partita. E un passaggio che di consegne che resterà soltanto ideale l’8 Gennaio 2003, quando Antoine Rigaudeau saluta il popolo virtussino con un biglietto per Dallas nella tasca del giaccone. Lacrime amare per i tifosi della Virtus, quella sera, nella sfida contro un modesto Partizan: un addio soltanto parzialmente mitigato dalla prima prestazione “da grande” del Beli, autore di 7 punti in 10 minuti. Una prova lodata dallo stesso Bianchini che parlò di “passaggio del testimone da Rigaudeau a Belinelli, il segno che la Virtus andrà avanti”, sbagliando clamorosamente (per una volta) il vaticinio. Per uno splendido scherzo del destino quel ragazzino che arriverà dove nessun altro italiano era mai giunto, fino alla cima della NBA, resterà l’ultima intuizione di un altro grandissimo del nostro basket.

Perché in realtà la Virtus non farà i playoff ma soprattutto a fine stagione invece di andare avanti, andrà indietro. Qualche mese prima era stata messa in difficoltà dall’addio dello sponsor Ferrero (legatissimo a Messina) ma non si è ridimensionata, così è stata sommersa dalla crisi dell’azienda del patron Madrigali e dal lodo intentato da Becivoric per vedersi pagato regolarmente (e profumatamente) nonostante l’infortunio. Sarà l’estate della “mandrakata” di Claudio Sabatini che salva in qualche modo le V Nere facendole ripartire dalla LegaDue e contemporaneamente dell’addio del prodotto di casa Belinelli, passato ai rivali della Fortitudo.

Marco Stefano Belinelli ha giocato la sua ultima partita con la Virtus Bologna il 3 Maggio 2003, sconfitta interna contro la Montepaschi Siena con 3 punti (tutti dalla lunetta) in 13 minuti. E anche qui un altro simpatico scherzo del destino: era la Siena che stava diventando grande, quella della Final Four di EuroLega alla prima partecipazione, guidata dal compianto Alphonso Ford. 34 punti quella sera per il miglior marcatore dell’EL moderna, proprio quella competizione in cui il Beli vorrà (dovrà?) riportare le V Nere. Inizierà a provarci da domenica 6 Dicembre (ore 16) in un’altra gara casalinga, quella contro la Dinamo Sassari. Non ci sarà il pubblico a tributargli l’accoglienza che merita e c’è di mezzo la pausa per le Nazionali che costringerà ad aspettare ancora: ma si sa, l’attesa aumenta il desiderio. Anche dopo 17 anni.

Belinelli ha lasciato, da poco più che adolescente, una Virtus che quasi non esisteva più, nel punto più basso della sua storia. Adesso ritrova, da uomo maturo, con un titolo NBA in bacheca, un club che vuole riprendersi il ruolo da vincente che la storia gli ha consegnato. Ha giocato l’ultima gara con la Virtus alla Unipol Arena (all’epoca PalaMalaguti), la riabbraccia nella neonata Segafredo Arena, l’impianto che insieme a lui e Teodosic costituisce il trittico che simboleggia alla perfezione le ambizioni societarie.

Si stanno per riscrivere altre pagine di un bellissimo amore, che “è arrivato come un tuono, con un brivido è finito” e se n’è andato “lontano, lontano, lontano”, come cantava l’immortale Lucio Dalla. Perché si sa, “certi amori fanno dei giri immensi e poi ritornano”. Venditti non è bolognese bensì romano ma quando si parla di sentimenti ci sta sempre bene.

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