Diario di Bordo: Giorno 2, Euroleague Final Four, Berlino

Coppe Europee Eurolega

Onironautica è un termine coniato dallo psichiatra e scrittore Frederik van Eeden per indicare un’esperienza durante la quale si può prendere coscienza del fatto di stare sognando.

Comunemente noi lo chiamiamo sogno lucido e credo che sia la diagnosi di ciò che mi sta accadendo durante questi giorni. Attraverso le sale della Mercedes-Benz Arena conversando con quelli che sono i miei idoli di infanzia: Sconocchini, Tranquillo, Scariolo, Teodosic, Papaloukas, Datome, Hines. Sono persone che mi hanno avvicinato a questo sport, lasciandomi con gli occhi sgranati di fronte allo schermo di un televisore col desiderio di poterli incontrare un giorno. Da ieri quello schermo non c’è più e la timidezza di un bambino nel vedere i suoi eroi lascia il posto al confronto. Penso che sia proprio il confronto ciò che ci permette di crescere e migliorare, perché cercandolo ci si mette in gioco.

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La sveglia mi fa balzare giù dal letto bruscamente e in pochissimo tempo sono pronto per la conferenza stampa della finale. Qui assisto a un vero e proprio show di Obradovic, che intrattiene i media prendendo in giro il connazionale Bogdanovic; poi arriva la domanda che tocca la sensibilità dell’uomo di ghiaccio, quella che riguarda il suo avversario Itoudis, suo assistant coach per 13 stagioni. Escono molti aneddoti divertenti e la conferenza si chiude nell’entusiasmo di tutti, ansiosi di vivere e raccontare questa finale.

Neanche il tempo di trascrivere le parole dei coach e vengo chiamato per assistere al match One Team tra i giornalisti. Lo spettacolo è piuttosto comico, ma sono l’assistant coach di Sergio Scariolo e il “coach” di Papaloukas, capitano della squadra bianca. Nel bel mezzo della partita Domenico Miranda e Geri De Rosa irrompono in panchina durante una diretta Sky per intervistare Scariolo. Ero lì dietro e finisco in diretta. Termina la partita – persa – e torno nella media working room, dove mi fermo a riflettere su cosa mi stia accadendo. E’ qui che mi accorgo di essere nel mezzo di un’onironautica e ne approfitto: se è un sogno, tanto vale sognare appieno.

Intervisto i giocatori delle perdenti nelle semifinali e per la prima volta sperimento il mio inglese in ambito giornalistico. Torno in sala, trascrivo, cerco notizie, scrivo ed arriva il momento delle interviste alle finaliste. Scelgo di andare in diretta Facebook per alleggerirmi il lavoro, ma l’audio non funziona e devo trascrivere tutto. Di nuovo.

Sono le 21.00, è da 10 ore che sono al lavoro e per oggi posso ritenermi soddisfatto di aver terminato tutto. Non vado in albergo, ma mi dirigo alla volta di Postdam con i miei amici e colleghi Massimo e Charlie. Parliamo di sport e di ambizioni future davanti a un’ottima birra tedesca, il simbolo internazionale della condivisione. Ci accorgiamo che è tardi ed è il momento di andare a riposare per prepararci al meglio in vista della finale.

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Sono a letto e davanti ai miei occhi scorrono le immagini della giornata. Tutte emozionanti, tutte uniche, indelebili. Mi rendo conto del tempo che ho dedicato al lavoro e sono felice, nonostante la stanchezza.

L’onironautica – rifletto la vivi quando una passione brucia talmente tanto dentro il tuo corpo che ti assorbe totalmente. Non distingui più la realtà dal sogno, ma sei felice. Fai tanto e non senti la fatica. Sei disinibito perché non hai paura. E vivi!

Antonio Mariani

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