Abbiamo intervistato in esclusiva Michele Carrea, allenatore della Oriora Pistoia, affrontando sia i temi sportivi, sia i temi dell’attualità extra parquet che purtroppo in un momento come questo sono inevitabilmente in primo piano. Di seguito l’intervista al coach dei biancorossi.
Com’è la situazione attualmente a Pistoia? Vi state allenando? Avete avuto direttive particolari dalla società?
Dopo la partita a Trieste (disputata a porte chiuse sabato 7 marzo e finita 97-80 per i giuliani, ndr) non ci siamo più allenati: la società ha deciso di sospendere l’attività fino al prossimo 21 marzo, in teoria in tempo per preparare la gara del 3 aprile, quando il campionato dovrebbe riprendere. Le strutture e lo staff sono a disposizione per eventuali allenamenti individuali. Poi il 21 si vedrà in base agli sviluppi della situazione.
Come è stato giocare a porte chiuse a Trieste, fra l’altro una sfida così importante in chiave salvezza?
Abbiamo provato a far capire in tutte le sedi che non era il caso di giocare, ma le decisioni sono state diverse. Io non la reputo una partita di basket, l’ho detto prima di giocare e lo dico adesso. Non temo di essere additato come “produttore di alibi”: consideriamo che prima di salire sul bus siamo stati giustamente tutti obbligati a pulirci le mani con l’Amuchina, e così ad ogni sosta. Durante il viaggio sembrava di vivere in una situazione surreale: nella sosta in Autogrill eravamo da soli, era tutto vuoto. Anche in hotel eravamo gli unici clienti, gli albergatori ci hanno detto che tutte le altre prenotazioni erano state disdette e quindi dopo la nostra partenza la struttura avrebbe chiuso. All’arrivo al palazzetto ci hanno misurato la febbre, la squadra ha dovuto cambiarsi in 2 spogliatoi diversi per mantenere le distanze di sicurezza. A fronte di queste precauzioni però la partita ha avuto contatti fisici normali, con blocchi, tagliafuori eccetera. È stata una situazione grottesca e non si può parlare di partita di basket. Dal punto di vista prettamente sportivo Trieste è stata più brava di noi, anche se credo che giocando in casa e non avendo vissuto quanto ho appena raccontato, forse emotivamente erano meno scossi.
Come si affronta un momento del genere dal punto di vista dell’attenzione al fattore puramente sportivo?
Fino all’esplosione del problema, quando si stava ancora ragionando sul da farsi, i ragazzi hanno lavorato sempre bene e con grande attenzione. Questo periodo è coinciso anche con l’inserimento di Culpepper che stava procedendo positivamente dando nuova energia alla squadra. Dalla settimana scorsa però tenere alta la tensione non era più la priorità mia, dello staff e del club. Sapevamo che la partita contro Trieste era molto importante per noi, però sapevamo anche che oltre allo sport c’era una situazione più importante da affrontare ed era sciocco ossessionarsi su discorso prettamente sportivo. I giocatori hanno dimostrato grande professionalità e il club è stato molto comprensivo riguardo le problematiche relative all’emergenza.
I giocatori stranieri secondo te che percezione hanno della situazione? Avete avuto problemi a trattenerli in Italia?
Al momento i giocatori sono tutti a Pistoia, anche se è chiaro che quando un giocatore legge che il rientro negli USA impone la quarantena, che le compagnie aeree cancellano i voli, che il virus si sta espandendo anche nel suo Paese di origine, questo desta preoccupazione. Comprensibilmente i giocatori hanno manifestato tensione rispetto a queste notizie, sia come professionisti relativamente alla situazione stipendi nel caso il campionato dovesse essere sospeso, sia soprattutto come uomini preoccupandosi per la propria salute. E’ giusto sottolineare come ad oggi tutti hanno sempre fatto quello che gli abbiamo richiesto senza obiezioni, anche nella settimana di pausa.
Un tuo giudizio su come sia stata gestita la situazione, forse sarebbe stato più giusto prendere provvedimenti prima?
Penso che quando hai a che fare con una criticità così nuova e imprevedibile e senza precedenti, senza vissuto e forse anche senza competenze, è normale fare degli errori, a tutti i livelli di governo. Non bisogna criminalizzare, però bisogna essere in grado di non ripeterli. Penso che giocare quel sabato a Trieste sia stato un errore, però a mente fredda penso che forse questi errori li avremmo commessi tutti in una situazione così nuova. Mi auguro che si impari da questi sbagli e che non si ripetano. Ora è urgente spendere risorse per risolvere la crisi sanitaria, lo sport è importante ma ora non è sicuramente la priorità.
Sicuramente come prima stagione da capo allenatore in A sarà una stagione da ricordare. Come l’hai vissuta finora, fintanto che la situazione è stata “normale”?
Questa mia prima stagione in serie A è stata fino ad oggi ricca di scoperte, credo di essere cresciuto professionalmente trovandomi ad affrontare problematiche nuove. Sicuramente ho commesso errori, ho provato a correggere gli sbagli, però fortunatamente ho trovato un gruppo eccellente dal punto di vista umano e siamo nella condizione di raggiungere un obiettivo sportivo che per noi è come vincere uno scudetto. Mentre parlo però sento la distanza di questi discorsi dalla realtà e dalla mia attenzione: quello che sta capitando va davanti a tutto. Mi ritengo contento di quello che stavamo facendo, mi spiace che il “gioco “ si debba fermare, però era giusto fare così.
Si ringraziano per la disponibilità e la professionalità l’ufficio stampa della Oriora Pistoia e Michele Carrea.
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