Sono prima di tutto amici, poi compagni di avventura assieme a Bruno Cerella nel progetto Slums Dunk, ma domenica Michele Carrea e Tommaso Marino saranno avversari nel match che vedrà affrontarsi al Biella Forum l’Angelico Biella e la Remer Treviglio. Così BasketUniverso ha deciso di metterli a confronto in un’intervista doppia, in cui i due hanno rivelato alcuni aneddoti del loro rapporto.
Come nasce la vostra amicizia e la collaborazione nel progetto Slums Dunk?
Carrea: il primo contatto è avvenuto quando Tommy giocava a Omegna grazie ad un amico comune, poi ci vedevamo in giro per Siena quando io allenavo lì, ma l’amicizia si è consolidata a Casalpusterlengo quando io ero assistente allenatore, e lui venne a giocare da noi. Proprio durante quella stagione iniziammo a parlare di Africa, visto che io c’ero già stato un paio di volte e loro (Marino e Cerella, ndr) proprio quell’estate decisero di iniziare a mettere in piedi il progetto e mi coinvolsero per formare gli allenatori in loco
Marino: dopo il mio primo viaggio a Nairobi, lo ritrovai a Casalpusterlengo e iniziammo a parlare di Africa e del progetto Slums Dunk: la sintonia e l’unione di intenti furono subito evidenti e in maniera naturale si consolidarono l’amicizia e la partecipazione al progetto
In cosa ti ha accresciuto l’esperienza Slums Dunk, sia come persona che professionalmente?
C: personalmente l’aspetto più interessante è la possibilità di vedere realtà diverse, permettendomi di relativizzare gli aspetti della vita (soprattutto distinguendo tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato). Professionalmente mi ha aiutato molto nella capacità di adattamento, questa esperienza lo rende necessario, occorre calibrare le informazioni giuste e renderle collettive
M: premetto che non farò mai e poi mai il coach…poi magari tra 10 anni sarò sulla panchina dell’Olimpia…(ride) Tornando seri, in questi bambini vedo un bisogno di stare in campo, è quasi una necessità, e questo entusiasmo mi fa pensare che a questi ragazzi vorrei veramente insegnare basket, trasmettergli la mia passione per la pallacanestro.
Qual è la miglior caratteristica dell’altro protagonista dell’intervista?
C: se penso a Tommy la prima caratteristica che mi viene in mente è sicuramente l’estro, che manifesta sia come individuo che come giocatore. E’ una persona d’istinto sia dentro che fuori dal campo e questo lo rende piacevolmente imprevedibile, e la sua vita è un manifesto di questa sua caratteristica
M: in Michele apprezzo tantissimo la sua capacità di staccarsi completamente dalla figura di “amico” per calarsi al 100% nel ruolo di allenatore. In Slums Dunk lo consideriamo il “ragioniere” perché io e Bruno viaggiamo spesso sulle ali dell’istinto e dell’entusiasmo, lui ci riporta sempre coi piedi per terra mettendosi dalla parte della gente ricordandoci che è necessario ragionare prima di agire
E il difetto peggiore?
C: ha un’emotività estrema, che spesso può rivelarsi un’arma a doppio taglio, e capita talvolta che si penta di un’azione poco dopo averla compiuta.
M: ne ha talmente tanti che fatico a sceglierne uno (ride), però gli ho sempre rimproverato il suo stile, infatti un giorno gli ho detto “Micky, dobbiamo fare qualcosa”. Così gli ho dato qualche consiglio stilistico e di abbigliamento, e se ora ha una fidanzata il merito è tutto mio!
In cosa dovrai limitare l’altro nel match di domenica?
C: Tommy ha una qualità di lettura del pick and roll che pochi altri possono vantare, e quando entra in trance agonistica è molto difficile da arginare; la nostra capacità di limitarlo in questi frangenti sarà una delle chiavi della partita
M: conosce bene le mie caratteristiche e la mia emotività, sicuramente preparerà il match su questo e chiederà ai suoi giocatori un’aggressività particolare su di me. Diciamo che ci ho fatto “il callo”, mi capita spesso
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