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Italia-Filippine, una rivalità che va avanti da quasi 90 anni e la prima volta ci massacrarono

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Probabilmente lo sportivo filippino più conosciuto al mondo è Manny Pacquiao, pugile/politico considerato tra i migliori di sempre nel suo sport con otto mondiali in otto differenti categorie. Sicuramente però, neanche il “Pugno Nazionale” (Ang Pambansang Kamao, come lo chiamano in Patria) può competere con la popolarità del basket. Vediamo la storia della rivalità tra le Filippine e l’Italia.

Nonostante il 40esimo posto nel ranking FIBA (9 posti in meno dal 2019) e il miglior risultato ad un Mondiale rimanga un ormai sbiadito terzo posto nel 1954 in Brasile, non c’è isola tra le più di 7.600 che compongono il Paese che non abbia decine di canestri, più o meno arrangiati, sparsi qui e là.

Con questi presupposti, il Mondiale organizzato in casa, seppure in collaborazione con Giappone e Indonesia per 4 degli 8 gironi della prima fase, è l’occasione che tutti i filippini stavano aspettando per consacrare la loro grande passione. Tra soprannomi folkloristici e incarichi politici arrivati dopo carriere scintillanti sul parquet, ecco un breve excursus degli incroci tra Italia e la Gilas Pilipinas, ovvero la Nazionale filippina.

Gilas Pilipinas

Il primo confronto di sempre avvenne ai Giochi Olimpici di Berlino: un -18 senza appello (14-32, 10 punti della stella della Ginnastica Roma Adolfo Mazzini e 2 a testa per Egidio Premiani e Mario Novelli, il tabellino) incassato dagli Azzurri nell’ultimo match della competizione con entrambe le squadre fuori ai quarti.

Il Capitano di quella squadra fu Ambrosio Padilla, che dopo la carriera da cestista intraprese quella di politico dopo la Laurea in Giurisprudenza venendo eletto al Senato delle Filippine fino al 1972. Fu anche Presidente del Comitato Olimpico delle Filippine e vice Presidente FIBA Asia nonché primo presidente della PBA (la federazione filippina di basket). Suoi compagni di squadra due dei migliori giocatori filippini di basket di sempre: Jacinto “Jumping Jack” Ciria Cruz, morto durante la seconda Guerra Mondiale nel 1944 e Charles Borck, nato a Manila alto e biondo (di qui il soprannome di “The Blonde Bombshell”) da padre tedesco e madre spagnola.

Ambrosio Padilla in un francobollo del 2010

Ritroviamo le Filippine molti anni dopo ma sempre ai Giochi Olimpici, questa volta nel 1968 a Città del Messico. Non c’è storia: 91-66 per gli Azzurri (il tabellino completo) guidati da Nello Paratore con 26 punti di Massimo Masini, 18 di Ottorino Flaborea e 12 di Charly Recalcati. Nota per essere particolarmente ruvida e coriacea, la squadra filippina venne soprannominata nel 1967 “The dirty Dozen”, avvalendosi delle abilità di giocatori come Elias Tolentino (“The Mikado Man” per via di una pomata per capelli che pubblicizzava all’epoca facendo impazzire il pubblico femminile). In panchina forse il più grande giocatore di basket filippino di sempre: Carlos Loyzaga. Soprannominato “The Big Difference” per le Medaglie vinte con la Nazionale (4 volte i Giochi Asiatici e 2 tornei FIBA Asia da giocatore e di nuovo i Giochi Asiatici nel 1967 da allenatore).

Flaborea e Masini, questa volta insieme Dino Meneghin e Pierluigi Marzorati tra gli altri, sono in campo contro le Filippine anche ai Giochi Olimpici di Monaco di Baviera, nuovamente in Germania, nel 1972. Ancora un netto successo nella prima fase (101-81 con 29 punti di Giomo, 26 di Bisson e 23 di Dino, il tabellino) contro un altro Hall of Famer filippino: “Daredavil Danny” Florencio e Fredie Webb, che poi diventerà un politico e un attore di cinema e tv di successo in Patria.

“The Big Difference” Caloy Loyzaga

Altra tappa della storia degli incroci tra Italia e Filippine è il 1978. Nel Paese asiatico, dal 1972, vige la legge marziale imposta da Ferdinand Marcos, che decide di organizzare diversi eventi sportivi e mondani per ottenere maggiore visibilità: è il caso dell’edizione 1974 di Miss Universo, dello storico incontro di pugilato tra Muhammad Alì e Joe Frazier del 1975 meglio noto come “Thrilla in Manila” (all’Araneta Coliseum) e naturalmente del Campionato del mondo di basket del 1978, il primo mai ospitato da un Paese asiatico, preceduto da un incontro di scacchi Karpov-Korchnoi.
I padroni di casa finiscono ottavi in un torneo vinto dalla Jugoslavia di Nikolic e dei fenomeni Cosic, Kicanovic, Dalipagic e Delibasic. Quarto posto Azzurro, tutt’ora il miglior piazzamento in un Mondiale (Giancarlo Primo l’allenatore, in campo tra gli altri, Meneghin, Marzorati, Villalta, Caglieris, Bonamico e Della Fiori). Filippine-Italia si gioca il 10 ottobre 1978 all’Araneta Coliseum e termina 112-75 con 25 punti del Capitano Bariviera. Qui il tabellino completo.

Alì vs Frazier a Manila

Dopo un vuoto di 41 anni (tre amichevoli tra cui quella del PalaDozza nel 2016 con una forte presenza di pubblico filippino…) l’Italia incontra di nuovo le Filippine in una competizione ufficiale: a Foshan nella gara d’esordio al Mondiale cinese 2019. Senza affanni, gli Azzurri portano a casa il successo con ben 46 punti di scarto (108-62, il tabellino della gara). Nonostante la doppia doppia (15+10) di Andray Blatche, centrone di 212 centimentri nato a Syracuse nello Stato di New York (155 gare con i Nets in NBA) e naturalizzato filippino con l’intervento del Governo nel 2014 prima dell’esordio al Mondiale spagnolo in cui la squadra asiatica ha rischiato di battere nientemeno che la Croazia (sul ferro il tiro della vittoria di Jeff Chan).

Blatche e Gallinari al Mondiale 2019

Ci sarà Jordan Clarkson, compagno di squadra di Simone Fontecchio a Utah e “filippino” dal 2011 grazie alla nonna materna Marcelina. Clarkson ha esordito nelle qualificazioni al Mondiale 2023 (Filippine qualificate di diritto ma partecipanti fuori classifica) nell’estate scorsa realizzando 27 punti e 7 assist nella sconfitta contro il Libano e 23 punti nella vittoria contro l’Arabia Saudita.

Le Filippine, che per questo ciclo di qualificazioni hanno avuto ben tre allenatori (Tab Baldwin e Chot Reyes con la guida di Nenad Vucinic, vice di Reyes, per alcune gare) contano molto sul talento locale 2002 (centro di 212 centimetri) Kai Sotto, che in Patria viene considerato come il prossimo leader per molti anni. Il “Puso” (cuore) della Gilas batte forte.

Insomma, Pacquiao sarà anche lo sportivo filippino più noto al mondo, ma il fascino del basket ha contagiato anche lui. A tal punto che nel 2014 si è reso eleggibile per il Draft PBA (il campionato filippino) venendo selezionato dai Kia Sorento con l’undicesima scelta assoluta debuttando a 36 anni. Succede anche questo, nelle isole del basket filippino!

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