Non conta come si vince — o almeno così si dice. Ma quando si perde, è proprio il come a finire sotto la lente. E perdere di 33 punti (trentatré, 61-94) racconta bene la distanza tra una squadra come Milano — che, anche con gli infortuni, ha almeno due quintetti e mezzo e ritrova il sorriso di Ettore Messina dopo tre sconfitte — e una come Varese, che si muove in tutt’altro contesto. Il sorriso di Ioannis Kastritis, marcato dopo l’esordio vincente con Sassari, si è spento davanti ai limiti che l’Olimpia ha messo a nudo in due quarti scarsi di derby lombardo.
Moody è un enigma più che mai (0/8 dal campo, qualche spunto difensivo, ma sempre schiacciato dai propri errori). La difesa non tiene e l’attitudine non è quella giusta.
I primi due problemi si possono risolvere con il tempo. Il terzo — quello mentale — è più complesso. Perché aggiustare un limite tecnico è possibile, ma cambiare l’atteggiamento è un’altra storia. O ce l’hai, o no. È plausibile che lo strapotere di Milano abbia scoraggiato la Openjobmetis, e che la difficoltà nel bucare la difesa dell’EA7 abbia spento anche la loro intensità dietro. Ma, al di là dell’avversario — che sia da Eurolega o da Serie A — aspettarsi di più è legittimo.
Lo sa bene Kastritis, lucido e severo dopo la disfatta:
“Dovremmo sempre cercare di mettere in campo la migliore versione di noi stessi. Vuol dire trovare le situazioni provate in allenamento, creare problemi agli avversari, dare il massimo. Oggi non abbiamo fatto nulla di tutto questo. Non voglio esagerare, ma la stagione è lunga, il livello è alto e siamo ottimisti sul raggiungimento dei nostri obiettivi. Non ci riusciremo se continueremo a concedere tiri facili. Ho visto — come a Sassari — troppi canestri semplici e troppe libertà concesse.” Tutto passa dall’applicazione. E i voti lo riflettono.
Pochi sopra la sufficienza tra i biancorossi: 7 a Olivier Nkamhoua, autore di una doppia doppia da 18 punti e 10 rimbalzi (26 di valutazione) contro un’avversaria da Eurolega. 6 pieno a Matteo Librizzi (13 punti), che prova sempre a spaccare la difesa attaccando l’area (7/8 ai liberi) nel gioco spento di Varese. Nessun pallone è al sicuro se c’è Tazé Moore nei paraggi: fatica in attacco, sì, ma è rapido in difesa dimostrando un ottimo potenziale per crescere. Allerik Freeman porta ossigeno con 11 punti e 3/6 dall’arco, anche se è ancora lontano dalla miglior condizione. Poco altro dal resto del gruppo.
Meglio affrontare subito Milano e trarne qualcosa di buono: una sconfitta così netta mette in chiaro i limiti tecnici e mostra quanto il tiro da tre non possa essere sempre l’unica via (8/34). C’è tempo per sistemare, ma è il tempo non potrà farlo da solo.
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