Non sarà il solito viaggio di ritorno a testa bassa e con una sconfitta pesante sulle spalle per la Openjobmetis Varese. Questa volta, a differenza delle ultime tre trasferte bresciane, i biancorossi possono quantomeno tornare a casa con la testa alta dopo aver tenuto sulle spine la capolista per quaranta minuti. 102 a 94, una sconfitta onorevole, senza dubbio, maturata al termine di una partita vera, intensa, in cui la squadra di coach Kastritis ha mostrato solidità sotto canestro, ha ritrovato buone percentuali dall’arco (35%, 9/26) e ha limitato efficacemente Miro Bilan, fermato a 11 punti. A fare la differenza, ancora una volta, sono state le disattenzioni difensive, punite puntualmente da una Brescia spietata.
Una Leonessa sa aspettare. La Germani incassa, assorbe l’urto e colpisce nel momento giusto. Lo fa quando Varese, spinta dallo sforzo di rientrare fino al -1 (55-54), mostra le proprie crepe difensive e paga il prezzo dell’energia spesa per restare agganciata al match. È lì che si misura la distanza tra il sogno e la realtà: quattro possessi consecutivi senza segnare dopo il -1, lacune nella metà campo difensiva e un totale di 17 palle perse che pesano come macigni.
Varese è stata coraggiosa, preparata tatticamente e dentro la partita per 35 minuti. Allo stesso tempo, però, si è dimostrata troppo sconsiderata nella gestione dei momenti chiave che hanno poi aperto la strada al break decisivo di Brescia, fino all’82-65. Eppure, le qualità per vincere ci sono, e sono evidenti. Lo dimostra la reazione finale, che costringe la capolista ad affidarsi a tutto il proprio talento per spegnere l’entusiasmo biancorosso, alimentato dalle triple di uno Stewart ritrovato nel finale (16 punti) e dalla costanza di Alviti (14 punti, 3/5 da tre).
Contro le migliori, però, non sono concessi passaggi a vuoto. Serve continuità, lucidità, capacità di far girare tutto nel modo giusto anche quando aumentano le difficoltà e affiorano i “colpi di testa”. Come quello di Tazé Moore, che a metà del terzo quarto prende la strada degli spogliatoi senza più rientrare. Un gesto che lascia interrogativi aperti — litigio, divergenze? — e che coach Kastritis sceglie di gestire internamente, pur senza nascondersi dietro le parole:
“È una questione di rispetto della nostra cultura e dell’etica di lavoro che stiamo costruendo”.
Alla fine Varese torna a casa senza punti, un dettaglio tutt’altro che marginale vista l’attuale posizione di classifica (13ª, a +2 sulla zona rossa). Una sconfitta resta una sconfitta, ma c’è modo e modo di perdere. E dopo la pausa per le nazionali, la Openjobmetis ha mostrato segnali chiari di crescita, confermando di essere una squadra viva, competitiva e ancora pienamente dentro il proprio percorso.
Il passo successivo, ora, è trasformare queste prestazioni in risultati. Perché il livello c’è. E anche la direzione, finalmente, dopo un paio di stagioni allo sbando, sembra quella giusta.
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