Carlos Delfino: “Io alla Fortitudo? Sarebbe un sogno! Ora mi sento libero”

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Carlos Delfino si racconta ai microfoni del Corriere dello Sport nell’intervista a firma di Damiano Montanari.

L’ex giocatore di Torino ha avuto modo di parlare della sua ultima esperienza italiana con la maglia della Fiat, del basket italiano e dell’amore incondizionato che lo lega alla Fortitudo Bologna, sua squadra dal 2002 al 2004. Di seguito riportiamo i passaggi principali dell’intervista.

Fortitudo:

La Fortitudo è una squadra fortissima, li ho visti giocare qualche volta quest’anno e mi hanno fatto una grande impressione, anche quando hanno perso contro Udine li ho visti rialzarsi subito, è sintomo di un grande gruppo. Il merito è dell’allenatore, è poi importante avere giocatori del calibro di Cinciarini, Leunen, Rosselli e Mancinelli, ogni sera puoi avere un protagonista diverso. Da tifoso spero in un bel finale per la F, ma per scaramanzia non parlo.

Possibilità di vedere Delfino in maglia Fortitudo in futuro?

Io sono libero, cerco nuove avventure che mi coinvolgano emotivamente, come al Boca dove sono stato con mio fratello, a Vitoria col mio amico Prigioni, a Torino con coach Brown..non potrei rifiutare la chiamata della Fortitudo. Amo Bologna, ho molti amici lì. Mancinelli? Ci sentiamo spesso, abbiamo passato anni stupendi insieme da giovani alla Fortitudo. Il Mancio sarà fondamentale per lo sprint decisivo della F. 

Un veloce passaggio su Torino:

Mi sono fatto tanti amici a Torino, io sono contento della mia esperienza ma allo stesso tempo dispiaciuto per come è finita, per motivi lontani dalla pallacanestro. Sono onorato di aver lavorato per coach Brown, mi aveva chiesto di accompagnarlo in un’avventura nuova e difficile per lui. Quando sono tornato a Torino per vedere la squadra il pubblico mi ha dimostrato il suo affetto, questo mi dà molta serenità. Nello sport si impara a competere, ma anche a diventare persone migliori. 

Il basket italiano:

Rispetto a qualche anno fa il basket italiano si può più definire basket americano, sembra di vedere la G-League o la Summer League. Con tutti questi visti a disposizione il basket è più atletico e meno intelligente. Bisognerebbe dare più importanza ai giovani italiani, la Lega Italiana non li aiuta, c’è poco posto per loro e il minutaggio che hanno è bassissimo.

Matteo Gualandris

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