Dallas sbatte su Harden formato MVP, delusione per i Mavs: le pagelle di Rockets-Mavericks

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Houston si aggiudica il derby texano sbarazzandosi di Dallas in 5 partite (4-1) e dimostrando una solidità e una sicurezza che agli scorsi Playoffs erano mancate. I Rockets, pur affrontando una delle avversarie più temibili della Western Conference, sfiorano lo sweep raggiungendo i Warriors alle semifinali di Conference, in attesa di conoscere il loro prossimo avversario. I Mavs devono invece rinunciare ai loro sogni di gloria, certamente leciti, a inizio anno, visto il roster a disposizione di Carlisle; i problemi di chimica di squadra e la forma straripante di Harden non hanno lasciato scampo ai texani.

Houston Rockets:

James_Harden

James Harden 9: il “Barba” non scende mai, nelle cinque gare disputate, sotto i 20 punti, mettendo insieme cifre da capogiro (28.4p, 3.8r e 7.8a con il 42% dal campo e il 96% ai liberi), è riuscito a trascinare i suoi Rockets oltre l’ostacolo Mavericks. Immarcabile a tratti, segna tutti i canestri decisivi per la sua squadra, oltre a una prestazione da 42p  in Gara 3 e una da 28p in Gara 5. Se Curry può contare su Thompson e Green nei momenti difficili, Harden, fatta eccezione per Howard, è quasi sempre “solo sull’isola”, ma grazie alle sue spiccate doti di leader, ha letteralmente trascinato la squadra e a tratti è quasi sembrato che la sua presenza sul parquet “migliorasse” le prestazioni dei compagni.

Dwight Howard 8: Punti, rimbalzi e difesa; dopo l’infortunio, sembra finalmente tornato quello di un tempo, la sua battaglia contro Chandler nel pitturato non è roba per deboli di cuore. Parte in sordina, poi va in crescendo, realizzando anche una prestazione da 28p e 12r in Gara 2, nonostante a volte sia bersaglio di uno strategico Hack a Howard, mette insieme medie di tutto rispetto (16.6p, 13.8r e 1.6 rubate a partita). Deve migliorare nella continuità, a volte è dominante, altre sembra spegnersi, in più quel 46% scarso ai liberi…

Josh Smith 7,5: dopo il periodo buio in quel di Detroit, sembra aver finalmente trovato la sua dimensione ideale uscendo dalla panchina. Spacca le partite e si dimostra un fattore in entrambe le metà del campo, dando una grossa mano a Howard contro i lunghi avversari, McHale sembra essere riuscito nell’intento di rivitalizzarlo e le sue statistiche lo confermano (17p e 6r a partita).

Corey Brewer 7: arrivato a stagione in corso, si è subito calato negli schemi del coach, dimostrando di essere un utile comprimario dalla panchina, segna canestri importanti e si fa trovare sempre pronto e in ritmo (51% dal campo e 53% da tre per 14.4p a partita).

Jason Terry 6,5: con Beverley KO, viene promosso PG titolare e non sfigura contro la sua ex-squadra, anzi sforna una gran prestazione in Gara 1 (16p). Poi si ritaglia il ruolo di spalla di Harden, lasciando la gestione della palla al #13, nonostante si faccia sempre trovare pronto quando chiamato in causa.

Clint Capela 6: fa rifiatare Howard e tira bene (60% abbondante dal campo), nonostante il suo minutaggio e il suo apporto realizzativo non siano così elevati.

Terrence Jones 6: Forse perché ancora frenato dall’infortunio, forse perché il suo compito è limitare Nowitzki, non riesce a esprimersi ai suoi livelli, incerto al tiro (41% dal campo con 14% dall’arco, 12.5p di media) e poco solido a rimbalzo (6.4r a partita), deve ritrovare la migliore condizione, cosa di cui i Rockets hanno bisogno, dopo aver perso anche Motiejunas.

Pablo Prigioni 5: viene chiamato poco in causa, ma non sempre si fa trovare pronto, fatica a entrare in ritmo e sbaglia molto (2.6 TO a gara e 33% al tiro), deve migliorare per permettere a Terry di rifiatare.

Trevor Ariza 5: unica nota apparentemente negativa di questi Rockets, non contribuisce nella misura che ci si aspettava, malissimo in attacco, per la marcatura asfissiante di Aminu (8.2p a gara, con il 28% dal campo e il 22% da tre), la sua situazione migliora se si vanno ad analizzare assist (3 a gara) e rimbalzi (6.6 a gara), ma dalla terza opzione offensiva dei Rockets è lecito aspettarsi di più.

Kevin McHale 8: imbriglia i Mavs dalle prime partite, affidandosi a Harden e azzeccando le scelte dalla panchina, guida i suoi come un vero condottiero. L’esperienza dello scorso anno è sicuramente servita.

Dallas Mavericks:

Wunderdirk qui con Monta Ellis; con Carmelo Anthony il potenziale offensivo dei Mavs sarebbe invidiabile.

Monta Ellis 8,5: fa tutto il possibile per tenere Dallas a galla, dopo una Gara 1 sotto le aspettative, si riprende e diventa il motore dei Mavs sia in attacco (26p e 5.2p a gara tirando con il 46% dal campo) che in difesa (2 rubate a partita), dove deve vedersela anche con Harden. Insieme a Nowitzky è l’anima e il cuore di Dallas, a volte però neanche “buttare il sangue” basta e alla fine deve arrendersi allo strapotere del “Barba”.

Dirk Nowitzki 7,5: Il tempo passa per tutti, tranne che per lui e Duncan che da anni “tirano la carretta” nelle rispettive squadre; seconda scelta offensiva dopo Ellis, segna con continuità (21.2p di media) e lotta nel pitturato (10.2r), viene tradito dal suo tiro da tre, di solito mortifero per gli avversari (23% dall’arco), ma nonostante questo, è sempre l’ultimo ad arrendersi.

Al-Farouq Aminu 7: specialista difensivo, chiude come leader dei Mavs, per quanto riguarda la voce stoppate, nella serie (1.6 a gara). Vede il suo minutaggio aumentato a causa dell’infortunio di Parsons e cerca di non farlo rimpiangere; un vero mastino, ne sa qualcosa Ariza, ma non sfigura neanche in attacco (11.2p e 7.2r per match).

J. J. Barea 6,5: una vera sorpresa, sostituisce egregiamente Rondo, gestendo il gioco offensivo (7.4a) e permettendo a Ellis di concentrarsi sulla fase realizzativa. Lo tradisce il tiro (25% da tre), ma tutto sommato esce a testa alta, soprattutto perchè in campo dà sempre tutto.

Tyson Chandler 6: non è decisivo in difesa come nel 2011, anno in cui i Mavs vinsero il titolo anche grazie a lui, chiude con una doppia-doppia di media (10.2p e 10.8r), ma Howard certe volte se lo “mangia”, inoltre non è più lo stesso “intimidatore” di qualche anno fa, soprattutto a protezione del ferro.

Amar’e Stoudamaire 5: a volte, quando lo si vede giocare, cala un velo di tristezza, pensando al giocatore che era prima che gli infortuni gli stroncassero la carriera. Fa il suo, ma non incide (7.5p a gara), uscendo dalla panchina, non trova quasi mai il ritmo giusto.

Charlie Villanueva, Devin Harris e Raymond Felton 4,5: pochi minuti a disposizione, poche idee e soprattutto poca considerazione da parte di Carlisle. Non hanno fiammate in grado di accendere la partita, nè riescono a incidere nel poco tempo a disposizione.

Rajon Rondo 4: arrivato a febbraio e presentato come il giocatore in grado di far fare il salto di qualità ai Mavs, finisce ai margini, sia per le liti con il coach, che per lo scarso coinvolgimento negli schemi di squadra. Gioca due partite, tra cui anche una buona Gara-1, poi diventa un oggetto misterioso.

Chandler Parsons s. v.: contro gli ex-compagni gioca a malapena una gara, poi si infortuna e dice addio alla serie.

Rick Carlisle 5: litiga con Rondo, non riesce ad aggiustare la squadra in corsa, nè a trovare un modo per limitare Harden. Alla fine sembra quasi rassegnato, nonostante il suo quintetto base sia sulla carta uno dei più forti della NBA.

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