Giannis Antetokounmpo è tornato a parlare del terzo posto agli Europei con la Grecia.
La stella del team ellenico aveva definito questo traguarda come il più importante della sua carriera. Una frase che negli USA ha attirato diverse critiche, così Antetokounmpo ha provato a spiegarla, senza nascondere un po’ di fastidio.
Durante gli Europei ho sentito sulle spalle il peso di una nazione intera. Alla fine ho gioito molto, a tanti, specialmente negli Stati Uniti, la mia reazione è sembrata eccessiva. Ma io so di aver reso felici tante persone, quando mi trovo in strada sento l’amore della gente perciò volevo vincere qualcosa con la nazionale. Mi dà fastidio che qualcuno possa dire a qualcun altro cosa deve essere importante per lui e cosa no. Per me vincere una medaglia con la Grecia può essere più importante di un titolo di MVP. Erano 16 anni che non ci riuscivamo, mi sono impegnato al massimo fin dal primo giorno per questo obiettivo, cercando sempre di dare l’esempio.
Nell’intervista a Sport24 spazio anche a qualche sassolino tolto dalla scarpa, ripensando ad alcuni detrattori.
In passato ho sentito dire che non meritavo la nazionale e di avere il passaporto greco. Oppure che non potevo giocare in area FIBA perché è un basket diverso. Quell’1% di tifosi o giornalisti che avevano queste idee mi hanno aiutato a diventare ciò che sono oggi: un uomo molto forte mentalmente e in grado di realizzare i suoi sogni.
Infine Giannis ha toccato alcuni aspetti psicologici, parlando della gestione della pressione e della notorietà.
La pressione è un privilegio ma l’ho capito da poco. Da giovane alcune volte andavo al palasport ma avrei preferito non entrare. A partite conclusa pensavo: “Meno male che è finita”. Poi tornavo a casa e mi dicevo: “Non ce la faccio più”. Io non ho mai voluto essere famoso, la gente non capisce che essere Giannis è anche un peso. Non mi sentirete mai dire che sono felice per me stesso, volevo solo una vita migliora per i miei genitori, per i sacrifici che ha fatto. Mio padre è stato qui con me da quando sono stato scelto al Draft fino a quando non è venuto a mancare, ha potuto vedermi fare ciò che amo e ha vissuto la fase migliore della mia vita così come quella dei miei fratelli.
[Foto: FIBA]
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