Golden State Warriors, l’anno della Redenzione

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             GOLDEN STATE WARRIORS

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Roster: 

PM: Stehen Curry, Shaun Livingston
G: Klay Thompson, Ian Clark, Elliot Williams
AP: Kevin Durant, Andre Iguodala, Patrick McCaw
AG: Draymond Green, James Michael McAdoo, Kevon Looney
C: Zaza Pachulia, Anderson Varejao, David West, Damian Jones

La stella, Stephen Curry 

GettyImages_500529708_7k8rzp0g_3mmdctzxAnche quest’anno, nonostante l’arrivo di Kevin Durant, la stella dei Guerrieri della Baia è  una sola:  Stephen Curry. Il due volte MVP tornerà in campo dopo un’estate trascorsa a riposo, a causa degli infortuni a ginocchio e caviglia subiti nel corso degli ultimi Playoffs. Sono stati tre lunghi mesi per il playmaker, che ha confessato di non aver ancora superato la delusione dopo la sconfitta in Gara-7 contro i Cleveland Cavaliers nelle ultime Finals. Nonostante il brutto colpo, l’obiettivo del leader degli Warriors resta uno solo: portare un altro titolo ad Oakland. Grazie all’arrivo del numero 35 in estate, saranno minori le responsabilità per il  “folletto” nativo di Akron, che ha viaggiato a 30.1 punti di media la scorsa stagione, confermandosi un autentico trascinatore dei suoi anche nei momenti difficili. A lungo criticato dopo le Finals, chiuse al di sotto delle proprie capacità, dovrà nella prossima post-season  tirare fuori ancor di più le sue doti da leader per scrollarsi di dosso l’epiteto di “recordman” da stagione regolare (se ancora ve ne fosse bisogno).

L’evoluzione della Death Lineup: le difese NBA non hanno scampo? 

52220269-c471-4ff3-a15b-379add4e46fd-large16x9_WarriorsMediaDayBa_Smit1I Golden State Warriors che si presentano ai nastri di partenza della stagione 2016-2017 sono una squadra totalmente differente rispetto al nucleo vincente del 2015. Oltre ai cambiamenti nella panchina, a fare più paura sarà l’evoluzione della “Death Lineup”, che al posto di Harrison Barnes vedrà Kevin  Durant scendere in campo in spot di ala grande. Un ottimo role player come Barnes lascia quindi il posto ad uno dei migliori scorer della Lega, in grado di segnare qualsiasi posizione e aggiungere presenza sotto canestro, elemento di cui gli Warriors hanno bisogno quando schierano Green da centro sottodimensionato. La nuova “death lineup” potrebbe dunque essere un vero e proprio incubo per le difese NBA, soprattutto su pick and roll: raddoppiare potrebbe lasciare metri di spazio a tiratori mortiferi come Curry, Thompson o lo stesso Durant. Non raddoppiare, al contrario, significherebbe via libera per l’uno contro uno, altro frangente in cui i suddetti non sfigurano affatto. Se KD dovesse adattarsi al nuovo sistema di gioco, senza pretendere troppo spesso la palla in mano, questo quintetto potrebbe rivelarsi una vera macchina da guerra.

Le mosse estive 

L’ingente contratto di KD (biennale da 54,3 milioni di dollari), ha richiesto alla dirigenza Warriors il sacrificio di tre quarti del vecchio roster. A lasciare a Baia sono stati: Andrew Bogut (Dallas Mavericks), Harrison Barnes (Dallas Mavericks),Festus Ezeli (Portland TrailBlazers), Leandro Barbosa (Phoenix Suns), Brandon Rush (Minnesota TimberWolves) e Marreese Speights (L.A. Clippers). Al loro posto veterani come Zaza Pachulia e l’ex Spurs David West, arrivati con contratti agevolati. Direttamente dal Draft, sono inoltre approdati a San Francisco i rookies Elliot Williams e Patrick McCaw. I rinnovi di Anderson Varejao, Shawn Livingston, James Michael McAdoo e Ian Clark hanno poi puntellato il roster, che unisce così parte del nucleo vincente del 2015 a giocatori d’esperienza e rookies, con una panchina sulla carta meno profonda di quella dell’anno scorso, ma che guadagna minuti di qualità sotto le plance.

Cosa aspettarsi

Il futuro dei Warriors è immerso nel dubbio: solo i primi mesi  della stagione potranno svelare luci e ombre di questa squadra. Come insegna la storia della Lega, non sempre i Super-Teams hanno successo: quel che è certo, è che con l’acquisizione del numero 35 i Warriors hanno creato una delle squadre (sulla carta) più devastanti di sempre. Molto dipenderà dall’integrazione di KD nel nuovo sistema, tenendo presente che l’ala All-Star ha sempre giocato in attacchi piuttosto statici, con maggiori possibilità avere il controllo della palla ed essere protagonista dell’azione. Nella Baia sarà tutto diverso, e Durant lo sa molto bene. Toccherà a  Steve Kerr mettere insieme tutti i pezzi del puzzle, per non perdere la fluidità di gioco che  ha sempre contraddistinto i Warriors sotto la sua guida: in caso di successo, lo spettacolo non mancherà di certo in California.

Pronostico

65-67 vittorie (8-6 in meno del record precedente)

Ilaria Palmas

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