Una volta, una decina di anni fa, il presidente FIP Gianni Petrucci definì questa Italbasket la “Nazionale più forte di sempre”. Con stelle NBA come Marco Belinelli e Danilo Gallinari, oltre che Andrea Bargnani al tempo, già a fine corsa, e Nicolò Melli, prossimo ad andarci in NBA, l’Italia del basket sembrava pronta a scrivere pagine storiche. Invece la realtà è un’altra: quel ciclo si chiude ufficialmente oggi senza titoli, senza medaglie, senza nemmeno una finale giocata.
Una generazione di talento… senza risultati
Belinelli ha annunciato il ritiro dal basket giocato, Gallinari sembra vicino a fare lo stesso, di sicuro con la Nazionale. Ma il bilancio è impietoso: mai superati i quarti di finale in nessuna competizione. Mai un podio, mai una partita per il bronzo. La generazione che doveva riportare l’Italia al vertice ha lasciato in eredità soltanto occasioni mancate e rimpianti.
Non basta aver avuto diversi NBA in squadra per autodefinirsi “la più forte di sempre”: i risultati dicono l’esatto contrario.
Anche il resto del gruppo non ha lasciato traccia
Al fianco dei due leader ci sono stati giocatori affidabili come Nicolò Melli, Marco Spissu, Simone Fontecchio, Alessandro Gentile per un po’ di anni, Giampaolo Ricci, Achille Polonara e Stefano Tonut, ma anche loro non sono mai riusciti a fare la differenza nei momenti chiave. Ora il loro ciclo è finito: hanno dato tutto, ma non hanno portato nessun trofeo all’Italia.
Ripartire dai giovani: unica strada possibile
Dopo questo fallimento generazionale, l’unica speranza è ripartire dai giovani. L’Italbasket deve guardare avanti e puntare su chi può rappresentare davvero il futuro, non continuare a sperare che questa Nazionale riesce a fare di più quello che ha fatto perché ha già dimostrato ampiamente che non può:
- il “veterano precoce” Alessandro Pajola, già colonna difensiva,
- Nico Mannion, Matteo Spagnolo e Gabriele Procida, chiamati a fare il salto di qualità,
- la sorpresa delle sorprese di questo EuroBasket, Saliou Niang,
- i nuovi prospetti come Dame Sarr, Diego Garavaglia, Achille Lonati, Maikcol Perez, Francesco Ferrari, Momo Diouf e Luigi Suigo,
- fino al caso Momo Faye, che deve ancora decidere se vestire l’azzurro o la canotta del Senegal.
Sono loro i nomi da cui ripartire per ricostruire una Nazionale vera, competitiva, e non soltanto celebrata sulla carta.
Il nodo Donte DiVincenzo: serve convinzione, non solo passaporto
Un altro tema caldo riguarda Donte DiVincenzo. L’esterno dei Minnesota Timberwolves ha passaporto italiano ed è da tempo al centro delle attenzioni della FIP, ma non basta. Se vuole davvero diventare il leader NBA dell’Italbasket, DiVincenzo deve essere convinto della scelta, abbracciare il progetto e sentirsi parte della squadra. Non può essere solo un’aggiunta di lusso: l’Italia ha bisogno di un giocatore che porti mentalità vincente, responsabilità e identità.
Ora basta illusioni: servono vittorie
L’Italbasket non può più accontentarsi di “buoni piazzamenti” e di applausi per il coraggio. Dopo anni di parole, è tempo di fatti. Serve una nuova identità, un commissario tecnico forte e una generazione che non abbia paura di vincere.
Perché la “Nazionale più forte di sempre” resterà, purtroppo, quella che non ha mai vinto nulla. E non ci è nemmeno andata vicino.
Leggi anche: 3+1 nomi per il post-Pozzecco alla guida dell’Italbasket
- Italbasket, fine dell’era della “Nazionale più forte (o perdente?) di sempre”: ripartiamo dai giovani - 8 Settembre 2025
- 3+1 nomi per il post-Pozzecco alla guida dell’Italbasket - 8 Settembre 2025
- Altro upset CLAMOROSO! La Georgia degli ex “italiani” Shengelia e Baldwin elimina la Francia - 7 Settembre 2025