Jimmy Butler e la dirigenza Bulls: storie di minacce e spionaggio

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Sembrava rientrato l’allarme-spogliatoio in casa Chicago Bulls dopo che alle pubbliche critiche ai compagni di Jimmy Butler e Dwyane Wade era seguita l’accusa di poca leadership di Rajon Rondo. La dirigenza della franchigia aveva punito tutti e tre, tra multe e partenze dalla panchina forzate, e per qualche giorno la situazione è rimasta tranquilla.

Nelle ultime ore però sono emersi alcuni particolari che potrebbero mettere in cattiva luce la stessa dirigenza. E’ infatti saltato fuori che nel 2014, durante la sua terza stagione in NBA, un Butler che stava iniziando a ritagliarsi un ruolo consistente nelle rotazioni dei Bulls fu minacciato di essere “retrocesso” a riserva di Tony Snell se non avesse accettato un rinnovo a cifre contenute. Dovette intervenire l’allora coach Tom Thibodeau per calmare le acque e alla fine il giocatore si mise in tasca un quinquennale da 95 milioni di dollari un anno dopo.

Non finisce però qui: secondo il Chicago Sun-Times lo stesso Butler avrebbe avvisato le new entry dei Bulls di questa stagione di stare attenti alle parole pronunciate nello spogliatoio, perché alcuni assistenti, come il citato Randy Brown, avrebbero l’abitudine di riferire tutto al front office. Questa sorta di spionaggio della dirigenza all’interno dello spogliatoio, volto a carpire gli aspetti più interessanti delle personalità e delle relazioni interne, sarebbe una pratica comunemente usata dai Bulls. Secondo una fonte del quotidiano, i vertici userebbero poi queste informazioni per passare dalla parte della ragione davanti ai media nel momento della cessione o della partenza in free agency dei giocatori, come avvenuto con Luol Deng, Derrick Rose e Joakim Noah ultimamente.

Anche questi fattori potrebbero quindi spingere Butler lontano da Chicago nelle prossime settimane, antecedenti la deadline. Per l’All Star ci sono sempre i Boston Celtics in agguato, desiderosi di aggiungere la tanto conclamata stella al proprio roster: i primi rumors parlano di Jae Crowder, Marcus Smart e alcune scelte future (anche dei Nets) coinvolti nelle trattative.

Francesco Manzi

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